Vi proponiamo un articolo pubblicato il 2 gennaio su L’Indro che commenta il risultato del ballottaggio delle elezioni presidenziali.
Henry Rajonarimampiamina, il candidato alle Presidenziali supportato dal Presidente ad interim Andry Rajoelina ottiene il 52,23% dei voti mentre il suo rivale, Jean Louis Robinson supportato dalla famiglia del Berlusconi d’Africa, l’ex Presidente Mark Ravalomanana si attesta al 47,77% delle preferenze. Questi sono i risultati parziali del secondo turno svoltosi il 20 dicembre 2013 relativi al 66% dei seggi. I risultati definitivi dovrebbero confermare la vittoria di Rajonarimampiamina.
Gli osservatori stranieri tra cui quelli dell’Unione Europea e dell’Unione Africana, concordano nel definire le elezioni libere e trasparenti, appellandosi ai candidati a rispettare l’esito elettorale.
Una raccomandazione forzata dalla necessità di offrire una stabilità nella più grande Isola-Stato africana ex colonia francese, che blocca i tentativi del candidato preferito dall’Occidente, Robinson, di dichiarare nullo il voto.
In realtà non è stato il candidato perdente ma Lalao Ravalomanana (moglie del ex Presidente in esilio Mark Ravalomanana) ha depositare presso la Corte Elettorale Speciale una denuncia di elezioni fraudolente, supportata da un esperto giuridico inglese Brian Currin, confermando senza ombre di dubbi la Soluzione Putin scelta dai principali attori politici del Madagascar esclusi dalla competizione elettorale per poter governare indirettamente il paese.
Il 27 dicembre scorso la signora Ravalomanana ha indetto una conferenza stampa rivendicando l’analisi approfondita dei processi verbali e la metodologia utilizzato per lo spoglio delle schede, affermando di possedere inconfutabili prove di brogli elettorali a favore di Rajonarimampiamina.
La Comunità Internazionale, nell’accettare i risultati elettorali e appellandosi al loro rispetto, intende evitare il confronto politico post elettorale tra Dider Ratsiraka (l’uomo forte del regime durante gli anni Sessanta ed Ottanta) e il giovane imprenditore Mark Ravalomanana sorto dalle contestazioni dei voti del 2001. Uno scontro che paralizzò nel 2002 il paese per sette mesi fino a quando l’esercito, storico ago della bilancia in Madagascar, decise di appoggiare Ravalomanana.
Dopo sette anni di mandato Ravalomanana fu estromesso dal potere e costretto all’esilio in Sud Africa dal Sindaco di Antananarivo, la capitale, ed ex DJ: Andry Rajoelina, alla guida di un movimento popolare, supportato dall’esercito, sorto agli inizi del 2009 contro la politica ultra liberale del Presidente.
Nel marzo 2009 Rajoelina fu dichiarato dalla Corte Suprema Presidente del governo ad interim con il compito di portare il paese a nuove elezioni. Nel 2010 Rajoelina fece approvare la nuova Costituzione attraverso un referendum, fondando la Quarta Repubblica e rafforzando il sostegno alla democrazia e al multi partitismo.
L’ascesa al potere di Rajoelina era un diretto attacco agli interessi economici dell’Occidente (sopratutto Francia) e del Sud Africa, i principali attori delle pesanti sanzioni economiche contro il Madagascar come forma di pressione per costringere il Presidente ad interim a dimettersi.
Questa manovra che rientra in un vero e proprio complotto ai danni di un paese sovrano, ha annullato i tentativi di Rajoelina di normalizzare il paese, assicurare una ripresa economica e diminuire le ineguaglianze sociali. Il Madagascar ha subito un progressivo deterioramento economico che ha raggiunto le allarmanti condizioni di vita attuali: 56% della popolazione che vive sotto la soglia di povertà (2 dollari al giorno), quattro milioni di Malgasci che soffrono di sotto alimentazione e il 50% dei bambini di malnutrizione. L’economia è collassata mentre la criminalità, spesso indotta da un lavoro di intelligence straniere in collaborazione con le forze ancora fedeli al ex Presidente, aumentata. Durante il Governo ad Interim sono stati tentati tre colpi di stato.
Le possibilità del candidato Robinson e dei suoi padrini di poter annullare le elezioni o di creare una situazione simile a quella del 2002 sembrano esigue. Oltre alla Comunità Internazionale anche l’esercito malgascio non sembra disponibile a mettere in discussione il processo elettorale.
La vittoria di Henry Martial Rajonarimampiamina Rakotoarimanana rappresenta la volontà degli elettori Malgasci di chiudere il capitolo di instabilità economica e politica che dura da 12 anni, preferendo la politica social democratica di Henry a quella ultra liberale del suo avversario, memori che il periodo del Berlusconi Africano coincise con l’aumento della povertà, il rafforzamento delle diseguaglianze sociali e la svendita di importanti settori economici alle multinazionali estere, comprese le terre rubate ai piccoli coltivatori per donarle a ditte agroalimentari straniere per la produzione di biocarburanti e prodotti alimentari destinati all’esportazione in Europa e Asia.
La vittoria è anche una conferma indiretta dell’apprezzamento del lavoro svolto dal Presidente ad interim Rajoelina, nonostante le critiche e i continui boicottaggi internazionali.
Attualmente il primo obiettivo è quello di evitare uno scontro sociale e politico che farebbe sprofondare il paese. Con l’appoggio dell’esercito il raggiungimento di questo obiettivo dovrebbe essere assicurato nonostante che alcuni settori della società civile temono un colpo di mano da parte del ex Presidente Ravalomanana tramite alcuni settori delle Forze Armate ancora a lui fedeli.
Superati questi rischi Henry Rajonarimampiamina dovrà impegnarsi nella difficile opera di ricostruzione dell’economia nazionale scontrandosi contro le multinazionali francesi, sud africane e asiatiche che ancora operano nel paese. Miglioramenti tangibili del tenore di vita della popolazione sono obbligatori. I 3.468.147 elettori che non hanno partecipato al secondo turno, pari al 49,36% del totale degli aventi diritto al voto, rappresentano una seria base di malcontento popolare qualora le promesse di sviluppo e ripresa della stabilità sociale non fossero mantenute.
Fulvio Beltrami
Giovedì 2 Gennaio 2014
http://www.lindro.it/politica/2014-01-02/113664-un-voto-contro-l-occidente