da Padre Giangi – mail del 25 novembre 2012

Carissimi,

Grazie di cuore ad Elide delle confortanti notizie che ci ha dato del contributo per il 5 per mille, ma soprattutto per le molte persone che hanno espresso la loro fiducia nella nostra associazione e nei suoi progetti. Date sempre fiato, vigore, spazio, forza alla vita perchè è l’unico investimento su cui vale la spesa giocare tutta la propria vita. Vi scrivo sempre con il generatore acceso perchè siamo ormai da quasi un mese senza corrente e fra tre giorni festeggeremo i 100 anni dell’indipendenza dello nazione albanese al buio. Questa domenica di Cristo Re è stata intensa con le S. Messe, catechismo, 2 funerali, riunione con i genitori dei ragazzi della catechesi e infine inaugurazione di un piccolo asilo parrocchiale in uno dei sei paesi che abbiamo. Io verrò in Italia qualche giorno ai primi di Gennaio e spero di rivedervi. Vi metto qui sotto un interessante articolo dell’agenzia Misna sull’attuale situazione in Madagascar. E’ la voce di verità ed autorevole dei 26 Vescovi del Madagascar che si riuniscono in assemblea plenaria tutti gli anni nel mese di novembre. Auguroni grandissimi per l’inizio dell’Avvento con affetto  
P. Giangi

23 novembre 2012 – 18:57MADAGASCAR

AVIDITÀ DEI POLITICI E IMPUNITÀ, LA DENUNCIA DEI VESCOVI

“In Madagascar finora abbiamo avuto quattro costituzioni. In generale i capi di Stato sono arrivati al potere in seguito a sollevazioni popolari ma ciascuno ha fatto votare una costituzione di sua convenienza per conservare il potere e farne approfittare amici e parenti. Per lo più hanno tenuto conto di interessi personali e degli interessi di nazioni amiche piuttosto che di quelli del nostro paese. La storia andrà avanti così fin quando non verrà creato un sistema adeguato che protegga l’interesse del popolo e promuova il bene comune”: è senza appello il verdetto dei vescovi del Madagascar, contenuto in una lettera intitolata “La verità vi renderà liberi (Jn 8,32). Che la pace di Cristo sia con voi”, pubblicata dalla stampa locale a pochi giorni da un incontro nazionale tenutosi ad Antananarivo, la capitale. Dicendosi “preoccupati per la situazione che prevale nel paese”, 26 arcivescovi e vescovi, hanno deplorato “la mancata indipendenza del Madagasikara” nonostante siano passati 54 anni dalla fine dell’occupazione francese.

Dalla destituzione dell’ex presidente Marc Ravalomanana nel marzo 2009, a cui è succeduto il giovane Andry Rajoelina sostenuto da una parte della popolazione e dall’esercito, la grande isola africana dell’Oceano Indiano sta vivendo una transizione politica infinita con ripercussioni negative sulla vita socio-economica di cittadini già poveri.

“Ogni giorno constatiamo la mancata indipendenza del nostro paese. Le prove sono tante: spoliazione delle risorse nazionali – ferro, pietre preziose, legname pregiato, petrolio – tramite contratti di sfruttamento non equi e confisca di terreni. Poi ci sono gli agenti di sicurezza al servizio dello Stato che approfittano del loro potere per massacrare povera gente” aggiungono i firmatari della lettera, sottolineando che “è tutt’ora il regno della corruzione, di una giustizia a due velocità e della cultura dell’impunità che ostacolano il raggiungimento di un clima di pace”.

 Sulla carta, dopo la firma di un accordo di transizione tra le principali correnti politiche, elezioni presidenziali sono in agenda a maggio del prossimo anno.

Guardando al futuro i vescovi esortano i dirigenti malgasci a “preservare l’unità della nazione”, “a difendere unicamente l’interesse del popolo (…) investendo su istruzione e sanità”, “a conquistare indipendenza nei rapporti con altri paesi” ma soprattutto a “far prevalere la verità e la giustizia”.

 Nelle ultime ore a finire al centro di pesanti accuse – esecuzioni sommarie di civili, violenze indiscriminate, distruzione di villaggi – sono state le forze di sicurezza impegnate da settembre nell’operazione ‘Tandroka’ per lottare contro il furto di zebù nella regione meridionale di Anosy. Secondo un rapporto pubblicato dall’organizzazione Amnesty International le ‘forze di intervento speciale’ si sarebbero rese responsabili dell’uccisione di 11 civili e della distruzione di 95 abitazioni nel comune Elonty mentre nella zona di Fort-Dauphin dall’inizio dell’anno 250 persone hanno perso la vita in circostanze oscure. Richard Ravalomanana, comandante della gendarmeria, ha respinto le conclusioni di un “rapporto poco credibile, frutto di un’inchiesta svolta in fretta e senza andare sul terreno”.

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