Riflessioni a caldo di Simone Ravelli

Dover fare una riflessione su questo viaggio, mi rendo conto che un po’ riduttivo perché sicuramente scriverò una piccolissima parte di quello che invece questa esperienza mi ha lasciato e mi lascerà per sempre dentro.

Pensare che ero scettico se fare o no questo viaggio , e ora che sono tornato ho una ricchezza che a parole non riuscirò mai a spiegare a coloro a cui lo racconterò.

dsc_0171 2.jpg - 172.88 KbUna cosa che ho scritto anche sul diario di viaggio e ora che sono a casa penso ancora con più convinzione, è quanto il sorriso di un bambino che pur abitando nel nulla e mangiando quanto basta solo per vivere , riesca , guardandoti, a riempirti il cuore di una forza indescrivibile.

Il sorriso, appunto, un elemento che non è mai mancato in nessuno di quei magnifici posti che abbiamo visitato, nonostante l’immensa miseria e povertà che regna tra quella gente.

Ci lamentiamo a volte per delle banalità assurde, senza renderci però conto che noi, almeno due volte al giorno, abbiamo sulle nostre tavole dei pasti completi, fin troppo a volte, e non pensiamo mai che a poche migliaia di km queste certezze non sono garantite nemmeno ad innocenti creature come i bambini.

Ho visto realtà veramente al limite dell’umano, come bambini così piccoli e innocenti costretti  a spaccare o trasportare pietre tutto il giorno, oppure ospedali privi delle minime condizioni igienico- sanitarie di cui ogni uomo ha diritto, o ancora, incredibile condizione del carcere.

A proposito, mi è rimasta impressa la risposta di un povero carcerato alla domanda postagli: “perché hai rubato e cosa vorresti adesso?”. La sua risposta è stata :”ho rubato perché ho smarrito la strada che Gesù mi aveva indicato e l’unica cosa che ora voglio è che voi preghiate per me”; sono rimasto senza parole di fronte a tanta forza e tanto coraggio.

Non finirò mai di ringraziare Giangi per questa opportunità, perché è solo grazie a questo viaggio che ora sono un po’ più ricco di certi valori che magari prima sapevo solo che potevano esistere e che non avevo mai avuto il piacere di provare.

Sono talmente tante le persone che mi hanno dato qualcosa, che non saprei chi cominciare a ringraziare.

Per questo il mio grazie generale, va a tutti coloro che si sono adoperati per rendere piacevole il soggiorno ed hanno organizzato in modo splendido ed accurato ogni nostro incontro e per averci fatto sentire perfettamente a nostro agio.

Ringrazio infine i miei 11 splendidi compagni di questa avventura. Ho conosciuto delle persone splendide in questo viaggio e la speranza è che l’amicizia che ci ha legato in quelle tre settimane, possa continuare, anzi aumentare sempre di più perché se è vero che chi trova un amico trova un tesoro, io mi sono arricchito in un colpo solo di ben 11 tesori.

Grazie di tutto.

Simone

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Riflessioni a caldo post viaggio di Gianni Bonetti

Siamo partiti dall’Italia il 12 agosto in 12 persone: un numero a caso, ma niente nella vita è un caso. Sì, siamo proprio come i 12 apostoli e, come loro, ignari di quello che avemmo veduto e toccato con le nostre mani e calpestato con i nostri piedi.

Dopo un giorno intero di viaggio sospesi  nel cielo, eccoci  ad Antananarivo:

“ l’Africa ci ha accolti: siamo pronti per l’avventura” è il messaggio che inviamo a casa. Ci accompagna un degno discendente di Gesù, Padre Gian Luigi Colombi, dell’associazione “Unicosole-onlus”: già durante il viaggio avevo cominciato a comprendere il significato bello e profondo di questo nome…tanti cieli, che si susseguono dal finestrino dell’aereo,  ma un unico sole che ci fa da guida.

Il gruppo appare subito disomogeneo per età, dai diciottenni ai sessantenni, il che può far presupporre alcuni problemi di adattamento, invece niente di questo perché da subito si instaura un clima di affiatamento, di collaborazione e di amicizia. Un prezioso strumento di condivisione è il diario giornaliero, che a turno ci permette di esprimere sentimenti, aspettative, ansie e paure, ma soprattutto lo stupore e le emozioni di questi incontri con la gente malgascia , bambini, mamme, famiglie, così  mancanti di tutto, ma stracolmi di voglia di vivere. 

L’impatto con questa realtà è da subito sconvolgente: ci troviamo a fare i conti, noi che arriviamo da un mondo nel quale hai tutto e di più,  con questo popolo che vive nella miseria più nera, niente acqua, corrente, gas, ma solo quel che basta per cucinare ciò che al massimo ti toglie i crampi della fame. Eppure, ed è qui lo stupore e quasi l’incredulità, queste persone riescono a vivere con gioia la loro vita, in “perfetta letizia”, secondo lo stile di S.Francesco. Te ne accorgi da tante cose, per esempio da come partecipano alla S.Messa, con canti, danze, sorrisi…ben lontani dal nostro guardar l’orologio con noia e distrazione. Oppure dai loro discorsi: tutti infatti, dal capo politico al semplice capofamiglia, dall’analfabeta al laureato, prima di iniziare una conversazione, antepongono Dio, ringraziandolo di quanto offre loro e chiedendogli perdono. E anche dai loro modi di fare, sempre dignitosi e composti, ma anche vivaci e colmi di attenzione e incredibile ospitalità; per l’ospite, infatti, preparano cibo che per se stessi non possono permettersi.

Tante sarebbero le cose da dire su un viaggio che già all’arrivo in aereoporto vorresti rifare…per il momento puoi però raccontare agli altri, a quanti ancora ignorano questa realtà, se non per sentito dire, che è ben diverso dal vivere. E poi ci sono i progetti da portare avanti, e anche da qui si può e si deve fare molto. L’importante è mantenere aperto il collegamento con queste persone meravigliose: per loro uno spiraglio di luce nella loro immensa povertà, per noi un’occasione per interrogarci e crescere nella nostra fede, non fatta di sole parole, ma di gesti concreti. Come questo viaggio che ti scuote e ti segna. Profondamente.

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