Rinviate le elezioni presidenziali in Madagascar

Cari amici,

le elezioni presidenziali in Madagascar, fissate al 24 luglio prossimo, sono state posticipate di un mese. Vi proponiamo le notizie pubblicate al riguardo su LA STAMPA il 14 giugno scorso.

Vi segnaliamo che nell’articolo potete trovare anche il link con la sezione del sito della Banca Mondiale dedicata al Madagascar, nella quale viene fotografata la situazione attuale del Paese

http://www.lastampa.it/2013/06/14/blogs/voci-globali/madagascar-presidenziali-ancora-rinviate-paese-allo-sbando-ScIZbEF0CMb5yfY3cGT1kJ/pagina.htmlpreviste  

Madagascar: presidenziali ancora rinviate, Paese allo sbando
TRADUZIONE DI ELENA INTRA

 

Lo stallo politico, i problemi di finanziamento, nonché innumerevoli ostacoli logistici stanno minacciando di far deragliare definitivamente le elezioni presidenziali, le prime dal colpo di Stato del 2009 che ha affossato l’isola in una crisi profonda. Già fissato per il prossimo 24 luglio, di fronte alle contestazioni sulla legittimità di alcuni candidati, il governo ha deciso di spostarne nuovamente la data, stavolta al 23 agosto.  

 

Dalla primavera del 2009, quando il presidente Marc Ravalomanana è stato costretto a dimettersi dal potere militare dpo scontri violenti con i manifestanti anti-governo, il Madagascar non ha più avuto un presidente eletto. Caduto Ravalomanana, i militari hanno prontamente consegnato il potere in mano al leader dell’opposizione Andry Rajoelina, che ha immediatamente sciolto i due rami del Parlamento. 

 

Sotto il governo di transizione guidato da quest’ultimo, le elezioni presidenziali, inizialmente previste per il 26 novembre 2010, sono state rimandate ben quattro volte. Motivo per cui l’Unione Europea, gli Stati Uniti e altri Paesi hanno bloccato gli aiuti economici all’isola, mentre l’Unione africana l’ha sospeso finchè non tornerà a essere uno Stato di diritto.  

 

 

  

A due anni dalla caduta del presidente, il 16 settembre 2011, Rajoelina e tre dei quattro maggiori partiti d’opposizione avevano firmato un piano d’azione politico in cui veniva impedito all’ex presidente e all’attuale leader di candidarsi per un ulteriore mandato. Il documento prevedeva inoltre che altri eventuali candidati avrebbero dovuto dimettersi da qualsiasi incarico governativo.

 

Eppure finora tre dei 50 candidati si sono presentati nonostante la palese violazione dell’accordo e la pressione internazionale a ritirarsi. Si tratta dell’attuale presidente a interim, Rajoelina, l’ex presidente Didier Rastiraka (in carica tra il 1975 e il 1993 e dal 1997 al 2002) e Lalao Ravalomanana, moglie dell’ex presidente spodestato. Rajoelina inizialmente aveva dichiarato di non voler correre per la presidenza, ma ha poi cambiato sorprendentemente idea. 

 

Vista la situazione di stallo politico, ai tre canidati e rispettivi coniugi è stato vietato l’ingresso nell’Unione europea. Per quanto riguarda i restanti candidati, ecco un fotomontaggio di coloro che vanno preparandosi fin dal 2011: 

 

 

 

La crisi nella leadership del Paese ha avuto conseguenze di vasta portata ben oltre l’arena politica, come segnala un rapporto della Banca Mondiale:

 

– L’economia è in stallo, il reddito pro capite è diminuito. 

– La povertà è in netto aumento. 

– La situazione sociale è peggiorata. 

– Le finanze pubbliche sono sempre più sotto pressione. 

– Gli aiuti esteri sono ancora bloccati.  

– Le infrastrutture sono deteriorate. 

– La capacità di far fronte agli shock interni è gravemente ridotta. 

– Finora solo la forza del settore agricolo ha contribuito a evitare una crisi alimentare. 

– I problemi di vecchia data di governance del Madagascar sono stati esacerbati. 

– La resilienza del settore privato è sempre più messa alla prova. 

 

 

 

In effetti oltre il 92 per cento della popolazione vive con meno di due dollari al giorno. A causa del forte calo delle opportunità di lavoro in seguito alla crisi, la povertà ha spinto le donne a prostituirsi sempre di più, una tendenza dimostrata dalle 29.000 lavoratrici sessuali registrate nella città di Toamasina nel 2012, contro le 17.000 del 1993. Un documentario di Journeyman Pictures affronta proprio queste tematiche.  

 

A complicare una situazione già tesa, il Paese è stato recentemente colpito dal ciclone Haruna che ne ha devastato gran parte dell’area meridionale. Alla catastrofe è seguita poi un’infestazione di locuste, che ha distrutto un’agricoltura già fragile. Elezioni trasparenti, credibili e tempestive sono viste da molti come il primo, fondamentale passo verso l’uscita dalla crisi, ma le presidenziali sembrano ancora lontane. Nel frattempo rimane la domanda: per quanto tempo ancora ancora il popolo malgascio riuscirà a sopportare in silenzio questi disagi?   

 

 

 

 

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