A quattro anni dal golpe militare che ha fatto piombare il Paese in piena crisi politico-istituzionale, il Madagascar non sembra trovare una via d’uscita.Una crisi che non accenna a risolversi, e il Primo ministro ha affermato che, a suo avviso, al momento “non esiste un capo di Governo“.
Originariamente i candidati che avevano presentato domanda per concorrere alla presidenza erano 49. Con la posticipazione delle elezioni da maggio a luglio, e poi a una data non definita prima della fine dell’anno, alcuni hanno già rinunciato, mentre il gruppo di mediazione internazionale (GIC-M) ha richiesto il ritiro di altri tre nominativi perché non conformi con lo spirito della tabella di marcia.
Fatto più importante, nessuno dei tre candidati illustri bocciati, perché in violazione di precedenti accordi, sembra disposto ad abbandonare il campo: il Presidente ad interim Andry Rajoelina, Didier Rastiraka, già due volte Presidente in passato, Lalao Ravalomanana, moglie del Presidente spodestato Marc Ravalomanana.
Nel frattempo gli altri candidati sollecitano la società civile ad agire e fare il possibile per ottenere una data fissa per le elezioni. A questo scopo, 21 dei 41 candidati rimasti hanno lanciato una petizione su Facebook. Intanto gli Stati Uniti si sono dichiarati favorevoli a delle elezioni che includano tutti i 41 candidati presentatisi quest’anno.
Molti osservatori si chiedono per quanto tempo potrà reggere il regime transitorio e come si potrà uscire dalla crisi. Il problema di fondo è che l’attuale amministrazione non è pronta a lasciar andare il potere, come peraltro illustrato nel corso della campagna di Rajoelina.
L’ex Presidente Zafy Albert ha confermato tale impressione, affermando che uno dei principali ostacoli è rappresentato dall’esercito, che ha contribuito tra le altre cose a instaurare al potere proprio l’attuale amministrazione.
Le ragioni alla base di un così radicato attaccamento al potere, sono rese evidenti da una recente infografica pubblicata dall’ OMNIS, agenzia statale incaricata di gestire, sviluppare e promuovere il petrolio e le risorse minerarie in Madagascar:
La mappa elenca tutte le concessioni petrolifere in Madagascar nonchè le aziende internazionali che hanno firmato contratti per sfruttare tali risorse. La mancanza di trasparenza sul contenuto di tali contratti impedisce ai cittadini di conoscere gli esatti termini della transazione e chi ne abbiano beneficiato. Un’altra motivazione è il traffico illegale legato al legname di palissandro.
E così, mentre la situazione attuale porta vantaggio a pochi privilegiati, dall’altra rappresenta un enrome peso per il pubblico, come dimostrato da un recente studio che ne illustra gli ulteriori aggravi sulla già pesante situazione economica e sociale. Il Madagascar rientrava già tra i Paesi più poveri del continente, ma attualmente nove su dieci malgasci vivono con meno di due dollari al giorno. I dati mostrano infatti che dal 2009 ci sono quattro milioni di cittadini poveri in più.
Il seguente video di Eric Rabemanoro mette in luce l’impatto della crisi sulla disoccupazione, il potere d’acquisto e la criminalità.
Uscire dalla crisi a questo punto non è solo una faccenda politica: per la maggior parte della popolazione è diventato una questione di sopravvivenza.