Vi proponiamo due articoli reperiti in rete sulle elezioni presidenziali che si sono svolte oggi in Madagascar
Madagascar: dopo il primo turno delle presidenziali probabile il ballottaggio
25/10 17:48 CET
Primo turno delle presidenziali in Magadascar finito senza casi d’intimidazione. Quasi otto milioni di persone si sono recate al voto, con il quale il Paese spera di porre fine alla crisi economica e politica che vive dal colpo di Stato del 2009. Quattro milioni sono a rischio carestia.
Dei 33 candidati nessuno dovrebbe farcela al primo tentativo, è quindi molto probabile il ballottaggio a dicembre. Trasparente e credibile, così gli osservatori dell’Unione Europea hanno definito il voto. Segnalati solo alcuni problemi d’iscrizione sulle liste elettorali.
Non è stato autorizzato a candidarsi il presidente ad interim, Andry Rajoelina. Ma sono considerati a lui vicini due candidati, tra cui l’ex ministro delle finanze Hery Rajaninarimampianina.
“La crisi dura da troppo tempo. E’ troppo. Ora dobbiamo avere un presidente eletto”, dice un votante.
L’economia del Paese è stremata anche per le sanzioni internazionali imposte dopo il colpo di Stato di quattro anni fa con il quale Rajoelina, 39 anni, ex dj, era salito al potere destituendo Marc Ravalomanana, che da allora si trova in Sudafrica. Quest’ultimo sostiene tra i candidati Jean Louis Robinson, suo ex ministro.
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Si vota in Madagascar
http://www.ilpost.it/2013/10/25/elezioni-madagascar/
Sono le prime elezioni nel paese africano dal 2009, anno del colpo di stato del presidente Rajoelina: ci sono 33 candidati, ma se la giocano in due
Oggi, venerdì 25 ottobre, si vota per il primo turno delle elezioni presidenziali in Madagascar, stato formato da una grande isola dell’Oceano Indiano che si trova di fronte alla costa dell’Africa sud-orientale. Le elezioni sono le prime che si tengono nel paese da quando il presidente è Andry Rajoelina, che ha preso il potere quattro anni fa con un colpo di stato ai danni di Marc Ravalomanana (Ravalomanana si trova da allora in Sudafrica, e ogni tentativo successivo di tornare nel paese è stato bloccato da Rajoelina). Da allora la comunità internazionale ha imposto sanzioni economiche sul Madagascar e su alcuni politici nazionali ritenuti coinvolti nel colpo di stato, tra cui lo stesso Rajoelina, sospendendo anche gli aiuti internazionali. Il risultato è stato che l’economia del paese è entrata in una grave crisi da cui non si è più ripresa, che si è aggiunta alla sostanziale sospensione della democrazia determinata dal colpo di stato e dal rinvio delle elezioni per i quattro anni successivi.
I candidati che si sono presentati alle elezioni sono 33. I principali sono due: Hery Martial Rakotoarimanana Rajaonarimampianina, ex ministro delle Finanze, è il candidato appoggiato da Rajoelina, anche se il presidente ufficialmente ha detto di non sostenere nessuno. In campagna elettorale Rajaonarimampianina ha parlato di aiutare i disoccupati, costruire nuove infrastrutture per l’agricoltura, riformare il sistema dell’istruzione e rafforzare i meccanismi democratici del paese. Il secondo candidato è Richar Jean-Louis Robinson, appoggiato dall’ex presidente Ravalomanana, nel cui governo è stato anche ministro della Salute. Robinson ha presentato un programma elettorale molto simile alle posizioni politiche di Ravalomanana, racchiuse nel suo “Piano di Azione del Madagascar”, che prevede, tra le altre cose, il rilancio del turismo.
Fissare una data definitiva per le elezioni non è stato un processo semplice, a causa della grande rivalità tra Rajoelina e Ravalomanana. Dopo avere preso il potere, Rajoelina ha annunciato che avrebbe scritto una nuova Costituzione e che avrebbe indetto delle elezioni entro 24 mesi. Nel maggio 2009 si stabilì che tutti gli ex presidenti del Madagascar avrebbero potuto partecipare alle elezioni, ma queste furono comunque rimandate fino al luglio 2013. Una settimana prima della data fissata per il voto, tuttavia, il governo transitorio malgascio annunciò un nuovo rinvio: la Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENIT), organo appoggiato dalle Nazioni Unite che si occupa di monitorare le elezioni, spiegò che lo stallo si era creato a causa di alcune candidature convalidate dalla commissione elettorale del Madagascar ma contestate dalle opposizioni malgasce e da diversi paesi della comunità internazionale, tra cui Francia e Sudafrica. La principale era quella di Andry Rajoelina, che aveva promesso in precedenza che non si sarebbe ricandidato.
Altre due candidature molto contestate furono quelle dell’ex presidente Didier Ratsiraka e dell’ex first lady Lalao Ravalomanana, che non presentavano tutti i requisiti richiesti dalla legge. Dopo molte pressioni internazionali – anche l’Unione Africana minacciò di non riconoscere i risultati se le tre candidature fossero state ammesse – alla fine la commissione elettorale malgascia ha escluso le candidature di Rajoelina, Ratsiraka e Lalao Ravalomanana, e le elezioni sono state fissate per il 25 ottobre. Molti osservatori credono che l’obiettivo di Rajoelina sia quello di mantenere il potere attraverso un processo elettorale che possa legittimare il governo della sua fazione politica, in difficoltà a causa delle pressioni internazionali e della grave situazione economica del paese.
La commissione elettorale incaricata di verificare il regolare svolgimento delle elezioni malgasce è il CENIT: c’è il rischio di brogli elettorali e molti poliziotti sono stati dispiegati fuori dai seggi di Antananarivo, capitale del Madagascar, per evitare il ripetersi delle proteste e degli scontri che si sono verificati occasionalmente dal 15 luglio, giorno in cui è stato annunciato l’ultimo rinvio delle elezioni. La campagna elettorale si è svolta comunque in un clima relativamente libero: anche se la maggior parte dei giornali, televisioni e radio del paese sono di proprietà di appartenenti alla classe politica malgascia, solo due tra i candidati alle elezioni possiedono direttamente propri giornali o emittenti.
La commissione elettorale non ha ancora fatto sapere quando sarà in grado di diffondere i risultati del primo turno delle elezioni. Nel caso in cui nessuno dei candidati raggiungesse il 50 per cento dei voti, comunque, ci sarà il ballottaggio, fissato per il 20 dicembre insieme alle prossime elezioni parlamentari.