Rinvio delle elezioni presidenziali al 25 ottobre 2013

Madagascar pushes back presidential election to October

By Alain Ilioniania

ANTANANARIVOThu Aug 22, 2013 1:50pm EDT

(Reuters) – Madagascar pushed back the date of its presidential elections for the third time on Thursday, to October 25, as the Indian Ocean island struggles to end years of political crisis.

The former French colony has been in chaos since Andry Rajoelina seized power with military support in 2009, ousting former President Marc Ravalomanana after opposition protests.

Its tourism industry has suffered badly from the turmoil, and foreign companies have been wary of committing to investment in its oil, gold, chrome and nickel reserves.

Rajoelina and Ravalomanana reached a deal with regional states in January to restore order, based on the condition neither of them would stand in the election, initially planned for May.

However, Ravalomanana’s wife said she would run for the presidency instead, prompting Rajoelina also to declare his bid.

The election was postponed to July when the electoral commission said it was unprepared to hold the poll. It was then pushed back to late August because the decision by Rajoelina and Ravalomanana’s wife to stand led to donors suspending financing for the poll.

At the weekend, the electoral court banned Rajoelina and Ravalomanana’s wife, Lalao, from standing in the poll. The court also struck former President Didier Ratsiraka from the list of candidates.

The electoral commission said on Thursday that it was pushing back the election date to October 25 so it could change the list of candidates to exclude the three.

Beatrice Atallah, president of Madagascar’s electoral body, said in a statement that a possible presidential run-off as well as parliamentary elections would be held on December 20.

The court’s ruling barring the three candidates was widely welcomed by Western and regional powers who say the country needs a fresh start with new candidates.

The African Union, the South African Development Community (SADC) and key donors such as France and the European Union had applied heavy pressure to try to prevent the candidacies.

Norbert Ratsirahonana, special adviser to Rajoelina, said the president would respect the court’s decision to block him from the race and had also accepted the new election date.

Lalao Ravalomanana was not immediately available to comment on her exclusion from the election.

On Monday, her supporters said they would take to the streets to protest against the “illegal” court ruling barring her from running, but this has failed to materialize.

Madagascar’s economy shrank 4.6 percent in 2009, the year of the coup, after growing at 7.1 percent the year before. It is forecast to expand by just 2.6 percent this year, according to the World Bank.

(Writing by James Macharia; Editing by Pravin Char)

 

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Arrivano i fondi del 5 x 1000 2012

Ho avuto  la gradevole sorpresa di trovare in questi giorni l’accredito del 5 per mille sui redditi 2011 (dichiarazioni presentate nel 2012).

Ero un po’ disperata perché il nostro conto corrente  era molto povero e dovevo mandare dei soldi in Madagascar (estremamente necessari). Con grande sorpresa e piacere ho trovato sul conto questo accredito, che di solito arrivava nell’ultima quindicina di dicembre!.
Abbiamo ricevuto 9.689,25, riferiti a 330 sottoscrittori. Un grazie di cuore a tutti quelli che hanno dato il proprio 5 per mille a UnicoSole- Onlus e a tutti quelli che hanno  invitato amici e conoscenti a farlo.
Un abbraccio a tutti e un bacio da parte di tutti quelli che abbiamo incontrato in Madagascar e ci hanno ringraziato per quello che facciamo per loro.
Elide

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Fondi del 5 x 1000 2011

Buona sera a tutti

Con vero piacere vi comunico che venerdì 23 novembre è stato accreditato sul conto corrente dell’Associazione il 5 per mille del 2010 (dichiarazioni 2011) e, grazie all’impegno di tutti, abbiamo ricevuto ben 9.214,18 euro.
Sono una cifra importante, ancor più oggi con i problemi economici che ci sono ovunque e per tutti.
Ben 315 persone hanno firmato il 5 per mille per UnicoSole.
Grazie ancora a tutti quelli che si sono impegnati con amici e conoscenti. Come sempre, ne faremo un uso attento, oculato e proficuo.
Un caro saluto
Elide Longa  


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Relazione di Valentina sull’esperienza in Madagascar

Pomezia (Roma) 5 agosto 2013

Ore 14,30

Cerco silenzio, mi siedo con calma, faccio un lungo sospiro e tento  a occhi chiusi di riassemblare i pezzi di un’esperienza intensa, faticosa, piena e ricca di sensazioni che ancora porto addosso.

Faccio fatica a condividerle, come se sprecassi la bellezza di quello che ho provato, sentito, visto. Come se raccontare significasse sminuire qualcosa che con le parole non è condivisibile. Poi mi viene in mente una citazione di un famoso film ( Into the Wild) “La felicità non è reale se non è condivisa”… e allora mi fermo e racconto con cura e attenzione  quelle che sono state per me immagini di vita vera.

Il Madagascar, terra delicata e potente, gente bella come non si incontra più nelle nostre vite frettolose, sorrisi pieni e reali, cuori spalancati, porte spalancate, braccia spalancate.

La terra è madre, la fede è potente, contagiosa, da fare invidia. Quando si prega, si canta e si balla, ci si prende per mano, ci si scambia la forza e il coraggio di credere in Dio, si sorride e ci si commuove. Le celebrazioni eucaristiche durano delle ore, eppure nessuno se ne accorge. È il miglior tempo speso di tutto il viaggio. Dio è ovunque, nelle mani strette che pregano dei bambini, nelle voci calde delle donne che cantano, nell’orgoglio con cui danzano gli uomini. C’è rispetto tra loro, verso di noi, verso ogni cosa, c’è cura e rispetto.

Mi emoziona ripensare a Padre Pedro seduto su una panchina, con la sua barba bianca e lunga, circondato da bambini dappertutto, a leggere loro la Bibbia. Un momento indimenticabile, suggestivo.

L’accoglienza, la capacità di condivisione e divisione ti ha lasciato basìto. Il povero sei tu, i ricchi sono loro. Sono ricchi di umanità, per questo come ha detto una nostra compagna di viaggio, Sonja, siamo noi a rischiare di essere poveri. Allora, con un pizzico di egoismo cerchi di rubare da loro quella gentilezza che non sai più riconoscere in te, tenti di lasciarti contagiare da tanta dedizione, magari al ritorno, riuscirai a sentirti nuovamente così… bene.

Intensi sono gli odori, gli sguardi, le mani che si stringono e ringraziano, i sapori della frutta, del riso, dello zebù, i mercati, la terra e la sabbia, la fitta foresta, la deserta Ihosy , la caotica Antanarivo, i mercatini artigianali, la strada, la lingua, il cielo di notte, la fatica nell’adattasi, le onde dell’oceano Indiano, il gusto del pesce appena pescato, i progetti dell’associazione, la preziosa Elide, le inaugurazioni, i rituali, la vaniglia, le parole di Michel, l’italiano allegro di Padre Maurice, la capacità di Padre Giangi di far ridere chiunque incontrasse, “noi” e “loro” nel continuo tentativo di mescolarci, conoscerci, viverci.

Michel, presidente dell’associazione Rainay, ci ha chiesto di portare via dal Madagascar solo le cose belle e di lasciare quelle brutte. Mi porto via ogni cosa, gelosamente la custodirò, la condividerò. Ogni cosa ha avuto un senso, nel viaggio che ho fatto dentro di me. Ringrazio profondamente ogni persona che ho incontrato, per averlo reso il viaggio più intenso che abbia mai fatto.

Tornerò in Madagascar, presto tornerò.

Un abbraccio. Valentina

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Madagascar: ultimo tentativo dell’Africa australe per le elezioni

Madagascar: ultimo tentativo dell’Africa australe per le elezioni

  di  .  Scritto  il  10 luglio 2013  alle  7:00.

Una delegazione della Comunità di sviluppo dell’Africa australe (Sadc) è giunta ieri ad Antananarivo con l’obiettivo di convincere tre politici contestati a ritirare la propria candidatura alle presidenziali previste per il 24 luglio, ma destinate a slittare.Madagascar Unrest

La missione, guidata dall’ex presidente mozambicano Joaquim Chissano, è già considerata un fallimento. L’attuale presidente di transizione, Andry Rajoelina, giunto al potere con un golpe nel 2009, ha ribadito che non intende ritirare la propria candidatura.

Non intendono fare marcia indietro nemmeno l’ex presidente Didier Ratsirika, né Lalao Ravalomanana, moglie dell’ex capo di Stato rovesciato da Rajoelina, nonostante alcuni vizi di procedura che circondano le loro candidature.

Intanto, l’Unione europea ha assegnato, attraverso il rappresentante della Fao nel paese, un aiuto da 12,5 milioni di euro per sostenere circa 150.000 famiglie tra le più vulnerabili del paese.

Il numero dei poveri a è aumentato con la crisi politica in atto dal 2009. Secondo un recente rapporto della Banca mondiale il 92% della popolazione vivrebbe con meno di due dollari al giorno.

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Inferno blu – su La Repubblica, 14 marzo 2000

14 marzo 2000

La storia Inferno blu

In Madagascar è sorta dal nulla una città di 100 mila abitanti. In cerca di zaffiri. E di un sogno di riscatto

di Mauro Gavillucci
Foto di Fabio Braibanti
Soalaza ha lasciato i suoi 7 figli in un villaggio al di là della bosaka, la savana malgascia che circonda Ilakaka, la città nata dal nulla. Ha speso quel poco che aveva per comprare una pala, un setaccio e una robusta corda per calarsi nel buio delle buche-miniere alla ricerca dello zaffiro. Sono 4 mesi che lavora 12 ore al giorno, senza rinvenire nulla, solo laterite, la terra rossa che copre gran parte del Madagascar. L’abbiamo trovata febbricitante, adagiata sul lettino dello studio medico (una baracca di 15 mq che funge anche da abitazione) del giovanissimo dottor Roger Ramaniraka: “Ha il tifo. Ho mandato un conoscente ad avvisare il marito” sentenzia il dottore. “Oltre al tifo, le malattie più diffuse sono la dissenteria, la febbre da paludismo e l’HIV”. Ma per lui e per gli altri quattro medici in prima linea ci sono anche altre urgenze: “A causa della diffusa prostituzione”, prosegue Ramaniraka, “le malattie veneree come la gonorrea e la sifilide causano in media tre decessi al mese e di pari passo aumenta la sieropositività”. Ramaniraka viene da Antananarivo, la capitale. Come altre migliaia di persone ha seguito il flusso: l’esodo più eclatante nella storia del Madagascar, l’Isola Rossa. Abbiamo scoperto Ilakaka casualmente. Anche il nostro autista, Benoit Leon Tsarafiasy, ne sapeva poco o niente. Sulla statale 7, fra i Parchi Nazionali di Zombitse Vohibasia e Isalo, al posto di un pugno di tetti coperti da foglie di palma, in pochi mesi è sorta una città di 100 mila anime. Ilakaka è la nouvelle frontière delle pietre preziose. L’Eldorado dello zaffiro. La speranza del riscatto sociale. I contadini dell’intera regione hanno lasciato i campi, venduto gli zebù (bene prezioso e primo simbolo di potere per le tribù del Sud), abbandonato le famiglie, dimenticato le tradizioni e, al soldo del GFI – il Group Felapeso Ilakaka, la società esclusivista della concessione – stanno trasformando l’intera vallata in un colabrodo. Migliaia di buche di diametro variabile dai 50 cm ai 100 metri hanno reso il paesaggio lunare. La confusione, i brusii, le grida, i fremiti sono ovunque. Case di legno lillipuziane si alternano a bazar, hoteli (dei mini ristori), bar, alimentari, botteghe di parrucchiere e barbieri, discoteche, night, officine, ristoranti e alberghi che per 1.500 lire ti danno un giaciglio. Tutto in miniatura, approssimativo. Volatili che pigolano tra i rifiuti, toilettes a cielo aperto grandi come campi da tennis. Macellerie e pescherie avvolte da un nugolo di mosche, col sangue che si riversa sulle strade, nei vicoli di laterite, inzuppando le scarpe e i tanti piedi nudi. I più disperati vivono in capanne alte un metro, di rami e foglie di palma, circondate dalle buche killer che inghiottiscono vite e aspettative. Il fiume che scorre nel mezzo di questa umanità lava i corpi, accoglie i rifiuti, rinfresca dal torrido caldo tropicale. Soprattutto è essenziale per lavorare di setaccio, sperando nell’apparizione del “vatomanga”, la pietra blu, quella che, solo lei, nascosta nel cappello, ti darà la ricchezza. Un grammo di zaffiro blu ha un prezzo di mercato di 5 milioni di lire e i minatori per contratto devono consegnare le pietre agli operatori della Felapeso, che come avvoltoi controllano dai bordi delle buche, scrutando e incitando i ricercatori. Chi fa il furbo rischia grosso: anche la vita. I 14 mila minatori di Ilakaka guadagnano 10 mila franchi malgasci (Fmg) al giorno, poco più di 3 mila lire. La sicurezza sul lavoro è un optional. Madame Angel, una signora con lo sguardo dignitoso, afferma che sotto le gallerie ogni giorno muoiono 5 persone. La direzione peraltro non dirama bollettini in merito, mentre i giornali, anche criticando l’atteggiamento del governo, non danno particolare risalto alle morti bianche. Stime ufficiose parlano però di 10 decessi al mese. “Mio figlio Honorè aveva 3 anni. La sera del 20 agosto è caduto in una buca e da allora sono terrorizzata. Gli altri 5 figli li porto a lavorare con me, così se troviamo una pietra grande la rivendiamo al mercato nero e potremo lasciare la capanna per affittare una vera casa. Altrimenti impazzisco. Ogni notte sogno di sprofondare, di essere inghiottita dalle buche”. La nostra guida traduce il racconto di Adeline Soamihari, gli occhi allucinati, la fronte aggrottata, il naso grosso e schiacciato. È una Bara, la tribù fiera e guerriera di origine Bantu che combattè i Merina, che nel 1819 erano riusciti a unificare le 18 etnie malgasce. Leonard Rasolofalimanana è uno dei pochi sindacalisti dell’associazione di minatori denominata Vatomanga, che per statuto è impegnata a rispettare sia i codici minerari che l’ambiente. Vatomanga ha l’obiettivo di migliorare le condizioni di lavoro, facendo pressioni sul governo, invitandolo ad aumentare la tassa che i concessionari pagano allo Stato per ogni grammo di preziosi estratti. Quella attuale, introdotta dai francesi oltre un secolo fa, prevede un balzello di 400 lire a grammo, quando mediamente un grammo si vende all’ingrosso a 2 milioni di lire: ovvero 5 mila volte il valore della tassa. Una campagna giornalistica punta il dito sulle connivenze che il Presidente della Repubblica Didier Ratsiraka (appassionato collezionista di zaffiri) e i suoi più stretti collaboratori hanno con la Felapeso. Conti alla mano la GFI ha fatturato fino a oggi almeno 1.500 miliardi di lire. “Se fosse tassata equamente, con quei soldi potremmo costruire strade, dare a questa disgraziata comunità acqua corrente, servizi igienici, scuole, un ospedale”, fa notare un osservatore, “e aprire, dopo 10 anni che se ne parla, un istituto di gemmologia per insegnare ai ragazzi malgasci l’arte del taglio dei preziosi, per ora appannaggio di asiatici”. Dopo l’esaurimento dei giacimenti di Ankarana nel nord e di Fort Dauphin nel sud è stato proprio un orientale, un ingegnere thailandese in perlustrazione nelle regione di Tulear, a scoprire il filone di Ilakaka. L’articolo 79 della legge 95.016 recita che “Le concessioni minerarie vengono rilasciate esclusivamente a cittadini fisicamente e moralmente malgasci”. Se è vero che la Felapeso è presieduta dal neo insediato Bellarmain Raveloarijaona, malgascio doc, di fatto è totalmente controllata da thailandesi e sri-lankesi. Anche gli 80 banchi di vendita su cui avvengono le transazioni sono in mano agli asiatici, con qualche eccezione solo per fare posto a intraprendenti mediatori sud-africani, francesi, russi e bulgari. Mentre il mercato sommerso gestisce un volume d’affari 2 volte quello ufficiale. Nel bailamme che ti avvolge, è normale essere avvicinati da contadini-minatori che tentano di venderti qualche pietra, mimetizzata all’occhio del padrone. Cecilien Ratiorisan, giornalista del quotidiano National, scrive: “La pietra blu, per ora, è un business miliardario per governativi senza scrupoli che coprono i malaffari di venditori e acquirenti asiatici, africani ed europei. L'”occhio di gatto” o “fiore di prugna”, come è stato ribattezzato lo zaffiro, è l’oggetto del desiderio. Non è facile scoprire cosa c’è dietro, è pericolosissimo. Non esiterebbero a minacciarti”. Sylvain Ravaivao, un allevatore della zona, ci racconta che laggiù vicino al ponte le fanciulle si facevano il bagno riparate dai roseti. Lui ci portava i suoi zebù a rinfrescarsi. Sembra che parli di un’altra epoca, di un tempo andato, in realtà non sono passati che una manciata di mesi. “Quelli del mio villaggio che hanno guadagnato tanto per comprarsi uno zebù, si contano sulle dita di una mano”, ci confida Rasolo, un contadino di Beroroha. In questa Babele del terzo millennio il caos è la regola. I poliziotti chiudono un occhio intascando una pietruzza, o accettando una pistola o un fucile per mantenere il disordine e l’anarchia. E oltre ai morti nelle miniere ci sono quelli che muoiono per i “regolamenti di conti”. In questo universo compresso in soli 25 kmq, sono concentrate tutte e 18 le etnie malgasce, oltre ai disperati provenienti da Guinea, Costa D’Avorio, Mozambico, Etiopia, Mali. Alcuni di loro dopo l’assalto al Parco Nazionale dell’Isalo sono stati ribattezzati i “minatori-banditi”. Free-lance dello zaffiro, sbandati e non associati, che scavano ovunque in barba alle leggi che regolamentano l’ambiente. È ovvio che dietro questa povertà c’è lo zampino dei boss del mercato parallelo. Boss che probabilmente hanno i giorni contati. Oltre che dall’aumento delle tasse e dalla sindacalizzazione della mano d’opera, sono minacciati da potenti associazioni ambientaliste. Per esempio i 60 ettari del Parco di Zombitse-Vohibasia sono iscritti nella lista del “Global 200” e l’area è stata scelta dal WWF per la campagna “Pianeta Vivente”. 100 km a sud di Ilakaka c’è un altro luogo della speranza e della disperazione, Antaralava. Il segretario generale per lo Sviluppo ha dichiarato alla stampa: “Il triangolo Ilakaka, Andranondambo, Sakaraha che copre una superficie di 12 mila kmq trabocca di pietre preziose. È l’occasione per il Madagascar di uscire dal baratro economico”. Il nome zaffiro deriva dall’ebraico sappir che significa “la più bella cosa”. E la pietra blu intenso potrebbe essere davvero la più bella cosa per questo popolo. Il presidente Ratsiraka potrebbe azzerare il debito pubblico del suo paese proprio grazie all’oro blu.

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Madagascar: cresce la tensione per il rinvio delle elezioni

Cresce il malcontento in Madagascar dopo l’ennesimo rinvio delle elezioni presidenziali che si sarebbero dovute tenere questo 24 luglio. Tensioni si sono registrate nel corso di alcune manifestazioni per reclamare il voto. Dopo la presa di potere, nel 2009, dell’attuale presidente di transizione Rajoelina, le parti politiche avevano ripreso colloqui, grazie alla mediazione delle Chiese cristiane, coinvolgendo pure l’ex capo di stato deposto Ravalomanana. Tuttavia, il tavolo sembra saltato anche per l’intervento della comunità internazionale che contesta la candidatura dei tre principali sfidanti. Marco Guerra ha intervistato don Luca Treglia, direttore di Radio Don Bosco in Madagascar:RealAudioMP3

R. – La tensione cresce moltissimo: già da lunedì scorso ci sono state dimostrazioni in strada e durante una manifestazione sono stati arrestati alcuni esponenti politici. La situazione politica è un caos totale, la gente diventa sempre più povera e i politici creano questo stato di stasi che non trova più una via d’uscita.

D. – La comunità internazionale chiede il ritiro dei tre principali candidati tra cui il presidente uscente, Andry Rajoelina…

R. – Secondo noi, la comunità internazionale non è concorde: ci sono alcuni Stati che tirano da un lato ed altri che tirano dall’altro. Ad esempio, gli Stati Uniti d’America non hanno problemi che i tre candidati si presentino alle elezioni, ma per l’Unione Europea o per altri Stati è importante che i tre candidati non si presentino. La cosa è molto delicata e con questa interferenza abbastanza forte della comunità internazionale la sovranità del Madagascar è venuta meno.

D. – A livello interno, cosa è successo dopo la deposizione di Ravalomanana? Come sta andando il Paese e quali sono le principali problematiche?

R. – Hanno cercato con tantissime difficoltà, ancora attuali, di formare governi di unione per cercare di arrivare a fare queste elezioni; però, i giochi politici sono stati tanti. Adesso, infatti, lo Stato si trova in uno sfacelo totale sia dal punto di vista delle strutture materiali, sia dal punto di vista della sicurezza: ci sono atti di banditismo in piena città, con sparatorie; cose che alcuni anni fa non esistevano. C’è una sorta di caos politico e questo ha istaurato anche un’anarchia totale.

D. – C’è una via d’uscita a questa situazione?

R. – Molti sono convinti che forse c’è un’unica via di uscita: la mediazione che sta facendo la Ffkm, un insieme delle Chiese di cristiani – cattolici, protestanti, anglicani – sostenuto da vari partiti politici. Stanno tentando di fare una nuova mediazione e questa prevede di mettere insieme i quattro ex presidenti, perché se queste quattro persone non si riconciliano non si può procedere ad un’elezione. Quindi, si dovrebbe instaurare una nuova transizione con un nuovo primo ministro e con un nuovo governo. In questo modo, si pensa che le elezioni presidenziali non siano fattibili quest’anno, ma nel 2014.
 

 

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da Padre Giangi – lettera del 9 agosto 2013

Date: Fri, 9 Aug 2013 21:58:08

Subject: Esami di terza media, BEPS
From: giangi.colombi@gmail.com

Carissima Elide

come va dopo due settimane dal nostro rientro dal Madagascar? Oggi ho ricevuto i risultati dell’esame di terza media che hanno fatto i ragazzi della nostra casa famiglia quando eravamo in Madagascar. In otto hanno dato l’esame e in sette l’hanno superato . In genere agli esami in questi ultimi  anni, metà dei ragazzi erano promossi e metà bocciati. Ringraziamo Dio e l’associazione Rainay con gli educatori che da quest’anno le cose sono cambiate e c’è stato un vero miglioramento.

Lunedì 19 agosto inizieranno gli esami di maturità per gli altri 8 ragazzi della nostra casa famiglia. Vi lascio con un affettuoso saluto e un buon fine settimana.

Gianluigi

 

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da padre Giangi – lettera del 27 giugno 2013

Carissimi,
                      mancano soli pochi giorni alla partenza in Madagascar del nostro gruppo, tra cui Valentina e Roberto che ho sposato sabato al monastero di Subiaco in provincia di Roma e di cui vi metto la foto. In questo 10 anniversario d’inizio della nostra associazione il gruppo è composto proprio da 10 persone con due giovanissimi, Massimo di 13 anni e Veronica di 15 anni. E’ il sedicesimo viaggio che come associazione organizziamo e sono circa 200 le persone che in totale vi hanno partecipato in questi 10 anni. Vi metto anche i testi delle cinque targhe ricordo che metteremo all’inaugurazione del liceo di Tsarasaotra, alla consegna definitiva dell’acquedotto di Tsarafidy e all’inaugurazione dell’allevamento di galline ovaiole a Ihosy e così pure il programma delle visite quotidiane che faremo in modo che ci possiate seguire col cuore e porteremo tutti i vostri saluti alle associazioni, famiglie e ragazzi che seguiamo. Io verrò in Italia mercoledì 10 luglio nel pomeriggio e venerdì di buon mattino alle ore 05,15 saremo all’areoporto di Linate pronti per la partenza. Se qualcuno ha qualche scritto o dono da far pervenire in Madagascar, lo porti pure a casa di mia mamma in questi giorni. Al nostro ritorno dal Madagascar il lunedì 5 agosto è prevista a Seriate nella sede dell’Associazione alle ore 20,30 la riunione in cui presenteremo gli incontri, visite, risultati, del viaggio. Un affettuoso saluto e ricordo nella preghiera per tutti voi e le vostre famiglie
Giangi

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Articolo su La Stampa, 11 luglio 2013

Potete vedere il video citato nell’articolo collegandovi a http://www.lastampa.it/Page/Id/1.0.2639786761
Madagascar: crisi infinita, elezioni ancora senza data
TRADUZIONI DI E. INTRA E S. GLIEDMAN

A quattro anni dal golpe militare che ha fatto piombare il Paese in piena  crisi politico-istituzionale, il Madagascar non sembra trovare una via d’uscita.Una crisi che non accenna a risolversi, e il Primo ministro ha affermato che, a suo avviso, al momento “non esiste un capo di Governo“.

 

Originariamente i candidati che avevano presentato domanda per concorrere alla presidenza erano 49. Con la posticipazione delle elezioni da maggio a luglio, e poi a una data non definita prima della fine dell’anno, alcuni hanno già rinunciato, mentre il gruppo di mediazione internazionale (GIC-M) ha richiesto il ritiro di altri tre nominativi  perché non conformi con lo spirito della tabella di marcia.

 

Fatto più importante, nessuno dei tre candidati illustri bocciati, perché in violazione di precedenti accordi, sembra disposto ad abbandonare il campo: il Presidente ad interim Andry Rajoelina, Didier Rastiraka, già due volte Presidente in passato, Lalao Ravalomanana, moglie del Presidente spodestato Marc Ravalomanana.

 

Nel frattempo gli altri candidati sollecitano la società civile ad agire e fare il possibile per ottenere una data fissa per le elezioni. A questo scopo, 21 dei 41 candidati rimasti hanno lanciato una petizione su Facebook. Intanto gli Stati Uniti  si sono dichiarati favorevoli a delle elezioni che includano tutti i 41 candidati presentatisi quest’anno.

 

Molti osservatori si chiedono per quanto tempo potrà reggere il regime transitorio e come si potrà uscire dalla crisi. Il problema di fondo è che l’attuale amministrazione non è pronta a lasciar andare il potere, come peraltro illustrato nel corso della campagna di Rajoelina.

 

L’ex Presidente Zafy Albert ha confermato tale impressione, affermando che uno dei principali ostacoli è rappresentato dall’esercito, che ha contribuito tra le altre cose a instaurare al potere proprio l’attuale amministrazione.

 

Le ragioni alla base di un così radicato attaccamento al potere, sono rese evidenti da una recente infografica pubblicata dall’ OMNIS, agenzia statale incaricata di gestire, sviluppare e promuovere il petrolio e le risorse minerarie in Madagascar:

 

La mappa elenca tutte le concessioni petrolifere in Madagascar nonchè le aziende internazionali che hanno firmato contratti per sfruttare tali risorse. La mancanza di trasparenza sul contenuto di tali contratti impedisce ai cittadini di conoscere gli esatti termini della transazione e chi ne abbiano beneficiato. Un’altra motivazione è il traffico illegale  legato al legname di palissandro.

 

E così, mentre la situazione attuale porta vantaggio a pochi privilegiati, dall’altra rappresenta un enrome peso per il pubblico, come dimostrato da un recente studio che ne illustra gli ulteriori aggravi sulla già pesante situazione economica e sociale. Il Madagascar rientrava già tra i Paesi più poveri del continente, ma attualmente nove su dieci malgasci vivono con meno di due dollari al giorno. I dati  mostrano infatti che dal 2009 ci sono quattro milioni di cittadini poveri in più.

 

Il seguente video di Eric Rabemanoro mette in luce l’impatto della crisi sulla disoccupazione, il potere d’acquisto e la criminalità.

 

Uscire dalla crisi a questo punto non è solo una faccenda politica: per la maggior parte della popolazione è diventato una questione di sopravvivenza.

 

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