Tutto a fine agosto
Madagascar, elezioni rinviate e proteste popolari
La decisione a causa dell’impasse sorto sulla candidatura del Presidente di transizione Rajoelina
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Kampala (Uganda) – Una settimana prima delle elezioni presidenziali, fissate per il 24 luglio scorso, il governo transitorio malgascio ha annunciato il rinvio del voto fino al 23 agosto 2013. La Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENIT) ha motivato la decisione governativa a causa dell’impasse sorto sulla candidatura del Presidente di transizione Andry Rajoelina. I partiti di opposizione, Francia, Sud Africa e Unione Africana hanno chiesto la rimozione della sua candidatura dalla Presidenziali entro oggi pena il non riconoscimento dei risultati elettorali da parte della Comunità Internazionale. La Corte Elettorale del Madagascar il 3 maggio 2013 aveva convalidato le candidature, compresa quella del Presidente transitorio nonostante la sua precedente promessa di non presentarsi alle elezioni.
Gli altri due candidati di rilievo, l’ex Presidente Didier Ratsiraka e la ex First Lady Lalao Ravalomanana sono saltati sul carro delle proteste reclamando il ritiro di Rajoelina per permettere il ritorno all’ordine costituzionale e democratico di un paese in crisi dal 2009, quando un movimento popolare appoggiato dall’esercito rovesciò l’allora Presidente Marc Ravalomanana.
Dal 15 luglio la capitale, Antananarivo, è teatro di proteste popolari a causa della decisione di rinvio delle elezioni. Il candidato Laza Rasafiarison è stato arrestato per aver indetto il 16 luglio scorso una manifestazione non autorizzata. La richiesta di rilascio sottoposta dal suo avvocato è stata rifiutata dal Giudice. L’arresto del candidato sembra motivato. Lo stesso Razafiarison ha ammesso a media nazionali di aver indetto almeno cinque altre manifestazione senza autorizzazione dal 2012.
L’ondata di proteste che ha investito la capitale ha costretto i commercianti a chiudere le loro attività per il timore di saccheggi. La partecipazione popolare, progressivamente sempre più consistente, ha indotto il Capo delle Forze Armate, Rakotomanana Florens, a far intervenire direttamente l’esercito costatando che la polizia si è trovata del tutto impreparata a contenere i manifestanti. L’intervento dell’esercito (fortunatamente privo di vittime) ha stroncato l’ondata di proteste anche se il clima rimane ancora teso.
La comparsa dell’esercito è il sintomo più palese che il Governo teme uno sconvolgimento dell’ordine pubblico di ampiezza tale da destabilizzare l’attuale assetto politico. Il Presidente Andry Rajoelina si è assicurato che Polizia ed Forze Armate siano a lui fedeli e che non vi siano preparativi di colpo di stato.
La situazione sociale ed economica nella ex colonia francese sta rapidamente deteriorandosi. Il rappresentante dell’Unicef in Madagascar: Steven Lauwerire il 26 luglio ha informato che nel paese i 22 milioni di cittadini stanno pagando dure conseguenze causate dalla crisi politica che dura dal 2009. «La Maggior parte degli indicatori di sviluppo sono stagnanti. Nove cittadini malgasci su dieci vivono con meno di due dollari al giorno. Oltre 1,5 milioni di bambini non frequentano più la scuola e metà dei bambini al disotto dei cinque anni sono malnutriti. Centinaia di centri ospedalieri sono chiusi». Nonostante i forti dubbi che l’allarme lanciato da Lauwerire tenda volutamente ad esagerare la situazione forse con l’intento di peggiorare l’immagine pubblica dell’attuale governo, è innegabile che il Paese stia attraversando un difficile momento.
Secondo l’esperto David Zounmenou dell’Istituto di Studi di Sicurezza di Pretoria, l’attuale situazione economica sarebbe dovuta più alle sanzioni attuate dalla Comunità Economica dell’Africa del Sud e da alcuni paesi europei più ad una cattiva gestione del Governo Malgascio. Queste sanzioni sarebbero applicate per marginalizzare Rajoelina e costringerlo ad abbandonare il potere. Evidentemente questa strategia sembra danneggiare esclusivamente la popolazione. Il primo semestre del 2013 si è registrato un ulteriore rallentamento dell’economia con la conseguenziale perdita di 200.000 posti di lavoro.
L’opposizione di parte della Comunità Internazionale alla candidatura dell’attuale Presidente transitorio, Francia e Sud Africa in testa sembra non essere basata su un giudizio equo e imparziale della situazione politica del Madagascar. L’accanita opposizione rivolta a Rajoelina, accusato di non aver mantenuto la promessa di non partecipare alle elezioni, si scontra dinnanzi al constato che nessuno dei tre principali candidati ha presentato regolare candidatura. Ratsiraka e Lalao Ravalomanana non avevano i requisiti necessari di legge: la residenza comprovata durante i sei mesi precedenti alla sottomissione della candidatura. L’accanimento unilaterale contro Rajoelina potrebbe essere motivato dal timore che l’attuale Presidente goda ancora di un grande appoggio popolare e possa avere ancora la possibilità di riportare la vittoria nelle elezioni, acquisendo la legalità nel ricoprire la carica Presidenziale.
Non è un mistero che le multinazionali Francesi e Sud Africane considerino Andry Rajoelina come un vero e proprio pericolo per i loro investimenti nel paese, precedentemente facilitati dalla politica estremista di libero mercato e svendita delle risorse nazionali attuata dal ex Presidente Marc Ravalomanana, all’epoca denominato il Beccofrusoni Africano.
Ad aumentare il fossato tra il Governo malgascio e queste multinazionali ha contribuito la decisione, presa il 25 luglio, di rafforzare la trasparenza delle industrie estrattive straniere presenti in Madagascar. Il Parlamento ha dichiarato la sua intenzione di applicare alla lettera le regole dettate da ITIE International, una coalizione di Governi, imprese e gruppi della società civile che tenta di rendere a livello mondale trasparente le attività minerarie e petrolifere. La decisione fa seguito ad un incontro avvenuto nel mese di maggio a Sidney, Australia, durante l’assemblea generale di ITIE Interantional.
La decisione implica che il Governo Malgascio rivedrà tutti i permessi minerari e petroliferi fino ad ora concessi, la maggioranza dei quali durante il mandato di Ravalomanana (2001 – 2009). Le licenze verranno confermate dopo accurate verifiche del corretto pagamento delle tasse, per verificare i forti dubbi di evasione fiscale. Il processo di revisione licenze sarà effettuato assieme a ITIE International che ha imposto anche un accurato monitoraggio sull’utilizzo delle entrate fiscali da parte del Governo. Il monitoraggio, secondo alcune fonti, potrebbe riguardare il periodo 2001 – 2012, creando il rischio che i sospetti di corruzione e corruzione tra multinazionali e l’ex Presidente Ravalomanana vengano confermati da un Organismo Internazionale. Per ora la revisione riguarda nove compagnie ma coinvolgerà un totale di quaranta multinazionali tra cui molte francesi e Sud Africane che durante il primo decennio del Duemila hanno goduto di un clima fiscale e politico estremamente favorevole.
Le risorse minerarie malgasce sono principalmente grafite, ilmenite, nickel, oro e pietre preziose. Vi sono anche alcuni giacimenti di petrolio e gas naturale. Il settore dei legni pregiati è stato sopra sfruttato durante il mandato di Ravalomanana causando la perdita del 70% delle foreste del paese. La devastante deforestazione, insieme all’intenso sfruttamento dei pascoli, ha causato l’erosione del suolo e avviato un processo di desertificazione. Numerose specie animali e vegetali sono in pericolo di estinzione.
«La strategia di mantenere le sanzioni è tesa a creare uno scenario dove l’aumento del malcontento popolare conduca ad una divisione all’interno dell’esercito. La speranza nutrita da Francia e Sud Africa è che Rajoelina subisca una rivolta popolare appoggiata dalle Forze Armate perdendo il potere nello stesso modo che lo ha conquistato», spiega David Zounmenou.
L’errore che Rajoelina potrebbe commettere è quello di rinviare a tempo indefinito le elezioni isolandosi completamente dalla Comunità Africana ed Internazionale, pur avendo giocato in tutti questi anni la carta del nazionalismo che gli ha procurato un discreto appoggio popolare. Purtroppo questa carta ora è inservibile e solo una sua conferma a legittimo Capo di Stato scaturita dalle urne salverebbe l’ex DJ e sindaco di Antananarivo. E’ proprio quello che Francia e Sud Africa sono fermamente impegnate ad impedire.