Vi proponiamo la versione testo del servizio andato in onda lo scorso 9 ottobre su radio vaticana sul tema dell’alimentazione, in vista della prossima giornata mondiale dell’alimentazione, fissata il 16 ottobre di ogni anno. Roberta Gisotti intervista Andrea Cattaneo, economista della Fao.
(http://it.radiovaticana.va/news/2017/10/09/papa_alla_fao_per_giornata_alimentazione_rapporto_2017/1341862)
“Cambiare il futuro dell’emigrazione. Investire nella sicurezza alimentare e nello sviluppo rurale”. Sarà questo il tema dell’intervento del Papa in apertura della Giornata mondiale dell’Alimentazione, che verrà celebrata come ogni anno il 16 ottobre nella sede della Fao, a Roma.
Al suo arrivo, previsto per le ore 9, Francesco inaugurerà una scultura – da lui donata alla Fao – dell’artista Luigi Prevedel, che raffigura il bimbo siriano, Alan Kurdi, rinvenuto annegato nel 2015 sulla spiaggia di Bodrum in Turchia e divenuto il simbolo del dramma dei rifugiati di tutto il mondo. Ad accogliere il Papa saranno il direttore generale della Fao, José Graziano da Silva, il commissario europeo per l’agricoltura e lo sviluppo rurale Phil Hogan, diversi ministri dell’Agricoltura del G7, il presidente dell’Ifad Gibert F. Houngbo e il direttore esecutivo del Pam David Beasley.
Una Giornata che si svolge – sottolinea la Fao – “nel contesto di un mondo dove milioni di persone sono costrette a fuggire dalle loro case – mai come adesso dalla Seconda Guerra Mondiale – a causa di guerre e instabilità politiche”. In questo scenario – ammonisce la Fao – si aggiungono la fame “in crescita per la prima volta dopo decenni”, “la povertà” ed “eventi metereologici estremi”, in aumento, “legati al cambiamento climatico”.
L’attenzione maggiore per uscire da questa spirale negativa è puntare ai giovani, perché non siano costretti a scappare dai loro Paesi e insieme sostenere lo sviluppo delle aree rurali, come suggerisce il nuovo Rapporto 2017 sullo stato dell’alimentazione e dell’agricoltura, presentato alla stampa, nello stesso Palazzo della Fao.
Entro il 2030 i giovani, tra i 15 e i 24 anni, saranno 1,3 miliardi, crescendo di circa 100 milioni, specie nelle aree rurali dell’Africa subsahariana, le più povere del Pianeta. Il Rapporto sottolinea come i cambiamenti nelle economie rurali possono avere un grande impatto per uscire dalla povertà, come dimostratosi a partire dagli anni ’90. Da allora 750 milioni di persone nelle aree rurali hanno aggiunto redditi sopra i 3 dollari al giorno, ritenuti la soglia di una povertà moderata. Ma i progressi irregolari e la crescita demografico – avverte la Fao – complicano gli scenari futuri, per cui oggi abbiamo una popolazione nei Paesi in via di sviluppo per metà urbanizzata (3 miliardi) e per metà rurale (3,1 miliardi). Da qui l’appello del direttore generale della Fao, perché si adottino politiche strategiche territoriali che colleghino lo sviluppo di aree urbane e rurali. In gioco – ha detto da Silva – è il raggiungimento degli obiettivi fissati dall’Onu nell’Agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile.
Andrea Cattaneo, economista della Fao, tra gli autori del Rapporto:
R. – In pratica, con l’urbanizzazione si sta sviluppando una domanda per prodotti alimentari, che è sempre più diversificata, anche con cibi più elaborati ed anche a maggior valore aggiunto da un punto di vista monetario per i produttori. Si profila quindi come una grande opportunità per le zone rurali nei Paesi in via di sviluppo per cercare di migliorare le condizioni di vita in quelle aree. Occorre dunque valorizzare questo legame tra la domanda urbana per prodotti alimentari e tutto ciò che è la catena alimentare, che va dalla zona rurale al centro urbano e quindi non solo l’agricoltore ma anche chi elabora il prodotto, chi lo stocca, lo trasporta, lo vende al dettaglio: quindi creare anche nuove opportunità di lavoro.
D. – Nelle zone rurali sappiamo, perché già da tanti anni la Fao lo denuncia, vive la massima parte della popolazione più povera del mondo. Forse fino ad oggi c’è stata una sottovalutazione del problema, nel senso di dire “son talmente poveri, lasciamoli lì dove sono”?
R. – Questo è un punto molto interessante, nel senso che ci sono due aspetti: da un lato, è vero, tre quarti della popolazione povera del mondo è nelle zone rurali; allo stesso tempo, questo rapporto evidenzia il fatto che molti stanno uscendo dalla povertà restando in zone rurali: questo vuol dire che opportunità economiche esistono. Si è vista soprattutto una sinergia tra zone rurali e zone urbane nell’Est – Sud Est asiatico, per cui centinaia di migliaia di persone hanno migliorato la loro condizione di vita, sono andate oltre la soglia di povertà restando in zone rurali.
D. – Nel Rapporto della Fao si parla anche di protezione dei piccoli produttori rispetto ai grandi mega-produttori …
R. – Certamente. Diciamo che questa opportunità che viene data dalla domanda di prodotti alimentari in zone urbane non si traduce automaticamente in un miglioramento dello stile di vita per i piccoli produttori, perché – come abbiamo visto poi anche in molti Paesi sviluppati – ci può essere la tendenza ad avere grossi produttori o grossi conglomerati che forniscono i prodotti alle zone urbane. Quindi una grossa parte del Rapporto è dedicata a cercare di capire come far sì che i piccoli produttori possano accedere a questa domanda di prodotti alimentari che sta aumentando, e quindi avere anche loro la possibilità di introdursi in questa catena alimentare e così beneficiare di tale processo.