da Padre Giangi: Piccoli fatti di vita quotidiana – Ihosy 4 dicembre 2017

Ihosy 4 dicembre 2017

Carissimi,

                             buon inizio nella preparazione alla venuta del Figlio di Dio, il  Signore nostro Gesù Cristo. Vi desidero in ottima salute del cuore e dello spirito come lo è pure per me. Dopo giorni di interruzione della connessione internet vi racconto alcuni momenti della vita quotidiana in Madagascar.

Siete pronti per un viaggio con i mezzi pubblici? Ci si deve trovare alla stazione delle autolinee ad Antananarivo, alle ore 14,00 per ritirare il biglietto col posto già prenotato precedentemente e trascorrere due ore e mezzo di tempo nell’osservare il brulichio di passeggeri, venditori di qualsiasi oggetto e mercanzia, caricatori e scaricatori di bagagli dai portapacchi dei pulmini, persone che cercano un angolo recondito lungo il muro di cinta per i propri bisogni. Alle 16,30 dopo varie strombettate e sotto un acquazzone si parte con la pioggia che entra da tutte le fessure delle porte, dai finestrini e dal tetto perché l’antenna della radio non c’è più. Non racconto tutto ciò che succede durante il tragitto ed i vari ostacoli da superare durante la notte ma finalmente si arriva a Ihosy il mattino dopo alle ore 8,30 dopo aver percorso 600 km. di strada.

L’autista del trattore una sera di settimana scorsa mentre stava arrivando a destinazione in campagna con i fari illumina sei giovanotti col fucile a tracolla. Si ferma per salutarli e si scusa per averli rischiarati. Di notte lavorano le opere delle tenebre ed i ladri di buoi. Il giorno dopo incontro due uomini, mi fermo a salutarli e mi chiedono qualcosa da mangiare. Stanno seguendo le tracce dei 6 buoi che gli hanno rubato durante la notte. Sono gli unici buoi che rimanevano nel villaggio, buoi utilizzati per arare le risaie e per tirare la carretta, buoi per la vita. Dopo aver tolto l’unico pane che avevo nello zaino mi congedo augurandogli che Dio li aiuti a ritrovare i loro buoi.

Una mamma di 5 figli che è in carcere ha partorito con taglio cesareo il sesto figlio in ospedale a Ihosy. Pochi giorni dopo è rientrata in carcere e sono andato a visitarla nella grande camerata del reparto femminile dove c’è l’unico tavolato su cui dormono tutte le donne. Sono tavolati in legno simili a quelli che si vedono nelle foto dei campi di concentramento della seconda guerra mondiale. Le chiedo come mai i suoi primi 5 figli sono nati senza cesareo e a quest’ultimo hanno dovuto praticarle il cesareo. La sua spiegazione è molto semplice. Quando l’hanno arrestata cinque mesi fa con suo padre e due altri suoi fratelli in carcere con lei, il bambino si è spaventato e non voleva uscire. Le chiedo come si chiama il bimbo. “Tsy Resy”, cioè “colui che non è vinto” che non è vinto dal male e che Gesù Cristo lo aiuti, mi risponde.

Prima domenica d’Avvento, Messa in carcere nel pomeriggio. Gesù ci invita a vigilare e domando a loro in che cosa dobbiamo vigilare. Subito un giovanotto mi risponde che dobbiamo vigilare affinché non siamo vinti dalle opere del maligno.

Se si desidera andare in bagno si usa l’espressione molto concreta: “gli uomini non sono galline”. Qualche giorno fa chiedo di poter usufruire dei così detti bagni malgasci a fossa perduta. Subito mi avvisano che nel primo bagno si è appollaiato un serpente in caccia di topi, per cui mi consegnano la chiave del secondo bagno. Essendo unica la fossa perduta tutte le necessità fisiologiche svaniscono in un lampo ed è opportuno evitare anche il secondo bagno.

Dal prossimo 7 dicembre sarò a Tolojanahary, un paese a 60 km. dalla capitale dell’associazione umanitaria Akamasoa fondata da P. Pedro, nostro confratello, che parecchi di voi conoscono, vedi in internet.

Un caro saluto ed augurio a tutti voi affinché Gesù nasca ogni giorno nei nostri cammini di vita ed amore, con affetto        

Giangi

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