Durante il viaggio del luglio scorso abbiamo visitato come di consueto i carcerati di Ihosy, portando loro riso, carne, capi di vestiario e stuoie nuove da stendere a terra per dormire.
Per prima cosa abbiamo incontrato il direttore del penitenziario che ci ha informato che al momento nel carcere c’erano 260 detenuti tra cui 8 donne e 8 minori, la gran parte dei quali in attesa del processo. Ad esempio, delle 8 donne solo una era stata già processata e stava scontando la pena.
Lo Stato provvede solo al cibo, esclusivamente manioca, quindi il direttore ci ha preparato l’elenco delle cose necessarie: rubinetti nuovi, perchè quelli attuali sono rotti, non si chiudono e l’acqua scorre di continuo; insetticida per disinfettare le camerate che sono invase da cimici, pidocchi, zecche e altri insetti. Prima di entrare nel cortile siamo passati all’infermeria, dove ci hanno raccontato che l’ultima fornitura di medicinali era stata consegnata il 13 dicembre e che la necessità principale era quella di disinfettanti intestinali anti dissenterici. Così abbiamo raccolto tutti i medicinali del tipo richiesto che avevamo con noi e glie li abbiamo consegnati.
I carcerati ci aspettavamo seduti nel cortile. Padre Giangi li ha rincuorati, abbiamo pregato e cantato. Mentre consegnavamo un pallone nuovo, Padre Giangi ha chiesto loro se avevano seguitoi mondiali: non abbiamo nemmeno una radio! è stata la risposta.Anche stavolta, come l’anno scorso, hanno domandato del sapone per lavarsi e per fare il bucato.Un ragazzo che suona la chitarra ci ha chiesto corde nuove per sostituire quelle spezzate.
Prima di distribuire quanto avevamo portato loro, ci hanno mostrato i brandelli di stuoie che avevamo portato lo scorso anno, lacere per la consunzione, e gli insetti che abitano sulle pareti delle camerate e la notte cadono dal soffitto sulle loro teste mentre dormono.
Si sono poi messi in fila per ricevere una maglia o la camicia o il paio di jeans nuovi, e il riso, che ognuno cucina per sè. La carne viene invece cucinata in comune ma alle donne, che hanno una cucina a parte nella sezione loro riservata, ne è stata consegnata una parte.
I detenuti ci hanno poi fatto vedere come dormono, ammassati nei cameroni, uno vicino all’altro, senza la possibilità di muoversi. Per questo durante la notte il capo camerata ogni paio di ore batte le mani e tutti insieme si girano dall’altro lato.
Le camerate vengono chiuse tutti i giorni alle 17.30, al calare della sera, e vengono riaperte al mattino alle 7.30.
Abbiamo poi visitato la zona cucina dove, nelle grosse pentole, stava cuocendo la manioca per il pranzo e per la cena, e abbiamo verificato lo stato dei rubinetti dei quali ci era stata chiesta la sostituzione.
Ci siamo congedati con la promessa di ripassare prima della partenza con quanto ci avevano chiesto e che potevamo trovare qui a Ihosy. Delle altre cose prendiamo nota per portarle dall’Italia, alla prossima occasione.