Il rilancio della cooperazione internazionale: perchè solo insieme si cresce

 Pubblichiamo la lettera del Ministro per la cooperazione internazionale e l’integrazione, Andrea Riccardi, che ha tracciato il bilancio dell’attività del suo ministero.

16 gennaio 2013

Il rilancio della cooperazione internazionale: perché solo insieme si cresce

Ho avuto il privilegio di essere il primo ministro della Repubblica per la cooperazione internazionale e l’integrazione e auspico di non essere l’ultimo. Un ministro senza portafoglio, con competenze poco chiare, risorse ai minimi e con una presenza italiana quasi dimezzata nei paesi in via di sviluppo, un terzo settore della solidarietà internazionale finanziariamente stremato e una lunga lista di debiti di credibilità e finanziari da sanare. Poteva essere un anno terribile per la cooperazione allo sviluppo, con il rischio di poter fare solo testimonianza.

Invece chiudiamo con un bilancio interessante, quasi il triplo delle risorse, disponibilità finanziarie per pagare quasi tutti i debiti multilaterali pregressi, indici di cooperazione in aumento, la Commissione europea che ci affida la gestione di risorse proprie, una lungimirante presenza in Sahel, un settore della solidarietà ridestato e un paese che nel suo complesso s’è mosso. Sono elementi che rafforzano la convinzione della necessità per l’Italia di avere un ministro per la cooperazione internazionale.

La presenza di un ministro ha infatti permesso un’azione politica e un’offensiva culturale di forte impatto che ha portato a un’inversione di tendenza, sia in termini di visione strategica, sia di accresciute risorse, ridando dignità a un mondo della cooperazione che rischiava di essere autoreferenziale, esangue, senza prospettive.

La realizzazione del “Forum della cooperazione internazionale” di Milano – 1-2 ottobre 2012 – con più di 2.000 partecipanti, con il vasto coinvolgimento di istituzioni, territori, società civile, giovani studenti universitari, mondo dell’impresa e alte cariche dello Stato (Presidente della Repubblica, Presidente del Consiglio, diversi Ministri) ha riportato la cooperazione al centro dell’agenda dell’Esecutivo e del Paese. Abbiamo organizzato il Forum senza costi per le casse pubbliche grazie all’impegno di sponsor privati. Per due giorni Milano è stata una capitale internazionale e la cooperazione internazionale l’etichetta più twittata in Italia. Il suo slogan “muovi l’Italia, cambia il mondo” comunica efficacemente il lavoro di quei giorni e dei mesi precedenti. Di quei dibattiti ed idee ne abbiamo fatto il “Libro bianco della cooperazione internazionale”, che indica un percorso di nuove idee in eredità alla prossima Legislatura.

In passato si lamentavano scarse risorse. Vero. Ma c’era anche un vuoto di idee. Con le idee sono arrivate le risorse. Grazie alla legittimazione politica e culturale della cooperazione e alla mobilitazione popolare, in sinergia con il ministro dell’Economia, abbiamo realizzato a partire dal 2013 un’inversione di tendenza sul lato finanziario, che si sostanzia in due fatti significativi:

100 milioni in più per la cooperazione del Ministero degli Esteri che sono diventati in totale 228 milioni (più di un raddoppio delle risorse, sugli 86 milioni dell’anno precedente): di questi, 35 milioni sono per le organizzazioni non governative, raddoppiando il sostegno alla solidarietà popolare. Abbiamo inoltre “salvato” altri 6 milioni di residui. Più risorse si devono accompagnare con un miglioramento sostanziale della qualità della spesa: abbiamo pertanto introdotto principi per assegnare risorse secondo procedure europee, garantendo maggiore trasparenza e efficace valutazione dei risultati. Con queste risorse l’Italia riprende il suo posto in alcune agenzie internazionali dopo l’azzeramento del contributo 2012; si sentiva la mancanza d’Italia e adesso ritorniamo, con idee più chiare su quello che vogliamo fare.

295 milioni l’anno per le Banche e Fondi di Sviluppo gestiti dal ministero dell’Economia, per i prossimi 10 anni: questa è la garanzia per pagare i nostri debiti e rientrare nei più

 

 

importanti fondi di sviluppo. Riacquisteremo anche nella comunità internazionale della cooperazione quella credibilità che con tante promesse disattese avevamo perso.

Il livello di aiuti italiano è ancora al di sotto della media europea, ma non possiamo fare promesse che non riusciamo a mantenere. Tuttavia, vorrei sottolineare che il Governo Monti ha conseguito per il 2013 un livello di aiuti allo sviluppo (0,16% del Pil) più alto rispetto a quello registrato nel 2012 (0,13% del Pil) – determinato dalle scelte del precedente esecutivo.

Ho voluto poi riattivare il dialogo tra i ministeri e gli attori del Sistema-Italia di Cooperazione, ripristinando il “Tavolo Interistituzionale”, uno strumento di dialogo, di sinergia e una fucina d’idee, che non si riuniva dall’inizio del 2011. In Italia siamo abituati ad andare in ordine sparso e la frammentazione non ci permette di mettere a frutto le nostre eccellenze, anche nella cooperazione. Ma quando si offrono occasioni di unità, queste non sono lasciate cadere: ad esempio le ONG italiane, spesso divise, hanno espresso un portavoce unico per il Forum.

Abbiamo aperto il dibattito sul rapporto tra cooperazione e internazionalizzazione delle nostre piccole e medie imprese, perché cooperazione vuole dire più crescita e più lavoro per i giovani. Il mondo della cooperazione è fatto soprattutto di giovani e in maggioranza di donne, come Rossella Urru, che non sono eroi solitari ma la parte migliore del nostro Paese perché costruiscono il suo futuro nella globalizzazione. In questo senso ho predisposto risorse per realizzare un primo concorso per nuovi e giovani esperti di cooperazione pubblica visto che l’ultimo risale agli anni ’90.

Abbiamo rifocalizzato i nostri aiuti nel Sahel, dove oggi ci toccano le sfide del fondamentalismo, del traffico di esseri umani e della droga, del terrorismo, collaborando con il Burkina Faso, paese che ha avuto un ruolo importante nella liberazione di Rossella Urru. Lì abbiamo aperto un ufficio di cooperazione e rafforzato il sostegno istituzionale al Niger, altro paese dove abbiamo ripreso ad operare. Con le nuove risorse la nostra cooperazione lavorerà ora in 24 paesi, ma non ci saranno più aiuti a pioggia. Aumenterà la quota di risorse a dono dedicate all’Africa sub sahariana e al bacino Mediterraneo.

Le miei visite a alcuni paesi prioritari di cooperazione hanno permesso di rafforzare e incoraggiare presenze storiche e attività in corso (Libano, Etiopia, Tunisia), di attivare nuove modalità di presenza in altri paesi strategici per l’Italia (Niger, Burkina Faso, Guinea), e di favorire alcune “aperture” all’azione italiana in Eritrea. Ora c’è la sfida del Mali: lì siamo già ben posizionati per rispondere alle esigenze umanitarie. In questa regione esiste molta Italia “popolare”, fatta di gente comune che vive la solidarietà internazionale con determinazione, gente che era stata lasciata sola dal ritiro della cooperazione pubblica. Dobbiamo continuare ad appoggiare questi paesi che accolgono da più di un anno un flusso continuo di rifugiati tuareg e sostenere gli sfollati interni, che in questi giorni sono aumentati in maniera esponenziale – daremo un sostegno a breve.

Per il futuro ho fiducia nell’impegno e contributo attivo di tutti coloro che in questo periodo e negli anni hanno dimostrato di credere che la cooperazione, il partenariato e la relazione con i mondi “altri” sono un’opportunità e una missione per il nostro Paese.

E’ fortemente auspicabile che il prossimo Governo continui con il riallineamento graduale delle risorse alla media OCSE con stanziamenti coerenti e costanti: anche modesti ma certi. In particolare, è importante fare un gesto verso il Fondo Globale per la lotta all’AIDS, tubercolosi e malaria, su cui il presidente Monti ha dato rassicurazioni.

Il Parlamento dovrà mettere mano a una riforma della disciplina legislativa. Credo fortemente nella necessità – non per la mia persona ma per quello che ha rappresentato questa innovativa figura politica – di una figura ministeriale, distinta da quella del ministro degli Esteri, che possa difendere la dignità della cooperazione in Consiglio dei ministri e ricordare a tutti che la cooperazione non è una spesa improduttiva ma un fattore di sviluppo per il paese.

L’interlocuzione politica, il dialogo e la condivisione tra tutti gli attori di cooperazione deve continuare in tutte le sedi e confluire nel secondo Forum della Cooperazione Internazionale fissato per il 2014.

E’ importante continuare la battaglia culturale che avvicini la cooperazione alla gente e che la faccia percepire come un fatto familiare. Un ruolo cruciale spetta alla scuola dove si realizza integrazione e apertura alle sfide della mondialità, insomma l’educazione alla cittadinanza globale. Auspico che si possa almeno istituire una “settimana della cooperazione internazionale” in tutti gli istituti scolastici.

Dobbiamo mettere a frutto la riacquistata credibilità internazionale attraverso una presenza attiva che sappia valorizzare i nostri talenti e quanto l’Italia ha da offrire al mondo nel contesto multilaterale. Questo è ancora più importante se guardiamo al semestre italiano di Presidenza Europea nel 2014 e l’Expo 2015, due importanti appuntamenti a cui arrivare con idee innovative e risorse da far fruttare.

Andrea Riccardi

Ministro per la cooperazione internazionale e l’integrazione

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