Come già concordato,confermo la riunione del consiglio direttivo per lunedì 4 luglio 2016, alle ore 20.30, presso la sede dell’Associazione UnicoSole-Onlus, a Seriate in via Roccolo 39, con il seguente odg:
Convocazione del Consiglio Direttivo del 14 aprile 2016
Immagini collegate:
Diario diMassimo, Volontariato involontario nella città di Ihosy – gennaio 2016
Introduzione
Partire per un viaggio deve avere un suo perché. Amore, avventura, voglia di sapere, curiosità, stavolta il viaggio aveva un obiettivo diverso. C’è in ballo una possibilità di lavoro, anomalo, come lo sono io, un qualche cosa da fare non ben definito su Reunion Island nell’arcipelago delle Mauritius.
Prendo la palla al balzo già che ci sono faccio un salto in Madagascar a vedere cosa ha combinato in trent’anni di missione, mio cugino Giangi , che poi sarebbe cugino di mia moglie ma poco importa l’essenziale è ripartire, vedere un po’ di mondo, di terre lontane e diverse da calpestare. Tante volte il Giangi mi ha invitato nella terra dei Lemuri per una visita in quei luoghi lontani e colorati. Ho sempre declinato l’invito sapendo bene che andare laggiù non può essere visto come un viaggio di trekking ma di lavoro.
Non che questo mi spaventi, ma quando poi prendi un impegno con chi da tanti anni sta cercando di dare sollievo a una popolazione che è tra le più povere del mondo non si deve scherzare. Il motto del Giangi è accettare chi ti offre aiuto sfruttando le sue attitudini. Cioè se uno sa fare l’idraulico, fagli fare l’idraulico non l’insegnante. Così sono partito si, con l’intento di fare due passi ma mentre davo una mano a qualcuno che ne avesse davvero bisogno. Ecco come ho capito di essere un volontario involontario che partito per vedere un nuovo lavoro in terre lontane, ne ha trovato uno in fondo al suo cuore. Grazie Giangi per la lezione che mi hai dato, in venti giorni passati con te e gli altri amici ho diviso e condiviso un mondo lontano e sconosciuto pieno di contraddizioni e di sorrisi, quelli non mancavano mai, mai.
10 gennaio 2016. giorno 1 partenza x il Madagascar
Sono le 2,45 suona la sveglia, questa scena l’ho già vista altre volte, zaino da 70 Lt sulle spalle e quello da 20 di fronte, si parte. Sto cercando di unire un viaggio di piacere, incollarlo con della solidarietà, dipingerlo di cultura, con una spruzzata di interesse. Partirò da Linate per Parigi e arriverò ad Antananarivo la capitale Malgascia dove passerò la notte, il mattino seguente con il pulmino noleggiato dall’associazione Unico Sole mi sposterò presso il villaggio di Ambositra dove parteciperò all’inaugurazione di una scuola. Il giorno seguente sempre con il pulmino arriveremo alla città di Fianarantsoa. E mercoledì con un taxi Brush (letteralmente taxi della savana) a Ihosy, dove siamo attesi da Mattia, cugino di seconda generazione che sta insegnando Inglese ai ragazzi del posto. Uso i termini arriveremo e siamo perché contrariamente al solito non viaggio da solo, sono in compagnia di 4 amici, Angelo, Elide, Luca e Sonia. L’idea è di fermarmi una decina di giorni, aiutando Angelo in alcune lavorazioni alle case del villaggio di Ihosy.
Trascorso questo periodo mi rifarò 600 km di taxi Bush e tornato alla capitale mi imbarcherò per l’isola di Reunion, nell’arcipelago delle Mascarene, meglio conosciute come Mauritius che dista 800 km a est nell’oceano Indiano. Qui aspetterò Giacomo per una opportunità un po’ particolare ma non voglio tediare nessuno parlando di lavoro. Mi voglio concentrare sul viaggio malgascio. Inizierò il mio racconto da molto lontano. Era l’otto settembre del 1982, io e mia moglie Maria ci siamo uniti in matrimonio nel santuario di Sant ‘Antonio a Luzzana. Il sacerdote che celebro’ la funzione era un novello prete con vocazione missionaria, tale Padre Gianluigi Colombi , cugino di mia moglie. Dopo pochi mesi e terminata la sua iniziazione in Sardegna, Giangi, lo chiamerò così per comodità, inizio’ la sua missione in Madagascar. Da allora sono passati 33 anni e io sono curioso di vedere cosa di buono abbia compiuto questo cugino, compaesano, missionario nella lontana isola africana. Naturalmente mi sono portato le scarpe da trekking e i sandali, spulciando google Heart ho visto dei bei percorsi da attraversare con tanto di laghi e cascate. Ora sono in aereo mancano ancora oltre 6 ore all’arrivo, ho pranzato e non sono stanco, ma per mantenermi in forma faccio della ginnastica da seduto, chiuderò gli occhi per un paio di’ ore e leggero’ uno dei libri che mi sono portato. Sono molto eccitato al pensiero che nei prossimi giorni attraverserò un bel pezzo di questa stupenda isola, anche se non come vorrei, il tram di San Antonio dovrà aspettare qualche giorno sostituito da mezzi meccanici a 4 ruote. Chiudo così il mio primo giorno di diario, domani siamo al caldo e all’umido.
Buon cammino Bacelix
11 gennaio 2016 giorno 2 Antananarivo
Prima notte passata nella capitale del Madagascar, in un albergo a 20 minuti di pulmino dall’aeroporto. Tutto ok sveglia alle 6,30, una colazione abbondante e si parte per la diga, località che somiglia molto ai nostri mercatini di Natale. C’e infatti lungo il corso del fiume cittadino un argine pedonabile da dove si lascia spaziare lo sguardo su una parte della città che somiglia molto alla nostra città alta.
Sotto di me, alla mia sinistra serpeggiano sinuose le bancarelle con ogni genere di artigianato locale. Si va dai gusci di tartaruga ai fossili, alle macchine costruite con lattine delle bibite, ai più svariati oggetti in legno in pietra, la preziosissima vaniglia e altro ancora. Acquisto due acchiappa sogni per le mie nipotine Lidia e Viola e con Luca il membro più giovane della brigata mi avvio sull’argine a caccia di fotogrammi da inserire nell’album. Percorriamo il fiume per un paio di chilometri osservando curiosi l’estrazione della sabbia dal letto del fiume, la costruzioni di mattoni in terra cotta e le donne che allegre lavano i panni nell’acqua color caffè latte, non mancano pescatori e semplici perditempo che come noi curiosano sull’argine.
Veniamo raggiunti dal resto del gruppo e in pulmino ce ne andiamo in un moderno centro commerciale a fare la spesa per la nostra sopravvivenza.
Pane, latte, birra, acqua e altri generi di prima necessita. Ci rimettiamo in viaggio in una coda chilometrica che aggira la città, ci fermiamo a prendere la frutta, banane, ananas, mango in altre bancarelle sul percorso e seguendo il fiume scendiamo verso sud. Come sempre non vedo l’ora di uscire dalla città e vengo ripagato da una natura rigogliosa, dove l’uomo ci ha messo le mani vediamo distese di risaie che mano a mano salendo l’altipiano diventano a terrazze sempre più articolate e ben costruite. Sembra che il riso sia l’attività di punta di questa gente, aiutata dalla stagione dei monsoni che porta con sè quantità considerevoli di pioggia. Ci fermiamo a pranzo ai bordi della strada perché abbiamo individuato una stupenda cascata, e mentre le signore si prodigano in acquisti, noi maschietti prepariamo la pappa. Taglio un salame portato da casa, sembra bollito a causa del caldo ma e’ ancora mangiabile, il grana, e poi passiamo alla frutta. Banane a go go e ananas dolcissimo, fa caldo le nuvole che nascondevano il sole sono sparite, è meglio ripartire.
La strada bella e liscia comincia a farsi piena di curve, saliscendi e buche grandi da ingoiare uno zebù, che troviamo su tutto il percorso a brucare l’erba verdissima. Ma dopo sette di ore di questa giostra siamo messi a dura prova. Il pulmino e’ scomodo, inoltre abbiamo i 12 bagagli stipati all’interno.
Sono le 17,45 ci fermiamo in un umile alberghetto, stasera zuppa di legumi e carne di zebù. Buon appetito e buona notte.
12 gennaio 2016 giorno 3 Ambohimasoa
Mamma mia, mettermi questa sera a scrivere le mie solite due righe mi mette in difficoltà. Non so proprio da che parte cominciare, tante sono state le cose i luoghi che ho visto e gli amici che ho ritrovato. Pronti?
Sveglia alle 5 colazione e partenza sul pulmino stra colmo di valige, ho insistito per spostare i bagagli a meta’ bus per avere la possibilità di allungare le gambe dopo il viaggio di ieri, ma non è stata una buona idea. Stamattina il cielo è terso dopo il passaggio del temporale di ieri sera, e che temporale, che pero’ mi ha permesso di dormire al fresco. Inizia subito a serpeggiare la strada, sia a destra che a sinistra si vedono terrazzamenti di risaie che alternano fazzoletti di terra coltivati a mais. Passiamo piccoli villaggi che non sono sulla strada ma si intravedono sui rilievi con costruzioni in mattoni intonacati nell’ordine di 5/6 case mono familiari.
La scelta di sedere dietro non e’ stata vincente e me lo ricorda anche Luca il mio giovane pupillo che, oltre allo stomaco che protesta vivacemente per le buche improvvise,vedeva le curve e le brusche frenate per evitare altri mezzi che provengono dalla direzione come un film della serie Fast and Furios. Il nostro autista Haja che si legge aza, viene spesso fatto fermare per una foto, l’acquisto di frutta o semplicemente per fare quattro passi, e dato che non siamo galline, per pisciare, come scoprirò più tardi per via di un proverbio locale. Sono le 8 del mattino e arriviamo in vista della città di Ambohimasoa, l’ingresso del paese e’ molto pittoresco sulla strada stretta e sinuosa, le multicolori botteghe si alternano, tra un gommista un fabbro e i venditori di frutta e carne. La nostra prima tappa in questa luogo ha lo scopo preciso di partecipare alla inaugurazione di quattro aule della scuola elementare e media locale finanziate da UnicoSole. Non pensavo che noi fossimo gli ospiti d’onore e appena scesi dal pulmino, siamo stati assaliti da 1500 bocche sorridenti, da 3000 occhi pieni di curiosità e riconoscenza, il magone mi ha serrato la gola e inumidito gli occhi. Poi e’ arrivato da Tsarafidy padre Giangi e Mattia che ho rivisto con tanta gioia e da come mi hanno salutato la cosa e’ stata reciproca. Ha seguito poi la Santa Messa animata da 1500 ragazzi che cantavano in modo da emozionare anche la sabbia dove si camminava. Verso le 13 siamo stati invitati in un ristorante del luogo il più bello del paese, per i canoni locali, per i nostri no, ma a noi sembrava di pranzare Da Vittorio. Ho assistito alle richieste delle autorità che avrebbero voluto avere un’ altra scuola, Elide il presidente di Unico gli ha spiegato che serve uno studio per capire esattamente quello che serve per il progetto. Alla fine ci hanno portato a vedere un terreno secondo loro adatto alla costruzione della scuola. Il temporale improvviso ci ha fatto fuggire a gambe levate, dopo avere scoperto di avere una gomma a terra il nostro Haya si è fermato dal gommista per una gonfiata allo pneumatico. Abbiamo proseguito sulla National n. 7 che è la spina dorsale del paese la quale attraversa tutto il Madagascar per 900 km. Dopo altri 150 km siamo arrivati alla destinazione finale di questo giorno, Fianarantsoa , qui c’erano 52 ragazzi che ci aspettavano, dopo averli salutati uno per uno ho assistito ad un piccolo incidente. Una ragazzina di nome Flora, dall’apparente età di 10 anni e’ svenuta a terra, soccorsa dai presenti è stata portata semi incosciente all’ospedale locale, uscita con una prognosi non ben definita è stata messa a letto dopo avere mangiato un pugno di riso. Sono le 20,30 si cena in una mensa semi buia ma piena di calore umano. I ragazzi hanno preparato riso, pollo e le immancabili e deliziose verdure, che sono condite solo con spezie locali, buonissime. Dopo la cena Padre Giangi ha invitato prima noi 5 ospiti a presentarci, poi è toccato ad ogni singolo ragazzo/a dei 52 i quali hanno chi in Malgascio chi in Francese e qualcuno in Inglese raccontato da dove vengono, età e scuola frequentata. Di seguito ognuno di noi ha eseguito chi una poesia, una canzone o solo due parole per animare la serata. Ci siamo dati la buona notte e senza poterci lavare per mancanza di acqua ci siamo messi in branda, e abbiamo dormito lo stesso.
A domani.
13 gennaio 2016 Fianarantsoa giorno 4
Stamane la sveglia è alle 4,30, mi sono fatto carico di preparare la colazione. Latte, caffè , te e marmellata di ananas. Ho tribolato non poco ad apparecchiare, semi buio e non conoscendo la dislocazione delle poche stoviglie e tutti i problemi legati al fatto che non ti muovi bene in un ambiente che non conosci. Comunque è andato tutto per il meglio, i miei compagni sono sazi, caricato il pulmino, sono le 6, si riparte per l’inaugurazione di un’altra scuola. Sono rimasto piacevolmente colpito dall’attività svolta dall’associazione Unico Sole, che spazia dalla costruzione di scuole, all’allevamento di galline, alla produzione di uova e altre mille attività. La spedizione odierna mi porta alla seconda inaugurazione di aule scolastiche in una zona fantastica. Dopo avere percorso un tratto di strada dove passava un’antica foresta e percorso un centinaio di chilometri, il pulmino ci fa scendere e Padre Giangi ci indica una strada di campagna che porta ad un villaggio con una ventina di casupole di mattoni e fango. Ci accoglie il capo villaggio e una vetusta signora di bianco vestita, dopo i saluti rituali ci viene indicato il serraglio degli zebù scavato in una buca di 3 metri all’interno del villaggio. E’ stato fatto in questo modo per via dei razziatori di bestiame che imperversano nella zona. Si presentano al villaggio di notte in una trentina di loschi individui e sollevando letteralmente i buoi li portano via per venderli nei mercati del nord. Finita la visita al recinto, il vecchio ci mostra una pietra sacra poggiata per terra che noi Vazha, (stranieri) non possiamo toccare, pena orribili sventure. Non contento di averci terrorizzato con la pietra sacra, ci ha mostrato una costruzione sempre in pietra molto antica, dicendo che fosse la tomba comune del villaggio. Decorata con due dolmen cilindrici alti 3 metri e un corridoio di una decina di passi che mostrava il segno dell’ingresso al tumulo il quale si trovava sotto terra di altri 3 metri. Sotto poi si aprivano 4/5 stanze con le varie tombe di famiglia che con cadenza irregolare tumulavano i propri cari. Lasciato il villaggio ci incamminiamo sulla collina in direzione della scuola, arrivati sull’altipiano una marea di giovani e vecchi ci accolgono festanti. Alla sinistra il palco delle autorità con un vecchio impianto per il microfono e la pianola che accompagna i canti. Io e Luca ci stacchiamo dalla ressa e ci inerpichiamo su per la collina, superiamo un centinaio di metri di dislivello e scolliniamo. Troviamo contadini e boscaioli intenti nei propri lavori, resto affascinato da tre boscaioli che tagliato l’albero e fatto cadere terra dopo averlo squadrato grezzamente ne fanno dei travetti, qualche foto e giù di nuovo per la Messa ormai iniziata da un pezzo. Vengo incaricato da Padre Giangi di rilevare l’altezza di dove siamo tramite il GPS del mio fido iPhone e quella di un bacino idrico che si vede dall’altra parte della valle, sempre con Luca, apprendista pellegrino camminiamo per oltre mezz’ora passando per un piccolo ospedale dove fuori in attesa paziente una trentina di persone attendevano il proprio turno. Camminiamo lungo il tracciato del tubo di discesa a valle seguiti da una miriade di bambini che simulano un inseguimento al nemico (che saremmo io e Luca) sino ad arrivare alla cisterna. Con sorpresa trovo sulla costruzione la foto di due persone una che ho avuto il piacere di conoscere era di Giuditta la moglie di Angelo morta ormai da più di trenta anni, ho provato un paio di volte a parlare di Lei con Angelo ma il ricordo per la moglie scomparsa era talmente doloroso da fargli mancare la voce e bagnare gli occhi anche dopo tanti anni. Scendiamo spediti verso il villaggio, la strada e poi su alla scuola, pranzo a base di riso, pollo e verdure e dopo avere salutato la marea di gente, la lasciamo festante a ballare e cantare, ci incamminiamo a ritroso verso valle. Saliamo a bordo del pulmino e torniamo verso la casa famiglia, non prima di fermarci per salutare il sindaco della località che orgoglioso ci mostra i 7 chilometri di strada scavata nella terra sabbiosa tutta a mano da un centinaio di operai del luogo. Impressionante quanta terra abbiano spostato con il solo ausilio di piccole vanghe. Arrivati di nuovo a Fianaransoa, perdiamo un paio di ore per tirare l’ora di cena. Alle ore 20 passate ci mettiamo in viaggio per Ihosy che dista 4 ore di strada. Buia, piena di buche, con molti posti di polizia. Ogni tanto ci si ferma perché non siamo galline e dobbiamo pisciare, e mi perdo a guardare le stelle, pensavo che quelle del deserto Marocchino fossero le più belle ma mi sbagliavo. Da qui si vede la via lattea in tutto il suo splendore, una lunga scia che si piega alle estremità continuando a perdita d’occhio. Percorriamo nel buio assoluto un tratto di strada che mi pare non finire mai, tagliato solo dai deboli fari del nostro mezzo. Il pulmino viaggia a tavoletta e ogni tanto rallenta e sterza bruscamente per schivare una buca, questo esercizio tiene tutti svegli e in tensione. Dopo non so quanti chilometri, è mezzanotte e entriamo nel cancello che chiude il muro di cinta della casa di Ihosy, non scarico nulla mi butto sulla branda e ……….. Buonanotte
14 gennaio 2016 Ioshy giorno 5
Sveglia alle 5 e colazione, visita con Giangi ai pollai dell’associazione e subito dopo partenza per visitare le tre proprietà che distano dalla casa una ventina di km. La prima Marufivango che si trova in una pianura tra due catene montuose distanti tra loro una trentina di km. Una costruzione in mattoni con porte e finestre rivolte a ovest, un pozzo profondo quindici metri e trecentocinquanta ettari di terreno pianeggiante coltivato in piccolissima parte a riso, arachidi, papaia. I confini sono tracciati con l’aratro e sono state piantate 400.000 piantine di eucalipto. Lasciata la solita strada principale, la 7 mi sono fatto lasciare all’inizio della pista che lunga 9 km serpeggia sino alla casa. Arrivato li ho vagato per un altra ora in cerca del pulmino dei miei compagni che nel frattempo aveva fatto il giro della proprietà e aveva seguito il lavoro del trattore. Qui la terra costa veramente poco e la mano d’opera di un uomo dei campi vale 2 euro al giorno, il Madagascar è tra i 10 paesi al mondo più poveri e per reddito pro capite è il terzultimo. Il secondo terreno visitato viene chiamato Sakalalima, è quello che mi e’ piaciuto di più in assoluto. Anche qui la casa in mattoni sul modello della precedente ma costruita ai piedi di una collina in pietra alta circa 300 mt, dove alla base scorre una piccola quantità di acqua. Qui è iniziata la costruzione di risaie alimentate da 3 bacini costruiti spostando semplicemente delle grandi quantità di terra in zolle e compattandole con i piedi. La terza proprietà è chiamata Ivandrika, qui oltre alla casa e’ costruito un magazzino per le granaglie, questi due terreni sono i più accessibili perché vicini alla strada principale. Il totale dei terreni occupa un’ area lunga 10 x 8 chilometri.
Rientrati dalla gita un pranzo veloce e si e’ iniziato a tirare cavi e montare
scatole per l’impianto elettrico della casa di Ihosy sino a sera inoltrata.
Buonanotte domani riprendono i lavori.
15 gennaio 2016 Ihosy giorno 6
Qui la sveglia e’ fissa alle 5,30, anche perché il sole comincia presto a martellare le teste, colazione e per oggi e’ previsto il montaggio di un piccolo impianto fotovoltaico sulla casa di Marufivango, il primo terreno visitato, per intenderci quello con 9 km di pista. Alla partenza dalla base dovevano esserci anche i due lattonieri addetti alla costruzione e al montaggio dei canali di gronda, ma al momento di partire uno dei due si e’ dissolto. E così anche il secondo non si e’ imbarcato con noi sul pulmino. Devo dire che il tempo come lo intendiamo noi, qui ha un valore completamente diverso, è vero che ci si alza presto, ma si spende tanto tempo per la mancanza di organizzazione. Questo da parte di persone, i locali, che del tempo non tengono assolutamente conto, inoltre chi vive spesso in queste terre come padre Giangi diventa uno di loro anche per questo difettuccio. Comunque per farla in barba ai tempi malgasci alle 16 quando ci siamo reimbarcati sul pulmino, l’impianto fotovoltaico era in funzione e il telefono del responsabile poteva essere caricato con il nostro impianto oltre al trapano da 700 watt che funzionava egregiamente. Il lattoniere che nel frattempo un po’ a piedi e un po’ con un passaggio di un locale aveva raggiunto la casa aveva iniziato la preparazione delle lamiere ed io affascinato dalla loro manualità ho perdonata la loro scarsa puntualità. Rientrati al campo un po’ stanchi un po’ contenti un po’ sognanti ci siamo messi in branda per un meritato riposo. La cena comune e le chiacchiere su quanto combinato in questa giornata hanno concluso degnamente la giornata. Memore della calura africana della notte prima, ho trascinato fuori la mia branda e con le mie fide cuffiette negli orecchi mi sono addormentato sotto un manto di stelle. Solo verso le 3 ho spento la musica e tirandomi il lenzuolo sulle spalle mi sono riaddormentato.
A domani pellegrino Malgascio
16 gennaio Ioshy giorno 7
Il risveglio e’ stato dettato dal sole che come ogni mattino picchia duro, anche presto, Lidia la nostra cuoca locale mi ha dato il buongiorno ridendo vedendomi seminudo attorcigliato nel verde lenzuolo all’esterno della camera. Lidia che come molte altre giovani donne della casa aspetta un bambino e seppure in gravidanza avanzata alle 4,30 è in piedi a preparare il pan per tutti, insieme a Roland suo marito è il custode per tutto l’anno della casa del frutteto e del pollaio. Ieri Il nostro autista è tornato alla casa famiglia di Fianarantsoa a prendere Elide e Sonia che si erano fermate in città per altre questioni legate alla associazione. La giornata e’ iniziata come al solito all’alba con la lavorazione qui alla casa dell’impianto elettrico, mi rendo
conto che qui le cose da fare sono molte e quello che manca oltre ai materiali
e’ il tempo, cosi’ tutti si danno da fare per ottimizzarlo cercando di contrastare l’indole indigena. Arrivano così le 13 e si pranza, non manca nulla sulla nostra tavola nemmeno la preghiera per ringraziare di tutto quello che riceviamo e riusciamo a donare. Un pisolino veloce non me lo faccio mancare e si riprende a produrre sino al tramonto. Il mio figlioccio Luca che credeva di farsi una vacanza indimenticabile è un po’ deluso, ma l’armonia che si è venuta a creare tra di noi ha fatto si che ogni giorno che passa sia appagante e pieno. Solo quando andrà a casa e ripenserà con nostalgia ai giorni passati nella terra rossa riuscirà a metabolizzare l’importanza di questo tempo speso a disposizione di chi ha poco più di niente. Anche stasera non e’ molto tardi ma la stanchezza si fa sentire, una stanchezza sana, pura come la voglia di fare qualcosa solo per il gusto di farlo .
Pecat a Mor buonanotte
17 gennaio 2016 Ihosy giorno 8
Oggi grande festa, Rene un malgascio primo tra i lavoranti della missione, diventato imprenditore avicolo grazie al lavoro piantato in questa terra dalla caparbia volontà di padre Giangi , ha inaugurato una nuova attività. Un allevamento di galline ovaiole, che danno da lavorare a parecchia gente locale. Alle 8 l’ora fissata per l’uccisione del bue, cibo per oltre 300 invitati, le donne gli uomini sono stati divisi in due ali di folla. Rene insieme a tre anziani ha iniziato salmodiando una cantilena di ringraziamenti alla terra e agli avi e dopo 2 ore di rito si è proceduto all’uccisione dello zebù. E’ stata celebrata la Messa lunga e cerimoniosa e alla fine si e’ mangiato riso, verdure e carne di zebù bollita che non mi ha entusiasmato. Verso le 15 siamo rientrati a verso la casa ma prima siamo passati alle carceri della città.
Qui abbiamo trovato una situazione assurda di degrado e abbandono della persona, mi è stato chiesto da Giangi se volevo collaborare per dare qualcosa da mangiare a questa gente. L’associazione Unico Sole di Seriate, da anni provvede oltre ad altre iniziative alla sostituzione delle pentole in alluminio da 150 lt che i carcerati utilizzano per fare bollire la manioca e che si consumano vistosamente, il costo di due pentole sfiora i 500 Euro. Per dare
da mangiare anche solo per un paio di giorni a oltre 260 poveri affamati servono quintali di cibo e il cibo costa, così mi e’ venuta l’idea di chiedere aiuto agli amici di Facebook . Ho lanciato l’appello e sono curioso di vedere quanti amici mi daranno una mano. Rientrato dalle carceri con la promessa fatta di dare una mano a questi disgraziati la sera a cena si è stesa una lista della spesa. Due caciope di riso e una di fagioli. La caciopa è la misura con cui si misurano le piccole quantità siano esse di riso, sale, fagioli o zucchero.
Servivano inoltre 260 pezzi di sapone per lavarsi, 15 secchi, due per camerata da usare come latrina e 15 taniche adatte a contenterà acqua, del disinfettante per sterminare le zecche presenti a migliaia e della calcina con del sale per poterla sciogliere così da essere usata come tempera sui muri. Stilata la lista della spesa e cenato sono le 21,30, trascino fuori la mia branda, la posiziono sotto le stelle e mi stendo a dormire cercando inutilmente di contarle.
Buonanotte Bacelix domani altra giornata.
18 gennaio 2016 Ihosy giorno 9
Oggi è lunedì Io, Luca e Angelo proseguiamo con i lavori di installazione delle linee elettriche per la casa dove abitiamo, mancano le prese, gli interruttori, un paio di luci esterne. Mentre si lavora continuano ad uscire nuove mansioni. Giangi si rivela un imprenditore consumato che sa bene come trattare con i locali e con noi volontari, riesce sempre ad ottenere quello che vuole tirando il collo un po’ a tutti, ma sempre con un sorriso. Questi tre simpatici giovanotti non siamo io Luca e Angelo ma i tre muratori (specializzati) che ci hanno accompagnato attraverso alcune lavorazioni. Io li ho ribattezzati in funzione della loro indole e precisione. Il primo a sinistra, Mario Casela in quanto preciso e metodico come l’amico di Luzzana Mario. Il secondo, Fabiano che come Fabiano di Grone, sempre ciarliero e scherzoso non faceva mai mancare una battuta o uno scherzo a chi gli stava accanto. Il terzo l’ho ribattezzato Riccardo, come il rimpianto amico che langue in un letto di ospedale, secco più degli altri, simpatico e grande lavoratore. E a questi il sorriso non manca di certo, specie se mi vedevano a salire su una scala malferma o su una sedia, mimando le gambe che si schiantavano e ridendo a crepapelle.
19 gennaio 2016 Ihosy giorno 10.
Al mattino con Angelo e Luca lavoriamo agli impianti elettrici della casa. Nel pomeriggio Mattia ha organizzato un incontro al liceo dove insegna la lingua Inglese.
Passando nel parco della scuola si vedevano piante bellissime di diverse specie e qualche lemure. Ma la cosa che più mi ha fatto sorridere era passare fuori dalle classi e vedere tutti i ragazzi affacciarsi alle finestre salutando e ridendo. Siamo entrati poi in tre aule dove Mattia ha mostrato i progressi dei suoi allievi che rispondevano alle nostre domande in Italiano e Inglese. Ogni classe si è poi esibita chi in ballo chi in un canto. Io non ho potuto tirarmi indietro e ho estratto dal mio repertorio qualche chiassoso pezzo che ha fatto strabuzzare gli occhi ai presenti non abituati alla lirica. Rientrato verso le 17 ho dato forfait e mi sono steso nella calura pomeridiana. Ci sono volute due docce per abbassare la temperatura corporea.
Alla fine Angelo ha cominciato con: ma se mettessimo 2 tasselli a quel cavo e se cambiassimo quella presa intanto che viene ora di cena? Alla fine mi sono alzato dalla branda e ho ricominciato a bucare e avvitare sino quasi all’ora di cena. A un certo punto ho mandato a farsi benedire il mio superiore e mi sono infilato sotto la doccia, dopodiché fresco e riposato mi sono messo a scrivere le due righe giornaliere, negli ultimi giorni sono proprio solo due righe. Non penso sia tanto affascinante raccontare di quanti metri di cavo siano stati posati o quanti tasselli si siano infilati nel muro……..
20 gennaio 2016 Ihosy giorno 11
Mercoledì, oggi giornata pienamente lavorativa, dobbiamo finire gli impianti del Piccolo Ihorombe dove abbiamo installato l’impianto fotovoltaico, resta poco da fare, tirare una cavo d’acciaio, fissare le lampade sulle perline da poco posate e sigillare i fori nel muro. Lascio a malincuore questo luogo tanto bello selvaggio e tanto fuori dalla civiltà che ti fa sentire davvero libero. Seppure senza tante comodità, a dire la verità ben poche, in questo posto ci starei 2/3 giorni da solo spaziando in questa immensa pianura soleggiata sino alle montagne da nord a sud e usandolo come campo base per delle gite solitarie. Domani è programmata la visita al parco di Isalo e venerdì il pulmino porterà, dopo un viaggio di tre giorni, Sonia, Luca ed Elide ad Antananarivo dove il 25 un volo per Parigi e poi Milano li riporterà a casa. Noi nel frattempo saremo appiedati e ci dedicheremo ai lavori all’interno della missione. Io, Angelo e Luca ci diamo dentro anche se la partenza programmata per le 7 dalla casa è slittata alle 9,30 per tutta una serie di problemi. Qui è così non si può mai sapere cosa può succedere.
Arrivati a destinazione e coinvolti anche i bambini che vivono nel piccolo Ihorombe, corrotti con delle caramelle (bon bon) si sono dimostrati molto disponibili a darmi una mano per tirare un cavo o per radunare le attrezzature e infine per la pulizia, minuziosa di tutti i cavetti e plastichine avanzate.
Alle 16 siamo sulla strada del ritorno, devo distribuire la prima trance di libagioni ai carcerati. Appena arrivato alle carceri mi viene incontro un prigioniero con una ferita di arma da fuoco alla gamba, quasi piangente mi prega di dagli un’occhiata. Io porto sempre con me la cassetta del pronto soccorso lo faccio sedere e gli disinfetto il meglio possibile la ferita e la copro con della garza sterile. Pulendola mi sono uscite delle uova biancastre, penso che fossero di qualche strana mosca. Visto poi le condizioni in cui si trovavano non c’era da stupirsi, brrr…..Nel frattempo sono stati disposti i sacchi di riso e di fagioli per la distribuzione. I prigionieri in fila ordinata per 2 e per 4 attendono pazientemente il proprio turno non nascondendo con gli occhi una certa fretta di ritirare quello che per loro è un vero e proprio ben di Dio. In questa prigione ci sono adulti, minorenni, e donne che vengono rinchiusi per la notte in camerate separate, questo cucciolo a destra nella foto è il figlio di una detenuta, carcerato pure lui suo malgrado. Per ringraziaci di quanto offerto, i carcerati hanno intonato un canto a due voci molto bello e melodico.
Giangi mi ha poi invitato a restituire la cortesia facendomi esibire con un canto a mia scelta. I reclusi hanno apprezzato tanto le mie doti canore da chiedere un bis. Non perché io sia così bravo, ma giusto perché loro possano stare fuori dalle celle ancora qualche minuto. Me ne sono andato da quel posto, contento di avere contribuito anche se solo per un brevissimo periodo alla loro precaria situazione. E’ vero che se sono li dentro qualcosa di brutto lo abbiano combinato, ma bisogna anche capire il contesto, qui la gente vive con una manciata di riso e i frutti che ti offre la natura. La natura di un uomo lo porta anche a desiderare qualcosa in più, e basta rubare una gallina per essere un criminale e finire in galera.
21 gennaio 2016 Parco di Isalo giorno 12
Dopo l’arrivo a Ihosy oggi è il primo giorno di svago, si va al parco di Isalo. 80.000 ettari di foreste, canyon, cascate e vista mozzafiato. Partiti dalla città verso le 7 con il nostro scomodo pulmino ci dirigiamo verso sud ovest salendo l’altipiano chiamato Grande Ihorombe. Dopo una ventina di tornanti dolci ma pieni di buche arriviamo alla sommità del monte. Da qui in poi una lunga strada diritta taglia l’altipiano in due, la percorriamo senza scorgerne la fine. Vedo delle costruzioni diroccate e mi viene detto che erano state allestite per potere osservare meglio l’eclissi totale del 2003, tentativo di installazione turistica stabile. Avrebbero potuto ad oggi farne un uso migliore e non lasciare andare in malora tutto quanto. Proseguiamo il nostro viaggio e alla mia destra scorgo una moderna fattoria con un silos che svetta all’orizzonte.
E’ l’investimento di una multinazionale la Tozzi Green che qui ha speso un po’ dei suoi utili. Mi viene indicata più avanti un’altra costruzione, anzi due, dalla forma ormai familiare intuisco siano delle scuole, infatti Elide mi dice che anche queste costruzioni sono state donate da un ente no profit.
Dopo oltre un ora di strada arriviamo all’esterno del parco dove una decina di guide, ognuna che parla una lingua straniera diversa circondandoci si informano sulla nostra provenienza. Scelta la nostra guida scopriamo con stupore un nome non proprio malgascio, Dollaro, lasciatogli dal nonno che un paio di generazioni prima era andato a avorare in America. Tornato ha battezzato i propri figli con nomi di Monete Americane.
Dollaro si è rivelato una guida esperta e mentre camminava ci illustrava le
peculiarità del parco, facendoci notare particolari che a noi sarebbero sicuramente sfuggiti. Animali perfettamente mimetizzati nel verde, uccelli tanto piccoli da passare inosservati e piante a noi sconosciute come il Bao Bab nano. Su questa stele di pietra è scolpito il perimetro del parco con all’interno indicazioni sui percorsi sia lunghi che ridotti e aree dove passare la notte. L’escursione iniziata in campo aperto e con un caldo soffocante è continuata poi facendoci immergere in una foresta fresca e vociante di uccelli e cicale. Un continuo saliscendi su rocce sapientemente scolpite a gradoni, si alternava da un corso d’acqua a un laghetto, una ripida salita o una repentina discesa. in uno di questi su e giù ci siamo trovati di fronte ad un laghetto con cascata. E’ bastato uno sguardo, io e Luca ci siamo buttati senza pensarci due volte. L’acqua fresca ma non troppo ci ha rigenerato, mi sono poi arrampicato sulla cascata dove ho fatto una gigantesca doccia con l’acqua che mi precipitava sulla testa, tanto da essere dolorosa. Tornati sui nostri passi per qualche centinaio di metri ci siamo divisi, Elide, Angelo e Sonia, hanno proseguito per il sentiero pianeggiante che portava ad altri due laghetti.
Dollaro, ha condotto me e Luca sulla sommità del canyon lungo un sentiero impervio e con una vista mozzafiato. Il sentiero, scavato nella morbida roccia dopo una salita piuttosto impegnativa a un certo punto gira a destra di 90 gradi e si spiana diventando un terrazzo lungo e stretto. Da qui si gode la vista di uno scorcio di valle che scende in una foresta lungo il corso del torrente, che poi alimenta il lago e la cascata dove poco ero poco prima. Seguendo lo stesso sentiero, imbocchiamo una valle laterale che ci invita a salire ancora, sino al punto più alto del canyon. E’ qui che troviamo una concentrazione di Bao Bab nani, di diverse forme, con pochi o con tanti rami, tutti caratterizzati da una base panciuta che sembra appoggiata alla roccia.
Dopo avere scrutato l’orizzonte, una nuvola con un gancio appesa al cielo e avere ascoltato il frinire assordante delle cicale, scendiamo un sentiero che ci accompagna in un’altra valle molto profonda. Sento da lontano la voce di Angelo accompagnata da un eco scrosciante. Anche qui cascate e laghetti sono avvolti dalle pareti che accolgono un torrente.
Troviamo il resto del gruppo accampato in semi ombra che ci attende per il breakfast, non prima di un tuffo e una nuotata nel laghetto nero e già che ci siamo anche in quello blu. Questi sono i nomi attribuiti alle due pozze d’acqua limpida. E così dopo un ora di relax e con la pancia piena ci incamminiamo giù per il corso del torrente in un percorso di sassi giganti e sentieri scavati nella roccia, sino ad arrivare al campo base, dove il nostro pulmino ci raccoglie e usciti dai confini del parco torniamo verso Ihosy. Devo assistere su raccomandazione di Elide alla distribuzione della seconda trance di riso e fagioli ai carcerati. Elide, esperta perché ormai da anni viene a trovare questi disgraziati mi ha dato ottimi consigli che si sono rivelati basilari nelle visite svolte alle carceri. Con la seconda distribuzione alle donne, ai minorenni e a due malati di tubercolosi, sono state aggiunte delle porzioni di riso e fagioli per i prossimi giorni. Qui l’obesità non è presente. Alla fine viste le generose offerte, arrivate a circa 400 Euro, sono riuscito a raddoppiare le porzioni di cibo, ecco perché si è passati una seconda volta a distribuire, e fare un’altro piccolo giro. Grazie ancora a chi ci ha dato una mano. Domani si inizia a dare la calcina sulle pareti rattoppate i buchi con terra e sterco di zebu, finalmente si toglieranno i segni delle zecche schiacciate sui muri. Mi piace immaginare questo posto come un esposizione di camion giocattolo multicolore (i carcerati) che attendono pazientemente che qualcuno li faccia uscire dal loro espositore (il carcere) per percorrere liberi e lavorando la propria strada.
Buon cammino amici delle carceri di Ihosy, buon cammino di cuore.
22 gennaio 2016 Ioshy giorno 13
Non si fa in tempo a finire un lavoro che il Giangi te ne procura subito un altro. Quando sono arrivato il primo giorno, dei muratori locali stavano segnando il terreno con dei sassi spaccati di granito. Erano le fondamenta di 3 gabinetti e un lavandino gettato sul posto. Ora che sono conclusi gli impianti elettrici , mi appresto a preparare l’impianto idraulico di questi nuovi servizi igienici per gli operai che lavorano qui . E’ sorprendente vedere quanto poco tempo ci mettano i locali a costruire una struttura, utilizzando pietra locale, mattoni cotti e cemento. Non esistono betoniere o strumenti di misura sofisticati. Si costruisce come ai tempi di Michelangelo, usando l’abilita manuale e la forza delle braccia. Non serve la corrente, si inizia a lavorare quando c’è luce e si finisce quando la luce se ne va’, un po’ com’era da noi nelle campagne un secolo fa’. Sono aiutati dal fatto che qui la terra è una sabbia rossa e compatta, non usano picconi o grandi badili, lavorano con delle vanghette con un lungo manico e invece di calcare con il piede la vanga nella terra , la spingono a forza di braccia riuscendo a spostare quantità di terra incredibile. Mentre alcuni operai costruivano i bagni altri erano occupati a scavare delle buche perfettamente quadrate da usare come fosse biologiche , tutte sotto l’occhio attento di Giangi che dava indicazioni chiare e precise al responsabile. Basilare è spiegare in modo corretto quanto si vuole eseguire, una volta capito il lavoro gli operai lo eseguono fedelmente. Dopo avere segnato le tracce da eseguire per alloggiare le tubazioni me le hanno scolpite in maniera quasi maniacale.
Giangi mi ha chiamato per una modifica ad un interruttore che non funziona e già che ci siamo me ne fa installare un altro con una nuova luce. Poi carica la sua moto, una Honda 125 di bassa qualità per i nostri standard e parte con cesti vanghette e altre attrezzature manuali da portare nei vari terreni, dove decine di operai sono a scavare, dissodare, seminare e raccogliere ogni tipo pensabile di frutta e verdura che qui cresce dove e’ possibile irrigare. Sta venendo buio anche stasera, preparo la nota dei materiali da acquistare, domattina mentre Angelo si farà tirare matto dalle continue richieste di Giangi, io andrò a comperare i materiali che mi servono. Sono le 19,30 e Lidia la nostra cuoca Malgascia ci chiama per la cena. Buon appetito Bacelix , devo dire che non manca, sto prendendo ancora peso, ho bisogno di camminare ma non in questo clima. A domani.
23 gennaio 2016 Ioshy giorno 14
Notte stupenda, ieri sera mi sono addormentato fuori come al solito cercando la mia stella e non trovandola. Sveglia alle 5, devo fare mille cose, per prima dopo colazione aiutare Angelo a finire le luci esterne della casa dei pulcini, alle 8 parto con Jean Paul in direzione mercato per comperare il materiale occorrente per i bagni. Le foto riportano l’evoluzione dei servizi igienici del luogo, ho omesso di evidenziare il primo stadio che altro non erano che una serie buche piene di m……
Mi ero ripromesso di non fare altri lavori e di andarmene un po in giro a camminare, ma mi rendo conto che quello che non riuscirei a fare ora verrebbe ripreso tra chissà quanto e allora finiamo quanto iniziato anche se il caldo, la polvere e le zanzare non sono mie alleate. Passeggiare per le vie polverose della cittadina di Ihosy è come camminare in un documentario National Geographic Odori, sapori, colori ,risate della gente che vede un omone bianco che si aggira per i banchetti se poi infili le cuffiette nelle orecchie e ascolti la musica che più ti piace, be’ allora è come volare. Arrivato al magazzino, saluto monsieur le patron e con il mio francese inventato inizio la mia sfilza di richieste di materiali divertendo i presenti e me stesso, ci vogliono quasi due ore per uscire vincitore dal bazar. Non resta che portare tutti i materiali alla maison, no problèm. Fermiamo un Tuk Tuk che altro non e’ che un Ape a tre ruote che trasporta umani, animali e materiali. Infilo le verghe di tubo da 5 mt all’interno legandole alla maniera Malgascia (come si riesce) e l’Ape parte strombazzando per le viuzze ingombrate di persone e di ogni genere di materiale. Rientrato, l’impresa mi ha già preparato scavi e tracce nei muri, inizio subito la posa facendo chiudere scavi e tracce appena posato i tubi. Ho assunto come mio aiutante e traduttore Mike, un ventinovenne avido di sapere e conoscenza che e’ anche l’unico che parla un po’ di inglese e traduce le mie istruzione agli operai al seguito. Risultato, stasera tutto posato e murato, pavimenti lisciati e lunedì non resta che posare i sanitari.
Niente piastrelle, un verde acido sulle pareti, solo l’essenziale per usare decentemente i bagni. Dovreste vedere cosa hanno usato fino ad oggi brrrrr. Lidia mi chiama dalla cucina sono quasi le venti, stasera uova fritte verdure di tutti i tipi patatine fritte e birrazza. Buon appetito bacelix a domani.
24 gennaio 2016 Ioshy giorno 15
Domenica giorno di riposo ma non troppo, stamattina sveglia alle 6, colazione poi ho dormicchiato e scritto sino alle 9. Alle 9,30 c’è stata la messa presso la chiesa della parrocchia di Ihosy, sono partito a piedi dalla casa seguito da un codazzo di bambini che aumentavano man mano che si percorreva il sentiero che ci ha portato in un grande spiazzo. Qui i bambini si sono moltiplicati a dismisura, tutti volevano vedere e toccare buda buda ( l’uomo grosso). Entrato in chiesa due bimbette mi si sono attaccate e non mi hanno più mollato. Mattia mi aveva avvisato delle oltre due ore di funzione sapendo che non sono proprio un fervente frequentatore di messe, ma devo dire che il tempo è volato, grazie ai canti intonati e alla partecipazione totale dei fedeli. Dopo la funzione io e Mattia abbiamo attraversato alcune viuzze del paese entrando in una casa di etnia Bara invitati da due belle ragazze che si stavano pettinando, due foto e abbiamo proseguito il giro. Preso un Tuk Tuk ci siamo recati in farmacia per prendere altre medicazioni per i carcerati. Tornati per il pranzo, arriviamo insieme a
Giangi e Angelo che aveva celebrato messa alle 7 in un altro luogo, ma naturalmente prima di rientrare è passato a vedere se trovava qualcosa da farci fare, e lo ha trovato. Sotto la diga delle risaie i rubinetti che controllano il livello dell’acqua perdevano, così dopo pranzo due volontari a caso, io e Angelo ci siamo fatti in giro in moto. Piacevolissimo, la diga si trova a una trentina di km a nord, poi ci siamo persi e così la gita si è allungata, arrivati in vista della diga su uno sterrato tortuoso, dopo una curva mi sono trovato una lunga biscia sulla carreggiata. L’ho investita involontariamente ma non mi sono fermato per prestarle soccorso. Sistemate le perdite ci siamo accorti che non arrivava più acqua, si erano svuotati i tubi durante la riparazione e a causa del basso livello dell’acqua non si riuscivano a riempire. Allora motopompa a 500 mt di distanza tubazioni e casini vari ma nel frattempo si e’fatto buio rientriamo a casa ci pensiamo domattina. Senza casco semi buio quasi una pattuglia ci ferma , tiro diritto non vorrei andare a trovare i miei amici carcerati come compagno di cella. Durante la cena io e Angelo raccontiamo al resto dello sparuto gruppo le avventure del giorno appena passato, io sogno la mia branda sotto le stelle e dopo pochi minuti il sogno si avvera. Buonanotte bacelix centauro.
25 gennaio 2016 Ihosy giorno 16
Oggi il caldo mi ha sfiancato, Giangi e Angelo sono andati a sistemare la diga, io ho finito gli impianti idraulici dei nuovi bagni non completamente, mancavano le doccette che arriveranno domani da Fianarantsoa. Ho aiutato
Angelo a sistemare i mulini e container quando e’ rientrato vincitore con la
battaglia della motopompa. Verso le 5 ho dato forfait ero veramente stanco.
Mi sono steso e mi sono addormentato come una sasso. Adesso è ora di cena,
Lidia ci ha preparato della pasta turca, penso di non avere problemi neanche
stasera ad addormentarmi. Una stanca buonanotte, Bacelix
26 gennaio 2016 Ihosy giorno 17
Se ieri ha fatto caldo, oggi lo ha fatto ancora di più, stamattina io e Angelo in moto siamo andati al terreno di Marufivango per finire alcune cosette e fare qualche foto al recinto dei e buoi. Verso le 10,30 siamo rientrati rifacendo lo sterrato di 10 km e poi la strada sino a Ioshy. Lasciato Angelo ai lavoretti della casa sono andato alle carceri per salutare e fare la medicazione alla gamba del mio solito paziente. Alla fine l’ho fatto uscire per la medicazione e non ho salutato nessuno. Non me la sentivo, avrei dovuto fare tante altre cose ma il tempo e’ stato speso tutto. Arrivato alla casa Angelo mi dice che dobbiamo andare di corsa alle risaie di Ivanzica, la motopompa non funziona. Mangiamo un boccone veloce e partiamo in moto percorrendo i quasi 25 km che ci dividono dal sito. Arrivato sotto la diga dove si è posizionata la macchina, scopriamo che gli operai non hanno montato la guarnizione sulla aspirazione e dopo una strigliata uno veloce parti di corsa in mezzo alle risaie verso la casa per recuperare il pezzo. Dopo un paio di ore sotto un sole cocente e dopo avere spostato la tubazione che riempiva la risaia ci siamo recati dove una decina di operai stavano raccogliendo il peperoncino. raccogliere il peperoncino non sembrerebbe un lavoro faticoso, invece si. Primo le piantine sono molto basse pertanto ci si deve chinare a 90 gradi sotto il sole dalla mattina alle 6 sino alla sera al tramonto, il tutto per raccogliere forse un chilo di prodotto a testa che verrà venduto al commerciante per una cifra irrisoria. La donna che si vede nella foto, china a raccogliere è la moglie di uno dei muratori che hanno costruito i bagni degli operai alla missione. Forse non si nota ma è all’ottavo mese di gravidanza e come tutti gli altri, dall’alba al tramonto e per diversi giorni ha raccolto instancabilmente peperoncino. Porta i guanti di lattice perché il peperoncino è talmente piccante e toccandolo praticamente tutto il giorno irriterebbe le dita in maniera molto fastidiosa. Ne sanno qualcosa Elide e Sonia che per un giorno hanno provato l’ebrezza della raccolta. Bello tosto anche l’ultimo giorno di permanenza, adesso rientriamo, ci sono le valige da preparare, il container da chiudere e domattina si parte per la capitale.
27 gennaio 2016 Ioshy giorno 17
Sveglia alle 5,30 ma la sensazione e’ che non si parta con il fresco. La solita colazione e un minimo di programma mi fanno percepire che il via sarà almeno per le 9/10/11. Giangi e’ lungo e poi ancora lungo di suo, oggi che deve rientrare dopo quasi tre mesi di permanenza nella sua seconda patria gli verranno in mente 1000 cose da fare nel giro di pochi minuti. Ieri sera è rientrato dopo le 20 che qui equivale a notte fonda. Stamattina abbastanza agguerrito si è messo a sistemare le cose nell’armadio arrivato ieri da Fianarantsoa. Ho dovuto cambiare una doccetta difettosa nei cessi montati nei giorni scorsi e sostituire con un faretto una lampadina poco potente che illumina il portone principale. Poi e’ toccato al riempimento delle valige con oggetti e ricordi locali da ridistribuire poi in Italia. Alla fine verso le 10 dopo un’ultimo saluto da parte
degli ultimi ragazzini rimasti ci siamo messi in moto, con due carriole saldate sul portapacchi del pulmino dal fabbro locale da lasciare in un terreno dove gli operai stanno movimentando della terra rossa per la costruzione di sbarramenti ad uso risaie. Dopo una mezz’ora di saluti in malgascio a tutti i presenti siamo ripartiti, dimenticavo di dire che il nostro autista mentre cambiavo il faretto e’ andato a prendere della legna.
Solo dopo un ora e mezzo di viaggio ho capito il perché. Fermato il furgone in mezzo ad un rettilineo, salta fuori un ragazzotto che abbraccia Giangi e il resto del gruppo, trattasi di un membro della casa famiglia di qualche anno prima che si e’ laureato in odontoiatria e che e’ in attesa di essere assunto da un dentista di una città vicina, pertanto un uomo che cammina con le sue gambe e che appaga sicuramente chi l’ha aiutato in questo percorso. Bene, la legna era per suo padre, dopo i rituali saluti, si riparte in direzione Nord ma dopo una ventina di chilometri siamo nella zona degli ananas, come non fermarsi per gustarne la dolcezza neanche lontanamente paragonabile ai frutti che arrivano a casa nostra e che maturano nei container. Siamo in vista della casa famiglia di Fianarantsoa, dove ci attende un ora di lavoro per montare un altro armadio, qui la cosa si dilunga, i ragazzi da salutare sono tanti, ma è piacevole e divertente. Si riparte e dopo qualche chilometro un nuovo stop. Dove avevamo inaugurato la seconda scuola ci attendeva il sindaco che ci ha messo al corrente del furto di 13 buoi in un villaggio vicino e purtroppo anche dell’uccisione di due fratelli che ne erano a guardia. Più avanti abbiamo incontrato la maestra di una scuola primaria che ha consegnato a Giangi la richiesta di aiuti finanziari per la costruzione di 4 aule per 206 bambini. E’ sera inoltrata, arriviamo ad Ambositra nell’albergo dove ci eravamo fermati all’andata. Siamo gli unici ospiti, l’illuminazione del luogo è appena sufficiente per identificare le sagome dei compagni. Ceniamo in silenzio, siamo tutti molto stanchi, a due a due ce ne andiamo a dormire. Il mio compagno di stanza è Mattia, poche battute e ci si addormenta.
28 gennaio 2016 Ambositra giorno 18
Il mattino si riparte a piedi, mentre Giangi regola i conti e saluta i locali, io, Angelo e Mattia andiamo a fare visita al locale mercato artigianale, dove si acquistano oggetti per i regali da portare a casa. Io piuttosto caustico ai regali non compro nulla, poi mi si avvicina una ragazza e come se mi volesse vendere droga mi mostra delle sciarpine in seta grezza, ne ho comperate 6 senza mercanteggiare troppo. Arrivato Giangi e spesa un’altra mezz’ora per borse strumenti e oggettistica varia, si parte, la strada continua tortuosa, salite e discese si alternano e si alternano tratti asfaltati ad altri completamente sconnessi. Dove si deve rallentare sino a fermarsi dei bambini chiedono qualcosa per il servizio svolto. Il loro lavoro è quello di riempire le buche con della terra e per questo chiedono giustamente un compenso. Sulla strada troviamo molti camion che trasportano zebù da sud a nord verso la capitale dove verranno venduti nei mercati locali. Non manca di vedere cose bizzarre come zampe o corna che escono dalle sponde dei vecchi camion. Guardando attraverso il cassone si intravede una foresta di corna legate alla centina del mezzo. Giangi ci avvisa che siamo nei pressi di un luogo dove è avvenuto un tragico incidente nel 2001. Un suo caro amico e collega missionario Padre Elli Luigi si è qui schiantato con la sua auto contro
uno di questi camion che proveniva in direzione opposta morendo subito dopo. Rammenta con occhi lucidi di avere celebrato lui stesso il funerale molti giorni dopo il decesso per attendere il fratello che dall’Italia non trovava biglietto aereo.
Il viaggio prosegue verso Antananarivo la nostra meta finale non prima di passare accanto a immense risaie poste sia nelle pianure che sulle dolci pendici collinari. E’ evidente che qui di acqua ce né in abbondanza tanto da fare abitualmente due raccolti l’anno. Entriamo quasi senza accorgerci nella periferia della capitale, inizia il traffico quello caotico e strombazzante delle grandi città africane, ma noi deviamo verso la diga, costruita per tenere a bada le forti piene che si verificano nella stagione delle piogge, divide il fiume dalla città. Un grande bacino lacustre tappezzato da fiori di Loto dilaga sino a lambire la città alta che si vede sullo sfondo.
Siamo diretti alla sede della DHL nei pressi dell’aeroporto, mentre Giangi e René sono alle prese con un funzionario per delle pratiche relative a dei terreni, noi siamo addetti allo sdoganamento della frizione del trattore arrivata dall’Italia. Non è una cosa semplice, le tasse di sdoganamento costano più del pezzo di ricambio. Questa cosa manda in bestia il povero Angelo che da in escandescenza. Ma purtroppo si deve pagare il dovuto, per coprire che ci vorranno altri cinque giorni per avere il ricambio a Ihosy. Be qui è così e non ci si può fare nulla se non adeguarsi. Dopo due ore di DHL arriviamo all’albergo, dove passeremo alcune ore in attesa della cena e di essere accompagnati alla partenza partenza. Durante la cena un duo di chitarre ci allieta con alcuni brani classici. Sono le 21 ci portano in aeroporto, imbarchiamo le valige stracariche di regali, frutta sotto grappa, e i minerali che Angelo si è portato appresso. Veniamo chiamati tutti e quattro all’altoparlante per il controllo dei bagagli, troppa roba e troppo pesante. Alla fine il Giangi con i suoi modi malgasci fa si che il carico venga richiuso e imbarcato. Saliamo in aereo destinazione Parigi e poi Milano, anche questo viaggio è quasi terminato, ci aspetta un fresco rientro, speriamo non troppo.
Stavolta il viaggio non ha portato il Bacelix camminatore ma il turista lavorante e come sempre curioso di vedere nuove terre e nuove genti e come in ogni viaggio mi ha soddisfatto. Forse perché quell’antico detto che dice che non importa la meta, ma il viaggio e tutto quello che provi durante è il vero scopo. A proposito a Reunion Island non ci sono più stato, ci andrò in seguito quando le cose matureranno, sperem.
Buon rientro Bacelix, alla prossima
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Un po di ricordi: diario di Sonja, viaggio in Madagascar di gennaio 2016
Domenica, 10 gennaio
Lunedi mattina 10. gennaio 2016 alle ore 06:00 parto una seconda volta, dopo due anni, per il Madagascar. Con il gruppo: Elide Longa, Angelo Colombi, Massimo Bacis, Luca Gelpi e io Sonja Pirovino CH. Padre Giovanni e Mattia Longa sono già da novembre a Ihosy.
Sono piena di gioia di tornare un‘altra volta in Madagascar. Questa volta mio figlio Massimo non ha potuto venire perchè deve andare a scuola.
Vorrei scrivere un po di quello che ho vissuto.
Dopo il lungo viaggio siamo finalmente arrivati a Antananarivo e qui ci aspetta il nostro caro Haja. Che bell’incontro! E notte, e caldo, perche qui è estate. Andiamo nell‘hotel per dormire poche ore e dopo comincia la mia/nostra avventura.
Lunedi 11 e martedi 12 gennaio
Dopo la prima notte facciamo la doccia e andiamo a la Digue e compriamo delle cose da portare a casa. Nel pomeriggio partiamo per Ambositra: qui dormiamo una notte e poi andiamo a Fianarantsoa nella casa famiglia. Poi andiamo a Ambohimahasoa e incontriamo Padre Giovanni e Mattia per inaugurare le aule. C‘è stata una grande festa e abbiamo celebrato la messa. Ritorniamo tutti alla casa famiglia, incontriamo i ragazzi e mangiamo tutti insieme. E‘ bello rivedere alcuni ragazzi che mi riconoscono dall‘altra volta. Oggi non c‘è la possibilità di fare la doccia perchè non c‘è l`acqua calda. Non fa niente: ci si può lavare anche così.
Mercoledi, 13 gennaio
Qui in Madagascar i giorni sono lunghi e intensi. Vuol dire che ci si alza presto, noi alle sei, i ragazzi alle quattro. Oggi andiamo a inaugurare le nuove aule del Liceo di Tsarafidy. Vedere quello che hanno fatto negli ultimi due anni fa molto piacere. Alla fine della messa e della festa regalano un‘anatra viva a P. Giovanni. Massimo le dà il nome Alice. Poi si va in casa famiglia. Mangiamo insieme e poi P. Giovanni, Angelo, Massimo, Luca e Mattia partono con Haja a Ihosy. Elide e io
rimaniamo ancora due notti nella casa famiglia. Anche oggi non si fa la doccia con l`acqua calda la faccio con l`acqua fredda!
Giovedi, 14 gennaio
Qui i giorni sono molto caldi e si suda tanto. Con questo caldo mi viene sonno e ogni tanto potrei dormire in piedi. Al mattino presto facciamo colazione e poi subito laviamo i nostri vestiti. Oggi andiamo con P. Maurice a vedere cosa ha fatto con
gli studenti e con le famiglie. Durante il viaggio ci fermiamo per andare a vedere un gruppo di persone che hanno raccolto il riso e lo hanno messo al sole. Non sapevano che saremmo andati a trovarli, però ci hanno preparato subito un piatto con riso e i fagioli. Con un sincero misotra bezecha, mangiamo il riso, poi li salutiamo e andiamo a vedere il terfeno che hanno terrazzato a mano. Che sorpresa! Due anni fa c‘era solo una foresta e oggi non si riconosce più. Hanno fatto un gran bel lavoro. Bravissimi! Quando partiamo hanno anche un
nuovo slogan:“Imparare, zappare“. Torniamo allacasa famiglia e
troviamo un
po di ragazzi che sono malati. Per cena ci danno da mangiare l`anatra Alice. Mi ricordo che oggi è il mio compleanno. Scriviamo un SMS a Massimo per dire grazie „per il suo regalo Alice“. Ai i ragazzi malati portiamo una tazza di acqua calda con limone. Acqua calda per fare la doccia non ce n’è. Ormai ci siamo abituati.
Venerdi, 15 gennaio
La mattina alle nove mezza P. Maurice viene di nuovo a prenderci. Visitiamo anche la sua casa di Sonierama, e siamo invitati per il pranzo.
Nel pomeriggio ci viene prendere Michel e ci porta all‘istituto dei sordoomuti dove sta la ragazza Narda. E‘ molto bello vedere come è contenta e serena. E anche lei l’ho vista un‘altra volta. Stasera facciamo le valigie perche domani mattina presto si parte per Ihosy. Con noi vengono Hanitra e i suoi tre figli e Michel. Durante il viaggio ci fermiamo un attimo per vistitare un piccolo parco con i tre
ragazzi. Ci fermiamo un‘altra volta per comprare un sacco pieno di mango. Costano solo circa 3 Euro e sono fantastici. Tutti giorni possiamo mangiare frutta che e una meraviglia: litschi, ananas, papaia, mango. All‘una e mezza arriviamo a Ihosy nell‘allevamento delle galline e nella casa dove stanno gli altri. Per noi non c‘è posto per dormire e cosi andiamo in hotel. Elide e io restiamo qui i prossimi cinque giorni. Cena e riunione con Rene e Jean Paul. Ho un bellissimo incontro con la mamma della piccola Patrizia. Non ci vuole
tanto per avere dei begli incontri: basta un sguardo, un saluto, salama, o anche un semplice misotra bezecha che loro e anch‘io ci regaliamo un sorriso. Per me questi incontri con il popolo del Madagascar sono i piu bei ricordi che toccano il cuore e che non dimenticherò mai. Anche il canto che ti regalano fa venire la pelle d‘oca.
Sabato, 16 gennaio
Anche nel nostro gruppo abbiamo dei momenti molto belli e tanta allegria. I prossimi giorni sono pieni di impegni e lavori. Angelo, Massimo e Luca
hanno tanto lavoro da fare e anche P. Giovanni. Non dimentico la mia /nostra racollta di peperoncini, due ore e mezzo al caldo sole del Madagascar, in ginocchi Elide e io . Poi arriva P. Giovanni e possiamo lasciare questo lavoro faticoso. P. Giovanni ci fa vedere il grande terreno. Dopo che le donne ci hanno preparato da mangiare riso e fagioli e un po‘ di papaia, andiamo visitare un altro terreno. P. Giovanni ci fa vedere e soprattutto ci fa capire
dove si costruiscono le risaie! Viene già sera e c‘è un bel tramonto. Durante il viaggio per andare a casa Giangi ci racconta un episodio che ha vissuto qui il giorno di Natale, quando è andato a casa di notte con la moto. Il suo racconto è pieno di aventura, ma tutto è andato bene. Elide e io aiutiamo mettere a posto la cucina, svuotiamo i cartoni con dentro i piatti, le tazze, i bicchieri e le posate. Angelo ci monta anche un porta asciugamano. Due li monta anche nel bagno. Vedo subito che il nostro in cucina è montato storto. Gli chiedo: perche? E la sua risposta è veramente sorprendente e meravigliosa, e mi lascia senza parole ma con un grande sorriso. “E‘ storto perchè cosi l`acqua dell‘asciugamano può fuggire“. Questa è proprio bella, e il portasciugamano rimane storto per ricordo. Oggi prepariamo noi la cena: pastasciutta con il sugo di pomodori, peperoncini e tonno.
Domenica, 17 gennaio
Come ogni anno si va a visitare il carcere. Non è molto bello quello che ci fanno vedere e capire. Hanno bisogno urgente di pesticidi per i locali in cui dormono. Alla fine ci
cantano anche due canzoni. E in questo momento Massimo gli regala un po‘ di serenita con il suo canto di Ave Maria. Ascoltano in silenzio e sono colpiti della sua voce. Con due altre canzoni allegre e con la promessa che torneremo di nuovo ci salutiamo. Quello che dopo ha fatto Massimo per i carcerati, con i suoi amici di casa è stato un gran bel gesto.
Lunedi 18 gennaio
Stamattina P. Giovanni va presto con il pulmino e un po di lavoratori a raccogliere ancora i peperoncini, ma oggi senza me e Elide! Lavoro ce n’è sempre e noi abbiamo tanto da lavare. Poi c‘è il lavoro di togliere i litschi dal guscio e togliere anche il nocciolo. Non è facile e ci vuole tanto tempo, ma con i lavori che si fanno si impara anche tanto. Non so se questo lavoro conviene. Lo facciamo lo stesso, e dopo sei ore smettiamo e andiamo un‘ora in città.
Mercoledi 20 gennaio
P. Giovanni, Angelo Massimo e Luca oggi sono tutto il giorno fuori per lavoro. Mattia è a scuola e pranza insieme a noi. Per cena facciamo un bel risotto ai funghi e stiamo tutti insieme e ci raccontiamo la giornata che abbiamo passato. Anche il buon espresso non manca mai. Tutti i giorni vedo anche la piccola Patrizia e sua mamma. Mi sono molto affezionata a loro due.
Giovedi, 21 gennaio
Oggi, giovedi, Angelo, Massimo, Luca, Elide ed io abbiamo un giorno libero e andiamo visitare il parco. Ci sono delle cascate e gli uomini fanno anche il bagno. Per me e Elide basta rinfrescare i piedi. Facciamo il „Picnic“ e dopo alcune ore rientriamo a Ihosy. Torniamo un‘altra volta al carcere e aiutiamo a distribuire il riso, i fagioli e io infine gli dò il sapone. Mi sento bene in questo impegno, e per un po‘ dimentico che siamo nel carcere. Ci salutiamo con un canto di Massimo. E‘ l‘ultima cena insieme per me, Luca e Elide.
Venerdi 22 gennaio
alle ore 04:00 facciamo colazione e ci salutiamo. Non è facile questo momento, però e ancora piu difficilie per Luca. Lo capisco bene. Si parte presto perche oggi abbiamo un lungo viaggio, più di 350 chilometri e non solo sulla strada asfaltata. Dobbiamo passare pirma alla casa famiglia per portare un armadio e portiamo anche un sacco di mango. Alla scuola elementare di Manarinony. arriviamo alle due. Tutti ci aspettano e anche un po‘ di genitori che danno aibambini una tazza di latte e pane, che UnicoSole paga per loro. Di solito mangiano alle nove del mattino. Mi piace molto essere qui perche questa scuola, gli insegnanti e il luogo mi hanno toccato giàa due anni fa. Si parte per Ambositra e un forte temporale ci sorprende, e non solo fuori ma anche dentro l’hotel: l`acqua viene giù dalle scale.
Sabato, 23 gennaio
Al mattino andiamo al negozio di artigianato del legno per comprare un po‘ di cose da portare a casa. In serata arriviamo nella capitale. Qui si dorme l`ultima notte prima di ripartire per casa.
Domenica, 24 gennaio
Alle nove andiamo a messa da padre Pedro. Questo è un momento memorabile che tocca profondamente il cuore. Poi si va a visitare il palazzo della regina. Di qui si ha una bella vista panoramica su Antananarivo. Andiamo mangiare e poi visitiamo l`allevamento dei cocodrilli. Haja e Viktori (un amico di Massimo) vengono con noi. Dopo una buona cena alle 21:30 salutiamo Haja all`aeroporto, perche domani Haja parte presto di nuovo per Ihosy. Che sorpresa: ci passa anche la valigia con 24 bicchieri pieno di Litschi.
Lunedi, 25 gennaio
Si parte alle due di notte e arriviamo puntuali alle 16:50 a Milano. Ci salutiamo un‘ultima volta, poi si va a casa. Massimo mi aspetta curioso e vuole sapere subito com‘è andata.
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Nei giorni seguenti ho pensato sempre al Madagascar. Conserverò per sempre nel mio cuore questa esperienza bellissima. Voglio ringraziare a tutti.
Grazie al popolo del Madagascar, specialmente alla gente che ho incontrato.
Grazie a Dio che ci ha protetto e accompagnato in questo viaggio e che ci protegga ogni giorno nel nostro cammino.
Un profondo e sincero grazie a Padre Giovanni che anche questa volta ci ha fatto capire e vedere tante belle cose. In ogni suo gesto si vede l`amore per questa gente e per questo paese. Infinitamente grande la sua capacità di fare le cose bene. Vuol dire sapere bene dove si costruisce i terreni delle risaie.
Grazie al gruppo per avere passato un tempo bellissimo con tanti bei ricordi. Indimenticabile!!!!
Grazie di cuore a te, Elide, sei stata una bellissima e cara compagna del viaggio. Abbiamo visuto insieme tante belle cose, e anche tu mi hai raccontato tanto del Madagascar.
Un grandissimo grazie a tutti amici di UnicoSole Onlus, che da più di dieci anni aiutano il Madagascar e così sono state fatte tante cose belle. Con il vostro aiuto si sono create tante cose belle in Madagascar. Piu importante ancora è che con tutto quello che avete fatto e fate avete dato speranza per un futuro migliore, soprattuto per i giovani.
Grazie alla mia famiglia che mi lascia sempre partire per vivere il mio sogno.
Mi commuove profondamente vedere con quale gioia di vivere vivono. So e ho visto che la loro vita è ogni giorno un sopravvivere, e piena di lavoro pesante.
Ci sarebbe ancora tanto da raccontare.. ma è il momento dei saluti. Manadrapiona!!!
Sonja
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Verbale dell’Assemblea del 31 gennaio 2016
Associazione “UnicoSole – Onlus”
via Roccolo, 39 – Seriate (Bg)
Assemblea dell’Associazione del 31 gennaio 2016
Domenica 31 gennaio 2016 alle ore 16.30 a Seriate, presso il Centro Parrocchiale di Paderno, si è tenuta l’assemblea dell’Associazione “UnicoSole – Onlus”. L’assemblea si è riunita in seconda convocazione, non essendo presente il numero legale alla prima convocazione prevista per le ore 16.30.
All’assemblea sono presenti i membri del Consiglio Direttivo, i soci dell’Associazione, parenti e amici.
L’ordine del giorno dell’Assemblea è stato inviato con mail a tutto il gruppo memorizzato come unicosole.googlegroups, è stato pubblicato sul sito internet dell’Associazione www.unicosole.it ed è riportato di seguito.
1 – lettura e approvazione del verbale della precedente assemblea
2 – relazione del Presidente
3 – relazione sul viaggio di gennaio 2016 in Madagascar
4 – valutazione dei progetti
5 – approvazione bilancio consuntivo 2015
6 – approvazione bilancio preventivo 2016
7 – elezione del nuovo consiglio direttivo
8 – varie ed eventuali
Punto 1 dell’odg
Si procede alla messa ai voti del verbale della precedente assemblea del 19 aprile 2015, che viene approvato all’unanimità.
Punti 2 e 3 dell’odg
Il presidente inizia la relazione il cui contenuto è riportato di seguito.
Tratto congiuntamente i due punti, lasciando poi la parola agli altri viaggiatori, perché gli argomenti trattati dalla relazione sono rafforzati da quanto abbiamo verificato di persona durante il soggiorno dal 10 al 29 gennaio scorso. Il gruppo era costituito da Padre Giangi, che si trovava in Madagascar già da metà novembre, Mattia, neolaureato ha accompagnato Padre Giangi ed era partito con lui; da Angelo, Luca e Massimo, Sonja e me.
Il viaggio si è svolto una settimana tra Ambositra e Fianarantsoa ed il tempo rimanente a Ihosy. La cronaca del viaggio è disponibile sul sito dell’Associazione, sul quale sarà pubblicato il diario di viaggio, appena pronto.
1 – Notizie del Paese
La situazione del Madagascar non appare migliorata, la gente ha sempre problemi per vivere, l’unica strada che attraversa longitudinalmente il Paese è in molti tratti difficilmente praticabile a causa di buche larghe e profonde, le scuole non vengono costruite, gli stranieri spadroneggiano sfruttando le ricchezze naturali con le multinazionali senza lasciare nulla al Paese.
Al sud si muore di fame perché non piove, al nord est i cicloni si portano via i villaggi.
Periodicamente sul sito dell’Associazione vengono pubblicati articoli ripresi dalla stampa internazionale che descrivono la situazione e che vi invito a leggere per contestualizzare l’attività della nostra associazione.
UnicoSole si sforza di operare in linea con quanto già nel 1967 affermava Paolo VI nella enciclica Populorum Progressio: lo sviluppo non si riduce alla semplice crescita economica. Per essere sviluppo autentico, dev’essere integrale, il che vuol dire volto alla promozione di ogni uomo e di tutto l’uomo.
Lo scopo che UnicoSole ha, di favorire i diritti dell’uomo soprattutto l’educazione, l’identità culturale, l’alimentazione, la salute, il lavoro e l’informazione, e sostenere la scolarizzazione, la formazione e l’avviamento al lavoro dei ragazzi e delle popolazioni rurali svantaggiate, è quanto mai attuale.
2 – Attività di UnicoSole in Madagascar
Abbiamo continuato la collaborazione con le associazioni malgasce, Rainay e Miaraka Aminy, cercando di promuovere con entrambe anche progetti di autofinanziamento.
Di seguito il riepilogo dei bonifici, con le rispettive causali, che abbiamo effettuato alle associazioni nostre partner in Madagascar e ai sindaci di Tsarafidy e di Ambohimahasoa per la costruzione delle scuole.
Bonifico del 27 luglio 2015 a Rainay
Anno scolastico 2014-2015 Integrazione spese casa famiglia per studenti di Fianarantsoa | € 1.150, 00 |
Bonifico del 3 dicembre 2015 a Rainay
Anno scolastico 2015-2016
Contributo mensa scuola Manarinony 700 euro Retta scolastica ragazza sordomuta 350 euro |
€ 1.050, 00 |
Bonifico del 31 luglio 2015 al Sindaco di Tsarafidy
Primo acconto per costruzione della scuola Liceo di Tsarafidy | € 2.000,00 |
Bonifico del 18 settembre 2015 al Sindaco di Tsarafidy
Secondo acconto costruzione scuola Tsarafidy | € 2.600,00 |
Bonifico del 13 ottobre 2015 a Miaraka Aminy
Acconto sostegno per studenti di Fianarantsoa e Mahaditra per anno scolastico 2014-2015 | € 1.500,00 |
Bonifico del 3 dicembre 2015 a Miaraka Aminy
Saldo sostegno per studenti di Fianarantsoa e Mahaditra per anno scolastico 2014-2015 | € 1.500,00 |
Bonifico del 12 maggio 2015 al Sindaco di Ambohimahasoa
Acconto costruzione scuola media | € 5.400,00 |
Bonifico del 27 luglio 2015 al Sindaco di Ambohimahasoa
Saldo costruzione scuola media | € 8.425,00 |
Totale bonifici 23.625,00
Di cui 2.200,00 a Rainay
4.600,00 al Sindaco di Tsarafidy
3.000,00 a Miaraka Aminy
13.825,00 al sindaco di Ambohimahasoa
2.1 – Progetti di autofinanziamento
I progetti di autofinanziamento, oltre al valore dell’attività svolta, sono finalizzati a rendere le associazioni malgasce più indipendenti nella gestione dei progetti
Segnalo anche, per chi volesse approfondire, che tutti i progetti sono ampiamente illustrati nel sito www.unicosole.it, nella sezione dedicata.
Allevamento delle galline ovaiole Tsara Atody, Ihosy
Per l’anno scolastico 2014/2015 l’allevamento ha coperto le spese della casa famiglia quasi per intero, a nostro carico è rimasta la differenza per un incremento di costi, di 1.150,00 euro (bonifico del 27 luglio 2015) e un versamento in contanti di 700 euro fatto da Padre Colombi, durante uno dei suoi accessi.
Purtroppo però negli ultimi mesi dell’anno l’attività dell’allevamento ha avuto importanti difficoltà sia a causa dei parassiti che dell’alimentazione delle galline e la produzione di uova è scesa intorno al 65%, comportando così una significativa riduzione del margine di guadagno.
I conti del 2015 evidenziano una differenza tra costi (486.015.329) e ricavi (518.749.239) di 32.733.910 ariary ma, considerando il contributo corrisposto alla casa famiglia, i conti sono complessivamente in negativo per circa 30.000.000 di ariary (oltre 9.000 euro).
In occasione delle feste natalizie si sono vendute galline che in teoria erano ancora produttive, ma il loro rendimento era tanto scarso da non giustificarne il mantenimento.
Abbiamo avuto modo di constatare, in occasione del nostro viaggio, che anche nel mese di gennaio 2016, il rendimento delle galline non ha ancora raggiunto una situazione di normalità.
E’ quasi ultimata al costruzione delle nuove latrine che ci siamo impegnati a finanziare. Non abbiamo ancora l’importo del costo complessivo; alla data attuale abbiamo provveduto al versamento a Rainay (in sostituzione dell’allevamento) di 2.500,00 euro con bonifico e di 1.300.000 (380,00 euro) ariary in contanti alla fine del viaggio di gennaio 2016, che vengono utilizzati appunto per la costruzione.
Considerato l’importante investimento che è stato fatto nell’impianto dell’allevamento, siamo molto preoccupati per la situazione della quale al momento non si vede una soluzione redditizia.
Progetto agricolo Miaraka Aminy
Durante il viaggio abbiamo visitato il progetto agricolo di Mahaditra, al quale UnicoSole ha contribuito con 2.000 euro. L’utilizzo che ne è stato fatto è davvero importante: hanno terrazzato a mano il terreno, piantato manioca, arachidi, ortaggi, mais, ravitzara, eucalipto.
Sono state costruite anche due case, in mattoni con tetto di lamiera. I locali vengono utilizzati per la formazione e come punto di incontro: infatti, alcuni ragazzi che hanno studiato agraria insegneranno agli uomini e alle donne come lavorare al meglio. Lo slogan che viene cantato nei campi è: imparare, zappare!
Le case servono anche da alloggio per chi lavora per il progetto, e per il ricovero degli attrezzi..
Aziende agricole
L’Associazione UnicoSole non è coinvolta nella gestione delle aziende agricole dei tre terreni, per un totale di oltre 900 ettari, acquistati dalla società italo malgascia.
Su questi terreni sono stati piantati eucalipto, arachidi e manioca, risaie. Anche se l’attività è ancora in fase di impianto, qui nelle case appositamente costruite per gli operai, lavorano e vivono molte famiglie: uomini, donne e bambini.
Durante il viaggio Massimo ha installato un pannello fotovoltaico su uno degli edifici, quindi fra poco ci sarà anche l’elettricità
UnicoSole è sempre interessata alla possibilità di inserire nelle aziende degli studenti o dei lavoratori per la loro formazione
2.2 – Scolarizzazione
Casa famiglia Rainay di Fianarantsoa
Nell’anno scolastico 2014/2015 la casa famiglia ha ospitato 53 ragazzi.
Il finanziamento della casa famiglia è stato sostenuto dall’allevamento, a nostro carico sono rimaste soltanto le differenze per maggiori costi, per circa 1.850,00 euro.
I risultati scolastici sono sempre mediocri.
Per l’ultimo anno del ciclo:
1 studente ammesso agli esami per la fine delle scuole elementari
2 studenti su 3 ammessi agli esami di terza media
5 studenti su 7 ammessi al BACC.
Per gli anni intermedi, su 42 ragazzi
5 studenti bocciati
7 promossi ma 3 di questi con voti bassi, che sono pertanto stati rinviati alle rispettive famiglie e non sono quindi rientrati nella casa
Per l’anno scolastico 2015/2016, sono rimasti 31 studenti “vecchi” e ne sono entrati 20 nuovi, per un totale di 51 studenti.
Da due anni ci sono i due nuovi istitutori, Desirè e la moglie, dei quali Michel e gli altri membri di Rainay non sono soddisfatti. Anche la cuoca è nuova, ma molto meno attiva della precedente.
Abbiamo fatto acquistare le nuove tovaglie per il refettorio (avevamo fatto la stessa richiesta anche nel 2014).
Progetto di Ambositra
Come previsto, il progetto si è concluso con l’anno scolastico 2014/2015 e solo 13 su 25 studenti sono stati ammessi al BACC.
Sostegno agli studenti universitari
Abbiamo molto insistito perché si faccia ordine anche in questo ambito e si documentino le scelte e i risultati. Al momento ci sono due studenti del terzo anno e uno del secondo anno dai quali attendiamo le relazioni sullo stato di avanzamento degli studi.
Abbiamo ribadito che il contributo è di 600 euro per ognuno dei tre anni accademici (totale massimo 1.800,00 euro) e deve essere ripartito per ogni anno tra due studenti.
Per gli studenti del primo anno abbiamo chiesto copia delle domande di iscrizione all’università che ci siamo riservati di esaminare.
Michel ha scelto di mandare due studenti ad Antananarivo a frequentare la facoltà di agraria pensando che possano poi essere inseriti nell’attività dell’allevamento. Il costo di uno di loro era stato messo a carico dell’allevamento. La situazione è da rivedere.
Casa famiglia Mairaka Aminy e Sonierama di Fianarantsoa e ragazzi di Mahaditra
Sia per l’anno scolastico 2014/2015 che per l’anno scolastico 2015/2016 a Padre Maurice è stato dato un contributo di 3000,00 euro per la gestione della casa famiglia di Fianarantsoa e per il sostegno ai ragazzi di Mahaditra.
2.3 – Mense Scolastiche
L’unica mensa attiva per l’anno scolastico 2014/2015 (e anche per l’anno scolastico 2015/2016) è quella di Manarinony.
Per l’anno scolastico 2014/2015 abbiamo inviato un contributo di 500,00 euro che ha consentito di gestire la mensa per 8 settimane.
Per l’anno scolastico 2015/2016 abbiamo inviato un contributo di 700,00 euro.
2.4 – Costruzione del secondo lotto del Liceo di Tsarafidy
A febbraio del 2015 è prevenuta la richiesta di altre due aule, sempre per il Liceo di Tsarafidy dove a gennaio scorso avevamo inaugurato 4 nuove aule, la sala professori e la casa del guardiano.
Si prevedeva infatti che nell’anno scolastico 2015-2016, il numero dei ragazzi interessati a frequentare la scuola sarebbe di molto cresciuto. La domanda è pervenuta completa di progetto, relazione e di proposta di capitolato.
Il finanziamento è stato autorizzato dall’Assemblea del 19 aprile 2015.
Le aule sono state realizzate sulla base dello stesso progetto utilizzato per la costruzione delle precedenti 4. Sono state realizzate anche le latrine.
Il costo complessivamente preventivato era di 21.825.306 ariary.
La somma richiesta all’associazione UnicoSole 15.714.106 ariary pari a 4.600 euro
Le nuove aule sono state inaugurate il 13 gennaio scorso, durante il viaggio, sempre con una grande e affollata festa, la messa, la benedizione dei locali e l’apposizione della targa a memoria dell’impegno della nostra associazione
2.5 – Costruzione di quattro nuove aule per la scuola media di Ambohimahasoa
Sempre a febbraio 2015, è pervenuta anche la richiesta da parte dei genitori, del preside e del sindaco di Ambohimahasoa, un grosso centro a circa 50 Km. a nord di Fianarantsoa, di ampliamento della scuola media con 4 nuove aule e la dotazione di tre gabinetti
La domanda era corredata con domanda, disegni e proposta di capitolato di spesa.
Il costo totale delle 4 aule e dei tre gabinetti è pari a 50.565.864 ariary, corrisponenti a 13.825 euro
Il contributo richiesto ad UnicoSole è di 37.085.124 ariary.
Il finanziamento è stato autorizzato dall’Assemblea del 19 aprile 2015.
Le nuove aule sono state inaugurate il 12 gennaio scorso, durante il viaggio, alla presenza delle autorità e della comunità locale, sindaco, comitato dei genitori, ai quali l’opera è stata consegnata, come di consueto.
2.6 – Acquedotti e Dighe
Pur con difficoltà, sembra tutto funzioni
A Ttsarafidy con i soldi incassati stanno progettando di costruire una fontana vicino al Liceo, posto su una collina distante dal centro abitato.
2.7 – Carceri
Come ogni anno, durante il viaggio abbiamo visitato il carcere di Ihosy. Nel carcere sono rinchiusi in questo momento oltre 250 carcerati, fra cui anche donne e ragazzi, di cui solo pochi condannati e gli altri in attesa di giudizio.
Padre Giangi aveva celebrato la messa coi carcerati il giorno di Natale e aveva portato loro, riso e carne, invece della manioca che rappresenta il pasto quotidiano, e le stuoie nuove che vengono posate sul pavimento per dormire.
In quella occasione ci avevano chiesto pentole nuove e ne abbiamo portate 2. Massimo, sconvolto dalla realtà che vedeva per la prima volta, ha lanciato un appello su Facebook e ha raccolto l’impegno al versamento di oltre 300,00 euro che sono stati utilizzati per acquistare riso, fagioli, sapone, disinfettante e rubinetti da sostituire.
Prima di ripartire è poi ritornato in carcere ad aiutare i carcerati a bonificare le camerate con la calce.
3 – MODALITA’ OPERATIVE
Il sistema delle convenzioni stipulate direttamente con i comuni per la realizzazione delle scuole si è rivelato proficuo. Senza l’intermediazione delle associazioni nostre partner, i nostri interlocutori si sentono direttamente responsabilizzati e dimostrano buone capacità di gestire tutta l’attività, dalla richiesta che va corredata della documentazione necessaria, alle relazioni sullo stato di avanzamento dei lavori che servono affinchè l’associazione versi le tranche di finanziamento secondo le scadenze stabilite.
Riteniamo questa modalità anche uno strumento di crescita per le comunità stesse.
4 – VERSAMENTO DELLE QUOTE ASSOCIATIVE E NUOVE ADESIONI ALL’ASSOCIAZIONE
L’adesione a UnicoSole è illimitata, e non deve quindi essere richiesta ogni anno. Deve però essere versato annualmente il contributo sociale, che anche per l’anno 22016 è pari a 15 euro.
E’ possibile chiedere di diventare soci di UnicoSole compilando il modulo che prevede l’accettazione dello Statuto. La documentazione è disponibile sul sito oppure può essere richiesta tramite mail a unicosole@gmail.com
5 – MANIFESTAZIONI
Per aumentare la nostra visibilità, fare conoscere i progetti e per raccogliere fondi l’Associazione nel corso del 2015 ha organizzato e/o partecipato a diverse manifestazioni, per ognuna delle quali uno o più soci si sono impegnati in prima persona, dedicando tempo e energie: rinnovo loro il sincero grazie di tutta l’Associazione, del consiglio direttivo e mio.
Ne ricordo alcune:
Sottoscrizione a premi
Mercatini nel periodo natalizio a Seriate
Pranzo sociale in collaborazione con l’associazione Il Melograno a Casazza con mercatino.
6 – CALENDARIO
Anche per il 2016 è stato realizzato il calendario che rappresenta uno dei principali strumenti di comunicazione della nostra Associazione.
Il tema di quest’anno è la presentazione del sistema scolastico malgascio e le attività che la nostra Associazione svolge per la scolarizzazione.
7 – FINANZIAMENTO DELL’ASSOCIAZIONE
Perché ci sostengano bisogna che ci conoscano. Per questa ragione abbiamo predisposto alcuni documenti che potrebbero essere utilizzati per iniziative volte alla conoscenza dell’associazione e delle sue attività pensate per contesti diversi.
Abbiamo anche una serie di slides pensate per i bambini che sono state già utilizzate in alcune classi elementari e medie.
Il materiale è disponibile e scaricabile dal sito, oppure può essere richiesto all’indirizzo di posta elettronica
A circa 300 fra soci, sostenitori e amici di UnicoSole è stata inviata anche quest’anno in occasione del Natale la lettera di auguri per informare delle nostre attività, ringraziare dell’apporto, sensibilizzare e coinvolgere chi si interessa a noi.
Dobbiamo tutti fare una riflessione in merito alla nostra disponibilità e al nostro coinvolgimento e trovare modalità nuove di raccolta fondi. Questo vale anche per il 2016.
Potremmo anche valutare i costi e la possibilità di utilizzare gli sms per avere finanziamenti, proponendo progetti concreti, o altre nuove forme. Siamo aperti a qualunque idea o proposta utile a sostenere le nostre attività e ampliare il ventaglio nei nostri progetti, e vi invitiamo a farvi avanti coraggiosamente e generosamente. C’è tanto spazio!
E’ sempre più importante ricorrere oltre che alle consuete coinvolgenti modalità di finanziamento, ai fondi messi a disposizione da enti e Organismi, partecipando ai bandi, anche se la preparazione della documentazione necessaria da produrre a corredo delle domande richiede un grosso impegno.
8 – 5 PER MILLE
Nel mese di novembre 2015 l’Agenzia delle Entrate ci ha riversato 11.817,41 euro della dichiarazione dei redditi dell’anno 2014, relativa ai redditi del 2013.
Siamo passati dalle 246 persone che avevano scelto di firmare il 5×1000 per UnicoSole, alle 513 di quest’anno; dai circa 8.000 euro del 2007 ai circa 12.000 di quest’anno.
Questi numeri dimostrano chiaramente quanto sia importante invitare i nostri parenti, amici, conoscenti, colleghi donare a UnicoSole il loro 5 per mille. Spesso le persone non firmano per il 5×1000; da qualche anno ci sono importanti campagne anche a livello nazionale di grosse associazioni per orientare la scelta di destinare loro questa risorsa.
Ricordiamo a tutti che il nostro punto vincente è proprio nell’essere piccoli: questo ci solleva dall’utilizzare una parte dei fondi a noi destinati alle spese di gestione, che sosteniamo invece a livello personale. Quindi tutto ciò che viene donato va direttamente al Madagascar. Questa garanzia che possiamo offrire personalmente si rivela spesso vincente e decisiva. Quindi questa è una attività che ognuno può fare, coinvolgendo quanti conosce e motivandoli a firmare per UnicoSole
Nel calendario 2016 abbiamo indicato su tutte le pagine il codice fiscale dell’associazione con l’invito a donarci il 5 per mille.
Inoltre è possibile scaricare dal sito il volantino con l’indicazione del codice fiscale dell’associazione e una sintesi delle nostre attività.
Chiederemo quindi anche quest’anno in modo convinto all’Agenzia delle Entrate di essere inclusi fra le Onlus beneficiarie del 5×1000 anche per il 2016.
9 – COLLABORAZIONE CON ALTRE ASSOCIAZIONI ITALIANE
UnicoSole aderisce a V.I.M, l’associazione di associazioni, che operano in Madagascar.
Scopo dell’associazione è quello di creare una rete fra le associazioni di volontariato che operano nell’Isola rossa.
Dallo scorso anno VIM ha rinnovato il sito internet e ha attivato un social network su Facebook che riporta notizie interessanti sul Madagascar. Pubblica inoltre una newletter. Chi è interessato a riceverla può trovare tutte le notizie sul nostro sito, dove VIM è rappresentata con una sua evidenza nella homepage
10 – VIAGGI
Le date dei viaggi del 2016 saranno comunicate attraverso il sito internet, non appena saranno stabilite. E’ importante che chi è interessato a viaggiare con noi sia messo al corrente dello scopo che ci prefiggiamo proponendo di partire con noi: un itinerario di conoscenza del Paese e della sua gente, e di condivisione di quanto la nostra associazione realizza in Madagascar.
11 – MODALITA’ DI COMUNICAZIONE
Il sito internet rappresenta la vetrina nella nostra associazione.
La homepage viene costantemente aggiornata con le notizie sulle attività dell’associazione e provenienti direttamente di nostri partner malgasci, e con notizie sul Paese pubblicate in Italia e sui principali giornali malgasci e internazionali.
Anche i contenuti interni vengono organizzati e arricchiti di informazioni e notizie. Nella homepage è disponibile la mappa che illustra tutti i contenuti e la loro collocazione.
Le pagine visitate ad oggi sono circa 770.000, quasi il doppio di quelle rilevate ad aprile scorso, in occasione dell’ultima assemblea, quando erano a quota 400.000. la media giornaliera è passata da 100 a 500 pagine visitate.
La sezione preferita è quella della piccola biblioteca, che conta quasi 10.000 presenze, dove vengono pubblicati i titoli dei libri che parlano di Madagascar e alcuni opuscoli informativi su diverse tematiche di carattere sociale e tecnico, disponibili anche in formato scaricabile.
Segue con 7.000 presenze la sezione PARTI CON NOI, nella quale sono presenti i diari redatti dai diversi partecipanti ai viaggi
E’ stato riattivato anche facebook di Unicosole che rappresenta una opportunità di scambio interattivo e aperto con chi è interessato alla nostra associazione.
E’ infine attiva la mailinglist Unicosolegooglegrous, alla quale è possibile iscriversi per ricevere le mail che riguardano le attività e gli incontri. Per iscriversi basta indirizzare la richiesta alla casella di posta elettronica della nostra associazione: unicosole@gmail.com.
Punto 4 dell’odg
IMPEGNI PER IL 2016
Questi gli impegni che intendiamo proseguire e assumere per quest’anno:
- Mensa scolastica per i bambini della scuola elementare di Manarinony (Ambositra).
- Sostegno per i ragazzi ospitati nella casa famiglia dell’Associazione Rainay a Fianarantsoa, che frequentano scuole elementari, medie o superiori, con 350 euro annui per ogni ragazzo
- Sostegno per i ragazzi ospitati nella casa famiglia dell’associazione Miaraka Aminy a Fianarantsoa, che frequentano scuole elementari, medie o superiori, con 100 euro annui per ogni ragazzo, e sostegno dei ragazzi del villaggio di Mahaditra.
- Piccolo progetto agricolo intrapreso a Mahaditra dal mese di settembre da Padre Maurice con l’associazione Miaraka Aminy.
- Richiesta da parte dei genitori, del preside e del sindaco di Tsarafidy di una scuola media
- Richiesta da parte dei genitori, del preside e del sindaco di Ambalakandresy di un liceo.
- Richiesta da parte dei genitori, del preside e del sindaco di Morafeno di un liceo
- Richiesta da parte dei genitori e degli insegnanti di una scuola elementare cattolica, nel comune di Ambohimahasoa.
Punto 5 dell’odg
Viene presentato il conto consuntivo 2015, che viene approvato all’unanimità
Punto 6 dell’odg
Viene presentato il bilancio preventivo per l’anno 2016 che viene approvato all’unanimità
Punto 7 dell’odg
Il consiglio direttivo propone, nel rispetto di quanto previsto al comma 1 dell’articolo 9 dello statuto
Il Consiglio Direttivo è delegato dall’Assemblea degli aderenti ed è composto da un minimo di cinque ad un massimo di undici componenti. Resta in carica tre anni e i suoi componenti possono essere rieletti. Essi decadono qualora sono assenti ingiustificati per tre volte consecutive.
Propone che il nuovo consiglio sia composto al massimo da nove membri, compreso il Presidente.
Vengono presentate le seguenti candidature
- Ghidelli Flavio
- Bonetti Gianni
- Colombi Angelo
- Forcella Fabio
- Cortinovis Cinzia
- Albanese Domenico
- Longa Elide
- Roviezzo Antonio
- Carminati Andrea
Il voto è concesso ai soli membri dell’associazione che hanno versato la quota associativa per il 2016.
Tutti i candidati risultano eletti con voto palese all’unanimità.
Seguono alcuni interessanti interventi dei partecipanti, la relazione viene messa ai voti e approvata all’unanimità.
Alle 18.00 ha termine l’Assemblea.
Il segretario Il presidente
Fabio Forcella Elide Longa
Immagini collegate:
Convocazione del Consiglio Direttivo del 25 febbraio 2016
Immagini collegate:
Relazione di viaggio di Mattia, dicembre 2015- gennaio 2016
Come sapete. Padre Giangi è in Madagascar con Mattia, giovane neolaureato in diritto internazionale, che ci ha riportato le impressioni del suo primo viaggio.
Fianarantsoa, 18/11/2015 08:25 (orario locale)
Cari amici,
vi scrivo da un luogo speciale, un luogo che voi tutti conoscete e che un po’ ci appartiene: la casa famiglia qui a Fianarantsoa.
Io e Giangi siamo approdati sull’ “isola rossa” da ormai cinque giorni e pare conveniente “tirare le fila” di quelle che sono le prime impressioni, visto che son già numerose. I ragazzi della casa son tutti a scuola e in un attimo di vera quiete mi concentro ripercorrendo i momenti più salienti.
Cominciamo col dire che lo sconveniente da viaggio non è mancato; arrivati ad Antananarivo dopo una lunga – ma direi comoda – attraversata del Mediterraneo e dell’Africa tutta, i nostri bagagli a stiva non erano giunti a destinazione. A tutt’ora uno (il mio) manca e non si sa se è stato bloccato a Parigi, a Nairobi o altrove. Ciò, se non altro, ha prolungato di un giorno o due il nostro alloggio nella capitale.
La capitale è immensa e caotica, per chi la conosce e ci viene da un po’ credo sia sostanzialmente la solita Antananarivo, coperta di una nebbiolina di polvere e fatta di contraddizioni. E’ però anche il luogo del turismo, la zona dove i malgasci sanno un po’ di francese e inglese e soprattutto la porta di quella collina che Padre Pedro ha abbellito con la sua comunità.
Siamo stati ospiti da loro domenica 15, in particolare per condividere il momento della S. Messa domenicale… Padre Pedro non c’era, al suo posto un sostituto confratello francese.
Giangi ha concelebrato predicando in malgascio. Un’emozione forte vedere tutti quanti pregare, danzare, cantare a cori alterni, ma sempre e anzitutto nel nome di Dio. Loro, Dio, lo sentono vicino e te lo dicono. Moltissimi sono bambini o giovani della mia età, tutti rigorosamente vestiti con colori sgargianti quasi a preannunciare la gioia di quegli attimi. “Qui non si guarda l’orologio durante la liturgia, qui si concentra tutto il vivere quotidiano della settimana, ci si prepara in funzione della domenica… E la domenica pomeriggio? Si riposa sotto una pianta”, dice Père Giangi, come lo chiamano qui.
Già da questi piccoli cenni si può capire quanto sia distante la vita qui dalla nostra, non tanto per i kilometri che le separano ma per il modo, l’approccio, i valori, le idee, di una e dell’altra. Mi piace parlare di differenza, non di “migliore” o “peggiore”, “giusto” o “sbagliato”. Per approfondire questa cosa bisognerebbe fare quattro chiacchiere con Bruno, ex segretario del Comitato Nazionale per l’Osservazione delle elezioni, amico di vecchia data di Giangi. Noi abbiamo avuto la possibilità di farlo domenica a pranzo.
Poi via… Marcia verso sud destinazione Ambositra su un furgoncino multiposto che guida Haja.
La strada nazionale, oltre a rimanere l’unica, mi pare di capire che non sia stata migliorata negli anni. Tra un paesaggio incantevole e l’altro, troviamo alcuni lavoratori pubblici che sistemano le zolle, ma sono varie le zone dissestate ed Haja deve andare cauto. Con noi tre sul furgone è venuto anche René.
Su questa strada vale davvero la pena fare qualche tappa: chi ti vende l’ananas, chi il miele, chi le “bons bons” (che poi son frittelline fatte di farina), chi ti mostra la produzione di oli essenziali a 1600 metri di altezza… Noi, naturalmente, non ce ne facciamo scappare una.
E’ l’occasione anche per riposare un po’. Il clima è davvero caldo, da quando siamo qua ha piovuto solo una volta, bruscamente, la sera. Se non fosse che siamo nella stagione delle piogge non avremo visto nemmeno quell’acqua.
Dopo la sosta notturna ad Ambositra (alberghetto di tutto rispetto dove eravamo possibilmente gli unici clienti), si va alla volta di Fianà… Ed eccoci qua. E’ in questo tratto che abbiamo avuto alcuni degli incontri più rilevanti. Siamo infatti passati dalle scuole medie e dai licei dei paesi di … , scuole parzialmente sostenute con le risorse di UnicoSole.
Il direttore della scuola media ci ha accolti e mostrato le classi, che variano dai 45 ai 64 alunni l’una. Il problema è rappresentato dalle lavagne: si puliscono difficilmente perché sono state utilizzate a lungo. In alcuni casi (le classi che non ricevono finanziamenti), anche i tetti sono fatiscenti e presentano fori più o meno grandi. I soldi per sostenere gli stipendi dei professori non abbondano, ma chi riesce ad accedere a questa scuola è felice di studiare. Giangi mi chiede di parlare un po’ in inglese, allora mi destreggio in qualche parola che possano capire. Non capiscono comunque, ma si fanno due risate. Sia io che Giangi salutiamo ogni classe dispensando il consiglio di studiare con costanza, di ambire ai propri sogni senza però perdere di vista il bene del Paese, di cimentarsi nelle lingue perché sono fonte di comunicazione con il mondo. Ringraziano e salutano con occhi stupiti.
Al liceo la situazione è simile; oltre al preside ci ha accompagnato di classe in classe il sindaco della città. Per giungere al liceo abbiamo percorso un sentiero sterrato che attraversa qualche villaggio. La prima classe che abbiamo trovato sta facendo educazione motoria e la loro “palestra” è un campo di erba, sabbia e terra. Ci mostrano orgogliosi qualche corsetta e qualche esercizio. Nelle altre classi si impara malgascio, matematica, fisica, inglese. Le formule sembrano ben fatte. Anche qui, alcuni tetti son poco stabili. I banchi che dovrebbero “ospitare” due studenti vengono occupati da tre. I numeri simili ai precedenti: 50/60 alunni per classe.
Nel congedarci il sindaco ci ha portati nel suo ufficio; parliamo di acqua col presidente del comitato delle 11 fontane dei villaggi circostanti. Perché non ne sono state costruite altre nel corso di tre anni? Il comitato si deve trovare e deliberare di costruire altre fontane perché la struttura del bacino lo permette.
Infine, le possibili migliorìe non mancano anche qui nella casa: l’acqua non viene attinta dal pozzo perché la gestione è ritenuta troppo complessa, in cucina vi sono alcune perdite e le finestre necessitano piccole riparazioni. Gli abitanti della casa sorridono dicendo che si impegneranno. Noi speriamo che sia così, ma a volte si tratta di disporre di risorse che essi stessi non hanno.
Il presidente di Rainay sembra propositivo, i ragazzi anche. Sanno che quella è la loro dimora ora. Incoraggiamenti ne stiamo dando (io più che altro seguo quello che Giangi con la sua esperienza ha da consigliare), certo è che serve pazienza e collaborazione.
Oggi si va a Ioshy, ci attenderà un altro bel carico di lavoro laggiù… Bello in tutti i sensi, credo.
Ihosy, 25/11/2015 06:38 (orario locale)
Cari amici,
ci troviamo in un internet point della città e, non avendo alcuna connessione nella casa dove abitiamo, è ora l’occasione per farvi pervenire qualche news.
Siamo giunti mercoledì 19 novembre qui a Ihosy e tutti i nostri dubbi su come fare a preparare da mangiare, conservare il cibo e simili si sono dissolti nel momento in cui René, Jean-Paul e le loro famiglie ci attendevano sul porfido della casa societaria, da cui si intravedeva una tavola imbandita di ogni bene. I giorni vanno avanti, le cose non cambiano… Siamo serviti e riveriti. Inoltre, è vero manca internet, ma acqua e corrente fanno il loro mestiere. Devo anche ammettere che staccarsi per un po’ da ogni contatto con il resto del mondo è una buona disintossicazione, soprattutto di questi tempi.
Ho iniziato a insegnare inglese in un liceo cattolico comprensivo di più di 1300 studenti. La sensazione iniziale è che il livello di inglese generale è parecchio basso (più basso di quello in Italia, tanto per intenderci). Tuttavia, gli studenti sono molto rispettosi e accettano volentieri la sfida di avere un “vazaha” (uomo bianco) nelle loro classi, il quale non solo parla una lingua che non è malgascio, né francese, ma lo fa proponendo questioni di politica, costumi, diritti del Paese in cui sia loro che lui si trovano. Finora ho insegnato solo un giorno, ufficialmente, seppur in ben quattro classi diverse e per varie ore di seguito. Avrò modo di farmi un’idea più approfondita pian piano e vi terrò aggiornati.
Ultimo punto, e mi permetto di dare particolare enfasi… Sabato sera sono stato ospite speciale in una discoteca, la discoteca del Madagascar, una discoteca fatta di una tettoia e tante persone sottostanti che cantano pregando. E’ qui nella nostra casa, questa discoteca. E’ il nostro svago, ma anche il modo più bello per riunirci. Una torcia e un tavolino che diventa un altare son tutto l’arredo che si trova. Sono andato lì, senza nemmeno sapere cosa mi aspettasse. Tutti gli operai e i nostri conviventi della casa erano riuniti per accogliermi. Ho pregato, parlato e in parte danzato con loro.
La mattina dopo, in parrocchia prima della S. Messa, stessa scena con centinaia di bambini che non smettevano di circondarmi e osservarmi mentre attendevano che dicessi o facessi qualcosa. Non mi ricordo nemmeno cosa ho detto o fatto, ma son quasi certo che quel pomeriggio, a casa dalle loro mamme, dai loro papà e dai loro fratelli, hanno riferito l’evento straordinario di trovarsi con quel ragazzo europeo che “non è nemmeno un prete”. Quel ragazzo vorrebbe solo ringraziarli tanto, anzi infinitamente, loro insieme con tutte le persone che non smettono di farlo sentire accolto come parte di una famiglia-comunità.
Per ora, che in malgascio non mi so ancora esprimere e cerco di cavarmela con gli sguardi, queste cose a parole le dico a voi.
Ihosy, 07/12/2015 08:20 (orario locale)
Cari amici,
Come va lì? Vi parlo sempre di qui, di noi, ma mi piacerebbe che condivideste anche voi qualcosa su come prosegue la vita a Bergamo e dintorni. Non mi si dica che non c’è niente di nuovo. Siamo a dicembre, il Natale si avvicina e credo che più o meno tutti voi abbiate eretto un albero o decorato la casa con presepe e lucine. Mio zio Gianni l’avrà sicuramente fatto in maniera strepitosa, come al solito.
Qui quell’atmosfera sembra così lontana… (ed è la prima volta per me non sentirla)
Eppure è dicembre anche in Madagascar e anche se quasi tutti sono cattolici ma nessuno sapeva del Giubileo straordinario fino a ieri sera quando Giangi l’ha detto, anche in Madagascar inizia questo Anno Santo della Misericordia. Non aggiungo altro, altrimenti mio padre mi manda i messaggi che sto iniziando a parlare come i missionari. Vero, non spetta a me farlo, ma sono convinto che, per credenti e non, questo evento sia un’occasione importante soprattutto pensando a situazioni come quella malgascia, di povertà.
A volte mi verrebbe persino da parlare di “miseria”, più che altro per l’arretratezza che si vive in certe circostanze. Vi accenno questa: giovedì è arrivato un furgone da Fianarantsoa che ha scaricato il frigor ed altri pacchi dell’ultimo container giunto a Tamatave. Finalmente possiamo mettere i salami dell’Angelo al fresco! Peccato che si risolva una cosa e si debba già pensare ai problemi di un’altra: il furgone, che era pure nuovo, si è rotto e si è dovuto fermare fuori Ihosy quasi tre notti e qualche ora mattutina in attesa che venisse portato il pezzo di ricambio all’autista-meccanico. Di pezzi, pian piano, ne sono arrivati più di uno, ma ce n’è voluto prima di azzeccare quello giusto! Se non altro, Hantra (moglie di Haja) e una sua cugina, che erano sul furgone perché avevano gestito loro il transito, ci han fatto compagnia qui alla casa da quella sera alla mattina dopo.
Altro esempio: ieri sarebbe dovuta essere la volta di Sakalalina, paese di Padre Rogér e sede di un ospedale coordinato da italiani. Niente da fare; la sera prima ha tempestato e i torrenti che attraversano la pista (non esiste strada asfaltata per andare a Sakalalina) hanno reso impercorribile quel tratto. Cambio programma: io sono rimasto a Ihosy e Giangi è andato a celebrare a Ivandrika
Ora, presi di per sé questi eventi personalmente non ci mettono molto a repentaglio, ma si pensi a chi lavora, a chi si può sentire male e sia vie che mezzi di trasporto sono, appunto, al livello della “miseria”.
Tuttavia, il popolo del Madagascar è sereno e continua farti sentire uno di loro. Si aspettano più ore, si farà più fatica per qualcosa, ma la si farà insieme.
Tornando alla tempesta, il vero danno è stato fatto soprattutto all’agricoltura (un po’ come quando da noi viene la grandine d’estate e distrugge i tralci di vite). Sui terreni della società sono state ammaccate tutte le radici di manioca piantate un anno fa (le più grosse). Anche carcadè, mais e sfortunatamente molte papaye ne hanno risentito. Le papaie, con istinto quasi umano, han cercato di difendersi “buttando fuori” una schiuma bianca dal frutto, ma il frutto, ora, non è più buono. Due tra le foto che allego mostrano questa reazione.
Stamattina, alla casa, un bel numero di donne è arrivato per pelare le manioche sradicate. Sarà difficile venderle poiché la stagione delle piogge è stata decisamente favorevole al riso e in pochi necessitano di alimenti “supplementari”.
Manioca a parte, l’acqua ha “risvegliato” un sacco di insetti, tutti innocui. Mangiamo, e faccio lezione ai ragazzi della casa, invasi da cavallette, mosche, e altri minuscoli volatili, ma in un certo senso è una fortuna… Da noi, con l’uso di tutti i pesticidi, animaletti simili non si possono più trovare nemmeno tra i campi.
Anche questa settimana è super-piena. Ai terreni arriveranno una trentina di nuovi operai, i quali sommati a tutti quelli che in varia natura ruotano attorno a campi, cascine e pollai dei progetti avviati, vanno a costituire un numero che supera i 230. A René e Giangi il compito di “farli rigare”. Si sta inoltre valutando l’assunzione di un nuovo trattorista, perché i due che sono impiegati al momento non sono sufficienti a coprire il lavoro di 3.000 Km da arare (si inizia alla mattina alle 6 e si spegne il motore alle 9 di sera, tutto con gran dedizione!)
A scuola io avrò il doppio delle ore di insegnamento perché quella attuale è la settimana di ripasso complessivo e devo dare una mano agli studenti a far fronte alle (parecchie) lacune “tirate dietro” in questi primi mesi. L’argomento che sto affrontando, dopo quello delle presentazioni e del tempo atmosferico, riguarda i viaggi; ma non è altro che parlare di sogni, essendo praticamente nessuno stato mai oltre i confini malgasci (se non addirittura di Ihosy). A loro, comunque, credo piacerà.
Un pensiero speciale va alla mia nipotina Sofia e a tutti quei bambini che tra pochissimo aspetteranno sulle loro porte l’arrivo di Santa Lucia. Spero che l’asinello porti in giro pochi sacchi di carbone quest’anno, così i bambini mangeranno i dolci e qui si potrà ancora accendere il fuoco per bollire l’acqua e il riso.
UN NATALE PARTICOLARE DENTRO LE MURA DEL CARCERE DI IHOSY
Ihosy, 26/12/2015 09:30 (orario locale)
Cari amici,
Anzitutto, buon S. Stefano a tutti!
Ho voluto dare un titolo a questa nuova relazione sì da rendere già l’idea di cosa andrò a descrivervi.
Avendo sentito anni fa i racconti toccanti di alcune persone che erano state nel carcere di Ihosy, da un po’ punzecchiavo Giangi chiedendogli di portarmici. Ebbene, non poteva scegliere cosa migliore: far visita in quel posto il giorno di Natale.
E’ stato un Natale intenso, il nostro, uno di quelli con la N maiuscola, ma anche “aspro” per via di ciò che il contatto con quella realtà lascia.
Siamo arrivati ai cancelli a metà mattinata, dopo aver già celebrato una Messa al terreno nei pressi dell’incrocio di Sakalalina. Jean-Paul aveva provveduto verso le 8 di mattina a far pervenire i sacchi di riso, l’insalata, i 70 kili di carne e le 25 stuoie che Giangi acquistò il giorno prima per un totale di 350 euro. Erano una sorta di dono per quei “disperati”.
Gran festa ci è stata fatta non appena varcata la porta di ferro: direttore e vice-direttore ci hanno accolti e portati all’altare dove avremmo celebrato la seconda Messa del giorno (terza compresa quella di mezzanotte a Marofivango). Ho posto su quel tavolo le statuine del presepe che mia cugina mi aveva raccomandato di usare a Natale per sentirci vicini. Tutti i prigionieri ci salutavano, chiedevano di noi, di quello che eravamo lì a fare ed erano entusiasti. Un piccolo gruppo di loro formava la corale che ben ha animato la Liturgia natalizia. Ma la percezione del degrado è giunta presto. Prima della comunione, un uomo è piombato a terra, probabilmente svenuto di stenti. Faceva caldo ed erano tutti ammassati sotto un telo la cui ombra fingeva di dare sollievo. Qualcuno “giocava” a togliersi le cimici dai vestiti.
Doveva essere il momento del pranzo quello dopo la celebrazione… finalmente un pranzo diverso dalla solita ed unica manioca che i “colleghi” del campo penale forniscono. Ma non è stato così; riso, insalata e carne erano stati disposti dalle 8 nei pentoloni, tuttavia la fiammella che li riscaldava era talmente fioca che neanche in tutto quel tempo riusciva a far bollire l’acqua. Motivo: mancava la legna! Manca sempre la legna in carcere; manca alle famiglie “libere” e che lavorano, figuriamoci nel “dimenticatoio umano”. L’unica cosa che si dispone tra le sbarre è un po’ di segatura regalata da una falegnameria che sorge lì accanto, ma di fuoco ne produce davvero poco. Giangi ha allora dato dei soldi per andare a comprarla: è arrivata in tronchi da spaccare. Un addetto ha preso la falcetta e via, colpo dopo colpo cercava di ricavarne dei pezzi: doveva far veloce perché eran già le 14 e regola vuole che alle 17 tutti i detenuti vengano chiusi nelle loro stanze senza possibilità di uscire fino alle 8 del giorno seguente. Ad ora, non sappiamo ancora se ce l’hanno fatta a cibarsi prima del “coprifuoco”. Miseria su miseria. Ma non è tutto.
Le stanze: 20 persone nella prima, 34 nella seconda, 94 nella terza, 64 nella quarta, 34 nella quinta, 7 minori nella sesta e 5 donne in un’ottava che rimane isolata dal resto del complesso. La condizione internamente a quelle pareti è sconvolgente: si dorme ammassati e rannicchiati perché non c’è spazio per distendere le gambe. I muri sono “pieni stinchi” di macchie di sangue. Ci chiediamo come mai. Risposta: nidi di parassiti sono ovunque e per tentare – invano – di liberarsene, vegono schiacciati con le dita provocando quello spettacolo terribile che pare essere la copia e l’antonomia di un allegro quadro puntillista. Su ogni porta si leggono delle scritte: tot sono i detenuti in quanto imputati, tot i condannati e tot (pochissimi) in attesa di un giudizio dalla Cassazione. Impressionante la sproporzione: la stragrande maggioranza è rappresentata dagli imputati, ovvero coloro in attesa di un giudizio definitivo! Son lì perché sospettati ed indagati ma non confermati nella loro colpa.
Veniamo a storie concrete: parliamo di questo con i 7 minori…
< Perché sei qui? >
< Perché ho rubato un bue! >
< E perché lo hai fatto? >
< Perché sono stato preso dal demonio! > Nemmeno il coraggio di dire che si ruba per fame.
< E tu? > …
< Mio fratello ha ucciso e non avendolo trovato hanno messo qua me! >
Spero di non aver capito bene ma la mia speranza è un’illusione.
Arrivano le stuoie; per sicurezza le facciamo ricontare: son 27, dicono. Allora via con la ripartizione per stanza… Ma c’è stato un errore di calcolo, erano seriamente 25. Si litiga per un pezzo o in meno di paglia.
Cos’altro manca qui, oltre a cibo, legna per cuocere il cibo, stuoie, spazio per dormire? Uno dei più “senior” ci porta un foglio, si tratta di una richiesta scritta. Gessi per scrivere. Servono perché si è improvvisato maestro ma non può insegnare nulla senza gessi. E poi, sapone… le donne chiedono soprattutto sapone.
Non parliamo delle pentole: per quasi 260 persone devono essere grandi e funzionanti. Quelle che ci sono – nessuno le ha più sostituite dall’ultima volta che le ha portate Giangi – sono erose sul fondo. Intorno AI 400 euro è il prezzo di ognuna: un anno di stipendio medio malgascio. Ma i carcerati non lavorano e pochissime famiglie li sostengono. Dove si troveranno i soldi per comprarne sei che ne servirebbero?
Nel carcere non manca la piaga delle malattie. Ci imbattiamo in due tubercolotici che paiono usciti da Auschwitz – non cedo di esagerare. Si vedono solo pelle e ossa. I due hanno in mano pacchi di medicine. Ci riferiscono: < Lo Stato ci passa le medicine, ma senza cibo come mai potranno guarirci? > … Già, quelle bombe a stomaco vuoto finiscono per fare più male che bene. E intanto le malattie dilagano.
Qualche gallina ruspante vaga per la zona dei rifiuti. Non se la possono mangiare perché è del direttore. Tradotto: il carcere è anche il pollaio del direttore. Bestie più grandi e più piccole condividono gli stessi spazi e lo stesso abbandono.
Mi approcciano uno ad uno quei ragazzi; mi chiedono soldi e mi trovo nel limbo tra il mettere una mano nel marsupio e il trattenerla. Se li do a qualcuno, non posso non darli a tutti gli altri. Se li do alle autorità carcerarie, verranno davvero usati per i prigionieri? E mi torna lo stesso pensiero in merito a quelle due o tre banconote che ho ficcato nel cesto dell’offertorio.
Ce ne andiamo e promettiamo di ritornare. Sull’angolo dove svoltiamo in fondo alla strada ci sono due bellissimi edifici a destra, i più moderni della città, Bank of Africa e BFV-SociétéGénérale, mentre a sinistra il Tribunale. E’ il paradosso, o forse l’ingegno, della crudeltà.
A tavola, avanti a un po’ di riso e carote, faccio fatica a dire una che sia una preghiera. Mi mancano le parole ed è la prima volta che è successo qua. Anche il pomeriggio avventuroso in moto per la visita alla centale idroelettrica non è bastato a ridare normalità a quello che è e credo rimarrà il Natale più particolare della mia vita.
Durante i viaggi in Madagascar è possibile approfittare di un paio di giorni per godere delle bellezze di questo magnifico Paese. Mattia ce lo racconta con parole e immagini
Ihosy, 04/01/2016 07:25 (orario locale)
Cari amici,
Buongiorno a tutti da parte mia e di Giangi,
E’ giunto il momento di “rendicontare” alcune cose, e ce ne sarebbero davvero molte, ma provo a riassumere le principali in una specie di “flashback” a partire da oggi risalendo fino al dopo Natale.
“Tratry ny taona!” è la frase simbolo di questi giorni di inizio 2016. Tutti se lo dicono e te lo dicono ad ogni incontro. Significa “buon anno!”
E allora, come un corriere d’oltreoceano, trasmettiamo a voi queste parole… “Tratry ny taona, amici!”
Alcuni ancora non lo sanno, ma dal 30 dicembre al 2 gennaio, Giangi ed io siamo stati nei pressi di Tulear…..
Il viaggio su un taxi-brousse pubblico ci ha visti attraversare alcune meraviglie quali la catena dell’Isalo da cui si scorge l’imponenza di grandi canyon, l’omonimo parco nazionale – lasciato quasi deserto dai turisti ma sempre affascinante per le sue rocce multicolori e il “saluto della Regina” –, la foresta spinosa nei pressi della città di destinazione.
Arrivati, via altri 25 km su un taxi privato per giungere a Sarodrano, villaggio marittimo dove il genovese Andrea da anni gestisce un piccolo gioiellino di hotel fatto a palafitte sulla sabbia e sprovviste di acqua corrente, elettricità, internet e quant’altro di simile si possa immaginare. Andrea non era presente poiché al momento si trova in Italia, ma una famigliola di guardiani ci ha accolti con festa e cibo, e per tre giorni non ci ha lasciato mancare nulla.
Il 31/12, giorno seguente all’arrivo e ultimo giorno dell’anno, è quello che amo ricordare di più. Alle 4.30 eravamo già in piedi per la famosa tratta in piroga verso Nosy Ve, vero e proprio piccolo paradiso terrestre. Il fratello del guardiano e un amico ci avrebbero guidati: sono esperti pescatori loro o, come li chiama Giangi, “artisti”. Il vento era favorevole e il mare vellutato, ecco allora che la piroga partiva a colpi di remi. Stavamo seduti in fila indiana, ma i due artisti del mare non temevano di alzarsi e spostarsi sui bracci del mezzo nautico per gestirlo. La svolta cruciale è stata la messa in azione della vela…
< Prendi questo laccio! Annodalo > < Preso! Ora tu tira di là! > < Va bene, ci sono, lascia andare un po’ in basso che ‘mettiamo la quinta’! > < Così, così! Gira il timone a destra! > < Guardate, ci sono i delfini! >
C’erano per davvero i delfini, e in quella posizione li avvistavamo benissimo. Stupendo anche lo scontro tra acque dolci provenienti dal fiume Onilay e le acque salate del Canale del Mozambico: una lotta naturale che dà luogo nello stesso fazzoletto di spazio al contrasto tra verde smeraldo e blu oceano, sotto lo stesso celeste del cielo limpido; è il tripudio del terzo colore primario.
Dopo circa un’ora e mezza sopra il regno dei pesci si intravede la riva ambita. Occorre un’altra mezz’ora per toccarla con la prua e, una volta lì, a stento ti capaciti di tanta bellezza e varietà di flora e fauna. Lascio alle foto che allego il compito di descrivere visivamente gli stormi di peroqué, gli aironi bianchi e le relative uova, perché ogni commento sarebbe superfluo.
Pic-nic a base di pesce e rientro a Sarodrano… Guarda un po’ chi si vede? Zidane!…. Ci ha mostrato la nuova casa in fase di costruzione: la vecchia è stata sommersa pochi metri più avanti dalla sabbia. Quel tratto di spiaggia pare un vero e proprio deserto del Sahara: numerose sono le dune che come nomadi si trasferiscono in base alla direzione del vento da un’area all’altra.
A parte la visita un po’ fuggitiva alla città di Tulear – perché i punti di attrazione non sono moltissimi –, l’ultimo giorno trascorso a “pieno” sulla costa è stato significativo soprattutto per la serata in compagnia della sorella di René e della sua famiglia allargata. Mi ha colpito il fatto che quattro ragazzi universitari abbiano perso di proposito i mezzi di trasporto che li avrebbero riportati agli alloggi studenteschi per rimanere un po’ con noi e a quel punto si siano dovuti fare 6 km a piedi. Speriamo almeno che ricomincino il semestre brillantemente! Non è mancata una bella benedizione da parte di Padre Giangi.
Ultima questione: il giorno 27 dicembre sono stato presso le acque termali e la foresta di Ranomafana con Haja e i suoi figli. Anche lì, il paesaggio è spettacolare e unico di quella zona umida. Se dunque vi capiterà di venire in Madagascar e non siete ancora stati, ve lo consiglio! Si vedono lemuri e piante di tutti tipi!
Con questo vi saluto e vi auguro buona ripresa del lavoro o della scuola!
Immagini collegate:
Cronaca del viaggio in Madagascar, 10 – 29 gennaio 2016
domenica 10 gennaio |
Elide, Angelo, Sonja, Luca e Massimo sono partiti per il Madagascar. Hanno preso il volo da Milano Linate alle 6.55 e sono atterrati a Parigi dove c’era il volo per il Madagascar. L’aereo è decollato con un po’ di ritardo sull’orario previsto ed è atterrato al’aeroporto Ivato di Antananarivo alle 23,30, ora locale, mentre qui erano le 21.30. Ci sono infatti due ore di differenza di fuso orario.
Un questo periodo in Madagascar è estate, la temperatura è fra i 18 e i 27 gradi e piove quasi ogni giorno |
lunedi 11 gennaio |
A Tanà (così viene chiamata la città che ha un nome troppo lungo: Antananarivo) i nostri amici sono stati al mercato della Digue, che espone una grande varietà di prodotti artigianali venuti da ogni parte dell’Isola e dove in ogni viaggio acquistiamo gli oggetti da esporre e vendere nei mercatini solidali.
Si chiama così perchè si sviluppa lungo la via che costeggia, appunto, la Diga. Si possono trovare solitaire in legno, il gioco da tavolo malgascio più diffuso, sottopiatti in palissandro, ciotoline e posate in corno di zebù, poggiaposate in ebano, tovaglie ricamate a mano sui temi del mare, pesci, aragoste, stelle marine, modellini di navi in legno, macchinine e aerei costruiti con la latta dei barattoli e delle bombolette spray, le pietre dure, geodi e quarzi rosa, la vaniglia di cui l’isola è il primo produttore al mondo, la cannella cannella, il lime, lo zenzero. Nel pomeriggio sono partiti per Ambositra e hanno poi proseguito per Fianarantsoa, dove fanno base nella casa famiglia. I nostri amici viaggiano con il pullmino a 9 posti (e 700.000 km) guidato da Haja. |
martedi 12 gennaio |
E’ stata inaugurata la scuola di Ambohimahasoa, un grosso centro a circa 50 Km. a nord di Fianarantsoa. Qui UnicoSole lo scorso anno ha costruito 4 aule nuove e tre gabinetti per la scuola media che aveva già 19 aule e 1.342 alunni. Il finanziamento è stato di 37.085.124 ariary.
E’ stata una grande festa alla quale hanno partecipato più di 1.500 ragazzi con le loro famiglie.Ricordiamo che in Madagascar la famiglia è molto più dei genitori e dei fratelli! La cerimonia è stata presieduta dalle autorità locali che, ognuna per il suo ruolo, hanno preso la parola come si conviene nella tradizione malgascia, e hanno ringraziato tutti i benefattori, a cominciare da Dio, per aver reso possibile la realizzazione di quanto desiderato. E’stato tagliato il nastro in nome della repubblica malgascia: infatti tutti i beni realizzati da UnicoSole vengono consegnati alle autorità locali. Padre Giangi ha celebrato la messa e benedetto le aule. Infine, è stata posta la targa preparata in Italia prima della partenza, a ricordo dell’opera compiuta. Le foto sono state scattate da Massimo, che le ha pubblicate su facebook.
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mercoledi 13 gennaio |
Oggi sono state inaugurate le nuove aule del Liceo di Tsarafidy. Su questa collina dove a luglio 2014 c’era un solo caseggiato di due aule e attorno terreno libero, ora grazie al finanziamento di UnicoSole sorgono le 4 aule inaugurate il 19 gennaio 2015, insieme con la casa del guardiani e gli uffici di segreteria, e le nuove aule costruite nel secondo semestre dell’anno.
Anche qui è stata posta la targa a ricordo della collaborazione: ” Questa scuola è stata costruita con il contributo di UnicoSole.
La cultura è il fondamento della vita e lo studio illumina l’animo e aiuta a diventare liberi.”
Massimo su facebook racconta l’inizio della giornata dei 52 ragazzi della casa famiglia di Fianarantsoa, gestita dall’associazione Rainay: sveglia alle 4, si sono preparati il riso, hanno mangiato e lavato stoviglie e pavimento e alle 6 sono partiti per le diverse scuole che frequentano nella città. Eccoli a cena, nel grande salone della casa famiglia. In serata Angelo, Padre Giangi, Mattia, Massimo e Luca sono partiti per Ihosy. Elide e Sonja sono rimaste a Fianarantsoa |
giovedi 14 gennaio |
Visita al progetto agricolo di Padre Maurice, presidente dell’associazione Miaraka Aminy, a Mahaditra.
UnicoSole ha contribuito con 2.000 euro. L’utilizzo che ne è stato fatto è davvero formidabile: hanno terrazzato a mano il terreno, piantato manioca, arachidi, ortaggi, mais, ravitzara, eucalipto. Sono state costruite anche due case, in mattoni cotti e tetto di lamiera. I locali vengono utilizzati per la formazione e come punto di incontro: infatti, alcuni ragazzi che hanno studiato agraria insegneranno agli uomini e alle donne come lavorare al meglio. Lo slogan che viene cantato nei campi è: imparare, zappare! Le case servono anche da alloggio per chi lavora per il progetto, e per il ricovero degli attrezzi.. |
venerdi 15 gennaio |
Visita alla casa famiglia di Sonierama, gestita dall’associazione Miaraka Aminy, dove i ragazzi oltre a studiare si occupano anche della coltivazione di un piccolo pezzo di terra.
Poi Sonja e Elide sono state all’istituto dei sordomuti dove studia una ragazza per la quale UnicoSole sostiene gli studi.
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sabato 16 gennaio |
Viaggio di Elide e Sonja, da Fianarantsoa a Ihosy. Lo spostamento, sempre con il pullmino guidato da Haja, ha richiesto tutta la mattina: sono arrivate alle 13.30 ora locale.
A Ihosy ha sede l’allevamento delle galline ovaiole Tsara Atody, progetto finanziato da UnicoSole e ormai concluso. L’azienda va avanti con le sue gambe e contribuisce ai costi di gestione della casa famiglia di Fianarantsoa. Riunione con Renè e Jean Paul, che gestiscono l’allevamento, per verificare l’andamento. |
domenica 17 gennaio |
Renè, che gestisce con Jean Paul l’allevamento dell’associazione, ne ha anche uno di suo proprietà, attiguo all’altro. Stamattina c’è stata la cerimonia di inaugurazione dei nuovi pollai di proprietà di Renè, costruiti nei mesi scorsi, con tutti i riti previsti dalle tradizioni malgasce, a cominciare dal sacrificio dello zebù. Padre Giangi ha celebrato poi la messa, e la festa si è conclusa con il pranzo a base di riso, carne di zebù e di pollo, e verdure.
Nel pomeriggio visita ai carcerati di Ihosy: UnicoSole ha portato le nuove pentole di alluminio per la preparazione del cibo della comunità. L’usura di tutto ciò che serve nel carcere è rapidissima. Questo incontro è sempre molto toccante per le condizioni difficilissime in cui i detenuti sono costretti a vivere. |
lunedi 18 gennaio |
Visita a tre aziende agricole costituite in società italo malgasce una di 180 ettari, una di 240 ettari e una di 400 ettari. Su questi terreni ci sono piantagioni di eucalipto, arachidi e manioca, risaie terrazzate a mano. Qui nelle case appositamente costruite per gli operai, lavorano e vivono molte famiglie: uomini, donne e bambini. Nei giorni scorsi Massimo ha installato un pannello fotovoltaico su uno degli edifici, quindi fra poco ci sarà anche l’elettricità! Oggi Massimo è tornato al carcere e ha medicato un detenuto ferito, e ha portato il disinfettante per le zecche e le pulci che infestano le camerate e le persone. |
martedi 19 gennaio |
UnicoSole ha ricevuto la richiesta di costruire tre scuole, che dovranno essere esaminate dal consiglio direttivo. Una delle comunità che ha richiesto il finanziamento si trova all’interno del Parco di Ranomafana, a 13 chilometri di distanza dalla strada principale e quindi i ragazzi che vivono qui possono raggiungere le scuole con molta difficoltà. |
mercoledi 20 gennaio |
Il gruppo si divide. Gli uomini vanno all’azienda a completare l’installazione di pannelli fotovoltaici. Le donne visitano la città di Ihosy. |
giovedi 21 gennaio |
Oggi giornata di vacanza: questa mattina, partiti di buon’ora, i nostri amici sono andati al Parco Nazionale dell’Isalo, che dista circa due ore di strada da Ihosy. Questa vastissima riserva naturale offre paesaggi diversi: praterie sulle quali si ergono massicci di arenaria scolpiti dal vento e dall’acqua, il più famoso dei quali è la finestra dell’Isalo; canyon e piscine naturali, immersi in boschi di alberi che crescono solo qui in Madagascar. Nel parco vivono 3 specie di lemuri.
Rientrati a Ihosy hanno distribuito a ai carcerati riso, fagioli, sapone e sacchi di calce con le quali disinfesteranno le camerate. Questa sera incontro con Renè per fare il punto sull’allevamento dell’associazione |
venerdi 22 gennaio |
Per Elide, Sonja e Luca sveglia alle 3.15 e partenza alle 4, con destinazione Antananarivo, con il pullmino guidato da Haja.
Dopo circa 350 chilometri di strada, oltrepassando Fianarantsoa, hanno fatto sosta a Manarinony. In questo villaggio poverissimo c’è la scuola dove la mensa finanziata da UnicoSole è diventata una tradizione proprio in questo periodo dell’anno. I nostri hanno incontrato le insegnanti, i genitori e i ragazzi, e hanno fatto il punto sul servizio offerto. Ricordiamo che anche la comunità locale contribuisce e i genitori preparano il cibo per i ragazzi Questa sera Elide, Sonja e Luca si sono fermati a dormire a Ambositra. |
sabato 23 gennaio |
Stamattina i nostri amici proseguono il viaggio verso la capitale, ma prima di partire hanno fatto visita al negozio di artigianato del legno per gli acquisti.
In serata sono arrivati nella capitale. |
domenica 24 gennaio |
Stamattina messa a Akamasoa, il villaggio di Padre Pedro. Questa è come sempre una festa di entusiasmo, gioia e colori: le gradinate piene di gente di ogni età e soprattutto bambini. Ha celebrato solamente Padre Pedro, che lascia incantati con il suo carisma.
Pranzo nel ristorante Cantilene, gestito dal figlio di un ex deputato che conosciamo, poi visita alla città, al Palazzo della regina che è stato una delusione in sè, ma offre una bella vista Hanno visitato anche l’allevamento dei coccodrilli, dove ce ne erano alcuni enormi e centinaia di piccoli. Dopo la cena i nostri amici andranno in aeroporto: infatti Haja deve ripartire per Fianarantsoa e poi per Ihosy, per riprendere Angelo e Massimo, che partiranno il 29. La partenza del volo per Parigi è prevista per le 2 di stanotte. |
lunedi 25 gennaio |
L’aereo è partito alle.2.20 ora locale, 0.20 ora italiana, un poco in ritardo rispetto all’orario previsto.
Arrivati a Parigi alle 11.30 i nostri amici hanno aspettato il volo per Milano Linate delle 15.20 e sono arrivati in Italia dopo tante ore di viaggio e di attesa, e sono finalmente a casa |
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Convocazione dell’Assemblea del 31 gennaio 2016
Domenica 31 gennaio 2016 è convocata l’assemblea annuale dell’Associazione UnicoSole- Onlus, in prima e seconda convocazione, alle ore 16.30, a Seriate, presso l’Oratorio di Paderno, con il seguente ordine del giorno
1 – lettura e approvazione del verbale della precedente assemblea
2 – relazione del Presidente
3 – relazione sul viaggio di gennaio 2016 in Madagascar
4 – valutazione dei progetti
5 – approvazione bilancio consuntivo 2015
6 – approvazione bilancio preventivo 2016
7 – elezione del nuovo consiglio direttivo
8 – varie ed eventuali
E’ importante la presenza di tutti i soci.
L’assemblea è aperta ad amici e simpatizzanti
Sarà presente anche Padre Colombi
Un caro saluto a tutti e a presto
Il Presidente
Elide Longa
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Convocazione del Consiglio Direttivo del 17 dicembre 2015
Cari amici,
un caro saluto a tutti
vi ricordo che per giovedì 17 dicembre 2015 alle 20.30 è convocata la riunione del Consiglio direttivo alle ore 20.30, nella sede dell’associazione, Via Roccolo 29, Seriate, con il seguente ordine del giorno:
- lettura e approvazione del verbale dell’ultima riunione
- accettazione eventuali nuovi soci
- 5 per mille
- situazione contabile
- bozza della lettera di auguri per Natale 2015
- Viaggio – situazione e programma
- mercatino di Seriate
- varie ed eventuali
un cordiale saluto a tutti
Elide Longa