Ciò che caratterizza il Madagascar rispetto agli altri Paesi in via di sviluppo è la difficile situazione politica.
Colonia francese fino al 1960, assoggettato dalla metà degli anni ’70 al regime dittatoriale di Ratsiraka, ha adottato una forma di Governo parlamentare di stampo democratico solo agli inizi degli anni ’90.
Le ultime elezioni presidenziali del 2001, fortemente contestate, hanno portato il Paese sull’orlo della guerra civile. La vittoria del candidato Marc Ravalomanana non è stata riconosciuta dal suo avversario, l’ex dittatore Ratsiraka, che ha costituito un governo parallelo. La grave crisi politica si è protratta fino all’aprile del 2002, quando la Corte Costituzionale ha attribuito ufficialmente la vittoria al presidente Ravalomanana, legittimandolo ad assumere il controllo politico di tutta l’isola e costringendo Ratsiraka alla fuga.
Le ripercussioni dei violenti scontri armati verificatisi tra il 2001 ed il 2002, hanno inciso fortemente sull’economia del Madagascar e non hanno consentito il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione. Nel 2009 il leader dell’opposizione, Rajoelina, con un nuovo colpo di stato si pone a capo dell’esercito e costringe alle dimissioni il presidente Ravalomanana. Da allora il Madagascar è retto da un governo de facto (Alta Autorità di Transizione, HAT) che non ha ottenuto alcun riconoscimento internazionale. Il lungo processo di ritorno alla normalità non e’ ancora completato: nonostante la mediazione internazionale, le elezioni vengono continuamente rimandate.
Le condizioni descritte non consentono la pianificazione del processo di sviluppo interno, frenano l’intervento economico e la cooperazione internazionale.
Attualmente le condizioni economiche del paese sono in continuo peggioramento, la popolazione è allo stremo: gli investitori internazionali hanno lasciato il paese, gli aiuti internazionali sono stati sospesi, l’economia è bloccata, il reddito pro capite cala (circa 900 dollari annui), le persone che vivono al di sotto della soglia di povertà aumentano (oltre il 70% della popolazione).
Secondo l’ultimo rapporto UNDP(2009), il Madagascar è tra i Paesi con più basso indice di sviluppo umano pari a 0,543 collocandosi al 145° posto su scala mondiale e rimanendo invariato rispetto alla posizione dell’anno precedente. Circa il 70% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà. L’aspettativa di vita alla nascita è di 62,89 anni, la media di età della popolazione si attesta intorno ai 18 anni. Soprattutto nel Sud il World Food Program denuncia una situazione di malnutrizione preoccupante. Inoltre, nelle zone suburbane la mancanza di strutture sanitarie, aumenta il rischio di diffusione di malattie infettive.
Il sistema educativo è assolutamente insufficiente: il tasso di abbandono scolastico è molto alto a causa dell’insostenibilità delle spese da parte delle famiglie, e pertanto la metà della popolazione è analfabeta.
La carenza alimentare è molto diffusa nel paese ed è peggiorata in questi ultimi anni a causa della instabilità politica che ha fatto interrompere il flusso degli interventi di cooperazione e aiuto; crea inoltre nuovi posti lavoro e insegna la gestione aziendale.
L’economia malgascia si basa principalmente sul settore agricolo, compresa la pesca e la silvicoltura, che copre oltre un quarto (26,2%) del PIL, impiega più dell’80% della popolazione attiva e incide in misura del 20% sulle esportazioni. La forte vulnerabilità a cui è soggetta la produzione agricola del Paese, ancora praticata in forme arretrate, sia a causa delle condizioni climatiche (è frequente il verificarsi di cicloni e alluvioni), sia a causa delle variazioni nei prezzi dei prodotti di consumo (come il prezzo del petrolio, di cui il Paese non è produttore), portano ad una costante instabilità dell’economia.
I prodotti principali sono il riso, la manioca, le patate e il mais, il caffè e la canna da zucchero. Le risorse del sottosuolo non sono abbondanti e il settore industriale è poco sviluppato. La deforestazione e l’erosione del suolo, aggravati dall’utilizzo di legname come principale combustibile, rappresentano altri fattori di vulnerabilità per l’economia del Paese.
Il Governo di Ravalomanana stava implementando programmi volti alla riduzione della povertà e alla riattivazione del sistema economico del Paese seguendo anche le indicazioni poste dalla Banca Mondiale e dal FMI essendo il Madagascar, a partire dal 2000, inserito nella lista dei Paesi fortemente indebitati e quindi eleggibili all’iniziativa HIPC (Higly Indebted Poor Countries).
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