01/03/2009
INTERVISTA A MONSIGNOR ROSARIO VELLA, VESCOVO DELLA DIOCESI DI AMBANJA, IN MADASCAR.
Alcune domande per capire meglio la realtà del Paese
Penso che contestualizzare la situazione socio-economica del Madagascar possa fornire utili strumenti di comprensione per capire la realtà in cui Lei vive e opera da ventisette anni.
Certo. L’economia del Madagascar è un’economia di sussistenza. La quasi totalità della popolazione pratica l’agricoltura utilizzando tecniche arcaiche. I magri raccolti non riescono a coprire i fabbisogni delle famiglie, che vivono in situazioni di forte disagio economico e sono completamente prive di potere d’acquisto. La fragilità finanziaria e le precarie condizioni sanitarie causano forti tensioni all’interno dei nuclei familiari, che in moltissimi casi si sgretolano.
Ha accennato alla situazione sanitaria, ce ne può parlare?
Lo stato non si prende quasi carico dei bisogni sanitari della popolazione, soprattutto di quella che vive nei villaggi. Le malattie più diffuse sono quelle veneree e respiratorie, oltre alla malaria.
Il tasso di mortalità infantile è molto alto?
Non si può parlare di una vera e propria emergenza perché sono state sviluppate molte campagne di sensibilizzazione ai vaccini, però sicuramente la situazione non è rosea. A causa della carenza di personale sanitario, nei villaggi i bambini muoiono ancora a causa di malattie banali. Per lo stesso motivo un parto problematico può trasformarsi in una condanna a morte.
Lo scenario politico è troppo precario per avviare delle campagne di aiuto alla popolazione? Qual è il ruolo della sua Diocesi all’interno di questo panorama di incertezza e povertà?
E’ una enorme famiglia, composta da tutti i membri della comunità. Viviamo in un contesto di grande solidarietà e di ascolto continuo. Quando un bambino ha qualche bisogno, è come se il figlio di ciascuno di noi lo avesse; quando un anziano è malato, è come se lo fosse il padre di ognuno di noi. Questo è il senso del programma pastorale, e viene seguito con spontaneità, perché rientra nell’ordine naturale delle cose.
Qual è il ruolo della donna in Madagascar? In questo caso la religione e la fede quanto possono esservi d’aiuto? Quali sono fra i valori che voi promuovete quelli che influiscono in particolare sulla vita quotidiana dei membri della Diocesi? Questa gente ha bisogno di tutto. Sia dal punto di vista materiale che da quello spirituale, ma è sotto questo aspetto che sono più poveri: la miseria dello spirito è quella più grande. Chi non ha Dio non ha niente. Il Vangelo infonde grande forza a queste persone, che riescono grazie ad esso a superare momenti di difficoltà e a vincere antichi tabù che condizionano la loro vita quotidiana. In Madagascar buona parte della popolazione è animista, e spesso anche quella cattolica ne è in parte influenzata: attraverso la lettura della Parola di Dio ci si libera di assurde superstizioni fonti di inutili angosce e paure che condizionano azioni e idee. Vi occupate di istruzione e scolarizzazione anche attraverso altri canali? Il territorio della nostra diocesi ospita un istituto salesiano che comprende una scuola materna, elementare, media e un liceo. In più abbiamo avviato un progetto che permette a quaranta ragazzi di frequentare l’università lontano da casa grazie ad altrettante borse di studio. Questo è il nostro onere economico, attraverso l’impegno morale cerchiamo di fornire una guida sicura a tutti i bambini e ai giovani, in particolare a quelli che non hanno una figura genitoriale di riferimento. Molti bimbi vengono affidati ai nonni, che spesso non hanno mezzi adeguati per occuparsi di loro dal punto di vista educativo, scolastico, morale ed economico. Come agisce la sua Diocesi al riguardo? Avviamo campagne di sensibilizzazione sull’importanza dell’istruzione femminile, cercando di coinvolgere in primo luogo le famiglie e la comunità. Dal punto di vista squisitamente pratico, abbiamo costruito diverse scuole per permettere alle adolescenti che vivono in zone isolate di frequentare regolari corsi didattici. In più abbiamo creato dei “Villaggi delle Ragazze” – per il momento sono solo tre, ma ne abbiamo altri in progetto – , gestiti da suore o famiglie, dove ospitiamo giovani che studiano lontano da casa. Questa iniziativa è nata per offrire una guida a queste adolescenti: vivendo sole, lontane da casa e in ristrettezze economiche, potrebbero trovarsi in situazioni drammatiche. Non dimentichiamo che in Madagascar la prostituzione è un fenomeno certamente sotterraneo, ma anche molto diffuso. La donna porta su di sé il peso della famiglia, ma non gode di nessun tipo di opportunità. Non riceve una cultura adeguata, è costretta a contrarre matrimoni prematuri che portano a maternità precoci, non ha il diritto di costruire coscientemente la propria vita e il proprio futuro.
Educhiamo i nostri ragazzi, che rappresentano il futuro del Madagascar, al rispetto, alla fraternità e all’aiuto reciproco. Sono strumenti che valorizzano la vita quotidiana e rappresentano la via da seguire per dare vita ad un reale cambiamento sociale.
Quali sono le problematiche che vi stanno più a cuore?
Gli ambiti in cui ci impegniamo maggiormente sono quelli legati alla scuola, all’agricoltura e alla condizione femminile. Si vive in una condizione di totale insicurezza e i recenti disordini, che hanno causato quasi duecento vittime, hanno contribuito ad aggravare la situazione.