Un po’ in ritardo ma finalmente mi sono decisa a scrivere anche io qualcosa. Fino ad ora non ne ho parlato molto, certo se qualcuno mi chiedeva o chiede “come è andata laggiù” o “come è stato”, rispondo ma mi limito a “ è stata un’esperienza unica e bellissima”. Non riesco ad aggiungere altro perché sono state emozioni e sensazioni che forse conservo ancora troppo gelosamente, e sarebbe giusto che anche gli altri sappiano cosa abbiamo vissuto giù, quello che abbiamo provato, ma è così difficile spiegarlo a parole. Forse a volte basta mostrare alcune foto che rendono meglio l’idea, senza l’uso di tante parole che possono restare al vento. Meglio testimoniare quello che abbiamo visto… una foto, il modo migliore per attirare l’attenzione dei bambini che si facevano fotografare per poi rivedersi. Di tante foto fatte non ne ho trovata una dove non ci sia un sorriso. Nel nulla hanno tutto: hanno la gioia di vivere stampata sul viso, hanno il sole dentro. Non avevano niente eppure ti davano tutto, anche se questo privava loro di qualcosa di importante: come il riso che ci è stato dato in dono in un villaggio. Tolgono a loro qualcosa di vitale importanza per darlo a te. Non c’è niente di più incredibile! Chi qui dividerebbe con te una semplice merendina? Credo nessuno, perché non siamo capaci di donare e condividere. Noi abbiamo tutto, troppo, eppure non riusciamo mai ad essere felici, ci lamentiamo per ogni cosa… ma loro, loro cosa dovrebbero dire? I ricchi non siamo noi, siamo poveri in confronto alla loro ricchezza d’animo. Loro hanno l’amore, vivono seguendo questo, perché credo che solo in questo modo si possano affrontare tutte le difficoltà della vita. Mi basta pensare alle mille e diverse accoglienze ricevute nei villaggi. Ci accoglievano come se fossimo loro figli, ci preparavano il pranzo, ci davano dei doni.. e tutto questo senza pretendere nulla in cambio, perché facevano tutto con amore. Una terra incontaminata con persone buone d’animo e una gioia, pace e amore infiniti.
Piangi quando arrivi, ma poi piangi il doppio prima di ripartire, perché alla fine lasci un pezzo di cuore li e ti porti via gelosamente il più possibile: i sorrisi dei bambini, i canti, le risate alla casa, i villaggi poverissimi, le persone che hanno lasciato un qualcosa dentro di te… ecco i malgasci sono seminatori di amore e noi dobbiamo essere capaci di cogliere questo seme e farlo crescere dentro di noi, per essere capaci di trasmetterlo al prossimo.
Mi porterò dentro per sempre ogni emozione bella e brutta di questa esperienza. A volte mi sembra ancora di sentire quell’odore caratteristico, quello strano odore di bruciato, quando mangio il riso è inevitabile non far volare li il pensiero e quando non sto bene fisicamente o è una giornata no, penso a loro, ai mille bambini che stavano sicuramente peggio di me, ma avevano sempre e costantemente il sorriso stampato.
Mi sembra doveroso ringraziare Padre Giangi che mi ha dato la possibilità di fare questa magnifica esperienza, unica e inimitabile, perché mi ha fatto conoscere una nuova realtà completamente diversa dalla nostra, mi ha fatto conoscere persone fantastiche con cui ho condiviso tutto questo e con le quali sono nate bellissime amicizie.
Sicuramente ho dimenticato qualcosa, ma sono emozioni queste che faccio veramente fatica a esternare perché sono più grandi di me, sono emozioni che ti riempiono cuore e anima, senza limiti, ti lasci trascinare dal loro modo di vivere, da quel “mora mora” che, purtroppo o per fortuna, ormai fa parte di me, ti senti veramente amato, un amore incondizionato, un amore vero e puro.
Spero di tornarci veramente presto e rivedere tutti… il mal d’Africa esiste veramente!