Storia recente

Breve storia del Madagascar

Riportiamo qui alcune pagine interessanti della storia recente del Madagascar

Progetto di archivio fotografico della storia del Madagascar

Il piano Madagascar, progetto concepito dal governo della Germania Nazista per trasferire la popolazione ebraica dell’Europa sull’isola del Madagascar.

Il progetto Madagascar: memorandum stilato da Franz Rademacher per Ribbentrop, Berlino, 3 Luglio 1940.

 

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Il progetto «Madagascar»

Memorandum stilato da Franz Rademacher per Ribbentrop, Berlino, 3 Luglio 1940.

La questione ebraica nel trattato di pace

La imminente vittoria dà alla Germania la possibilità, e a mio avviso anche il dovere, di risolvere la questione ebraica in Europa. La soluzione ambita è: tutti gli Ebrei fuori dall’Europa. Il compito del Ministero degli Esteri è:

a) di includere questa richiesta nel trattato di pace e di insistere sulla stessa anche con negoziati separati con i paesi europei non coinvolti nel trattato di pace;

b) di assicurare, nel trattato di pace, il territorio necessario per l’insediamento degli Ebrei e di determinare i principi di cooperazione per questo problema con i paesi nemici;

c) di determinare una collocazione sotto una legge internazionale del nuovo insediamento ebraico d’oltremare;

d) come misure preparatorie:
1) chiarificazione dei desideri e dei piani dei dipartimenti competenti del Partito, dello Stato e delle organizzazioni di ricerca in Germania, e il coordinamento di questi piani con i desideri del Ministro degli Esteri del Reich, compresi i seguenti:
2) preparazione di un rapporto sui dati effettivi disponibili in varie sedi (numero degli Ebrei in vari paesi), uso delle risorse finanziare per mezzo di una banca internazionale;
3) negoziazione su questa materia con il nostro alleato, Italia.

Per quanto concerne l’inizio del lavoro preparatorio, la Sezione D III ha già contattato il Ministro degli Esteri del Reich attraverso il Dipartimento Germania [affari interni]. ed ha ricevuto istruzioni di partire senza indugio con il lavoro preparatorio. Ci sono già state disamine con l’Ufficio del Reichsführer SS al Ministero degli Interni e diversi dipartimenti del Partito. Questi dipartimenti approvano il piano della Sezione D III, che segue:

La Sezione D III propone una soluzione della questione ebraica: secondo il trattato di pace la Francia dovrà rendere disponibile l’isola del Madagascar per la risoluzione della questione ebraica e trasferire e rimborsare i circa 25.000 cittadini francesi che vivono lì.
L’isola sarà trasferita sotto mandato tedesco. La baia di Diego Suarez e il porto di Antisirane, che sono di importanza strategica, diverranno basi navali tedesche (se la marina militare lo ritiene, queste basi navali saranno estese anche alle rade di Tamatave, Andevorante, Mananjara, etc.). In aggiunta a queste basi navali appropriate aree del paese verranno escluse dal territorio ebraico (Judenterritorium) per la costruzione di basi aeronautiche. La parte dell’isola non necessaria per gli scopi militari sarà posta sotto l’amministrazione di un governatore della polizia tedesca che sarà alle dipendenze del Reichsführer SS. Tolto questo, gli Ebrei una propria amministrazione del territorio: i loro sindaci, la loro polizia, le loro poste, le loro ferrovie, etc. Gli ebrei saranno congiuntamente responsabili delle valuta dell’isola. A questo fine le loro precedenti risorse finanziarie in Europa saranno trasferite in uso ad una banca europea da istituire per lo scopo. Così che, siccome le risorse non sono sufficienti per pagare la terra che riceveranno e per acquistare in Europa i beni necessari per lo sviluppo dell’isola, gli Ebrei potranno ottenere crediti da questa stessa banca.

Siccome il Madagascar sarà solo un mandato, gli Ebrei che ci vivranno non potranno acquisire la cittadinanza tedesca. D’altra parte, gli Ebrei deportati in Madagascar perderanno la cittadinanza dei paesi europei a partire dalla data di deportazione. Diverranno invece residenti del mandato del Madagascar.

Questa soluzione preverrà la possibilità di istituzione da parte degli Ebrei di un proprio Stato Vaticano in Palestina, e l’opportunità di sfruttare ai loro scopi l’importanza simbolica che Gerusalemme ha per i cristiani ed il mondo islamico. Per di più gli ebrei rimarranno in mano tedesca a garanzia del buon comportamento dei membri della loro razza in America.

La dimostrazione di generosità data dalla Germania nel permettere agli Ebrei una autonoma amministrazione culturale, economica, amministrativa e legale potrà fare essere usata a scopi propagandistici; potrà essere enfatizzato allo stesso tempo il nostro tedesco senso di responsabilità verso il mondo proibisce di donare uno stato sovrano ad una razza che non ha avuto uno stato indipendente per migliaia di anni: questo richiede ancora il giudizio della storia.

Berlino, 3 Luglio 1940
firmato Rademacher

Fonte: http://www.olokaustos.org/archivio/documenti/atti/radplan.htm

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Il piano “Madagascar”

Non tutti sanno che….

Il Piano Madagascar era un progetto concepito dal governo della Germania Nazista per trasferire la popolazione ebraica dell’Europa sull’isola del Madagascar.

Per diversi anni la cosiddetta judenfrage (la “questione giudaica”) trovò una soluzione teorica nel concetto di emigrazione. Spingere gli ebrei tedeschi ad uscire volontariamente dalla Germania fu l’obiettivo delle leggi di definizione, di espropriazione, di disumanizzazione. Tuttavia la politica seguita per spingere gli ebrei ad emigrare trovò un successo soltanto parziale. All’epoca dell’invasione della Polonia (1° settembre 1939) la situazione ebbe una radicale modificazione. Da un lato si apriva uno “spazio vitale” (Lebensraum) verso Est nel quale convogliare gli ebrei tedeschi attraverso una azione coordinata di deportazione, dall’altro si proponeva un nuovo problema ebraico da risolvere: i circa due milioni di ebrei polacchi da “sistemare” in qualche modo. Se, grazie all’occupazione di parte della Polonia, si rese possibile rendere la Germania judenfrei (libera da ebrei) attraverso la deportazione la nuova dislocazione nei grandi ghetti veniva considerata soltanto una misura temporanea verso un ulteriore spostamento. L’occupazione successiva di Olanda, Belgio e parte della Francia con le loro ampie comunità ebraiche rese la soluzione del “reinsediamento a Est” degli ebrei europei ancora più problematica. Nacque così una ipotesi che appare immediatamente astrusa se non folle in un clima di guerra: trasferire tutti gli ebrei europei in Madagascar che all’epoca era una colonia francese. I 500.000 chilometri quadrati della grande isola africana parvero ad alcuni circoli nazisti una delle soluzioni ideali per risolvere su scala europea la judenfrage.

L’idea non era sorta dal nulla. Sin dal 1885 Paul de Lagarde, nel clima di acceso antisemitismo che animava la Francia di fine secolo, aveva proposto di deportare tutti gli ebrei europei in Madagascar. L’isola era stata vista anche come possibile luogo per risolvere problemi di sovrappopolazione. In questo senso tra il 1926 ed il 1927 se ne erano interessati sia i polacchi che i giapponesi. I polacchi avevano tanto seriamente considerato l’idea da spedire nel 1937 una commissione governativa per comprendere la fattibilità del progetto. Della commissione – oltre al presidente Mieczyslaw Lepecki – faceva parte anche Leon Alter presidente della Associazione Ebraica per l’Emigrazione. La commissione non espresse un parere unanime: secondo alcuni la grande isola avrebbe potuto ospitare al massimo 60.000 persone, secondo altri non più di 2.000. Ciononostante il governo polacco continuò ad esplorare questa possibilità in ulteriori colloqui con la Francia dalla quale il Madagascar dipendeva.

Tra il 1938 ed il 1939 il governo nazista riprese in mano l’idea. Il 12 novembre 1938 Göring accennò al fatto che Hitler era intenzionato a suggerire ai Paesi occidentali un piano di emigrazione degli ebrei europei in Madagascar. Effettivamente sia il ministro Schacht, sia Von Ribbentrop si mossero in questa direzione. Ovviamente, essendo il Madagascar una colonia francese, si imponeva un accordo con Parigi che non venne realizzato. Dopo la guerra lampo che condusse alla disfatta francese, i tedeschi ripresero in mano il progetto.

Già nel maggio 1940 Heinrich Himmler si dichiarava favorevole all’idea sostenendo che essa rappresentava la migliore soluzione volendo respingere “il metodo bolscevico dello sterminio fisico di un popolo”. Tra Himmler ed Hitler seguirono nello stesso anno diversi colloqui sull’argomento e il Führer giudicò l’idea “molto valida e corretta”.

Hans Frank, all’epoca a capo del Governatorato Generale in Polonia, accolse il parere di Hitler con entusiasmo. Quasi due milioni di ebrei polacchi e i superstiti ebrei tedeschi erano stati inviati nella sua area di competenza. La soluzione Madagascar rappresentava per Frank la liberazione di un fardello che si faceva di giorno in giorno più difficile da sostenere. In una riunione a Cracovia Frank dichiarò: “Non appena le comunicazioni via mare permetteranno l’imbarco degli ebrei saranno imbarcati pezzo per pezzo, uomo per uomo, donna per donna, ragazza per ragazza. Spero signori che non avrete lamentele su questo conteggio”

L’idea godeva dell’approvazione delle alte sfere naziste ma non esisteva ancora un piano di attuazione concreto. Il ministro degli Esteri Von Ribbentrop diede ordine al suo collaboratore Franz Rademacher di predisporlo. Il Piano Madagascar doveva essere inserito nel trattato di pace con la Francia. Per questo motivo Rademacher stilò un memorandum intitolato “La questione giudaica nel trattato di pace”. Ovviamente il presupposto dal quale partiva il memorandum di Rademacher era una rapida conclusione non solo della guerra con la Francia ma anche con la Gran Bretagna. L’incontestabile controllo inglese sui mari rendeva nei fatti impossibile realizzare un piano che prevedeva lo spostamento via nave di 4 milioni di ebrei.

Contrariamente alle previsioni tedesche la Gran Bretagna dimostrò una capacità di resistenza superiore alle aspettative. Con il fallimento della battaglia d’Inghilterra e il rinvio a tempo indeterminato dell’invasione delle Isole Britanniche il Piano Madagascar cominciò ad essere considerato irrealizzabile. L’invasione dell’Unione Sovietica nel giugno 1941 rese il piano totalmente impossibile. Il suo fallimento causò l’esplorazione di nuove soluzioni alla judenfrage, la Soluzione Finale, l’annientamento fisico degli ebrei europei rimase per i nazisti l’unica opzione possibile.

Fonte: http://www.olokaustos.org/archivio/sunti/madaga.htm

 

 

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Cambiare vita in Madagascar

Vi proponiamo un estratto dell’articolo “Cambiare vita in Marocco, Egitto, Tunisia e Madagascar”, pubblicato su ilsole24ore il 28 gennaio 2014.

Marocco, Tunisia, Egitto sono stati per alcuni anni meta di cittadini europei, italiani e francesi soprattutto, che hanno scelto di cambiare vita e dedicarsi a un’attività nel settore del turismo. Dalla classica pizzeria all’apertura di un bed & breakfast in un riad a Marrakech fino all’attività di gestore di un diving sul mar Rosso, molte sono state le formule scelte per lasciare il Paese d’origine e trovare un’attività al sole del Nord Africa.

Con le turbolenze politiche degli ultimi anni però la situazione è cambiata. Non tutti i Paesi soffrono dell’instabilità politica e dei problemi economici, ma certo l’intera area oggi richiede maggiori cautela e allerta. Anche il Madagascar, anch’esso eletto da molti italiani come meta prediletta non gode di una sicurezza politica vera e propria oggi. Ma questi Paesi vantano bassi costi della vita.
 
 Al sole del Madagascar con 500 euro al mese
Molto più a sud c’è un’altra meta che ha attirato molti italiani negli anni passati: il Madagascar, al largo del Mozambico. Chi già ci vive dice che in alcune aree come Tulear (Toliara) – sulla costa sudoccidentale dell’isola – sulla linea del Tropico del Capricorno, godono del clima ideale, temperato dal mare e mai freddo, a stagioni invertite rispetto all’Italia. In generale quando in Italia è freddo in Madagascar è piena estate. “Grazie al basso costo della vita, in Madagascar si può vivere bene già con soli 500 euro – dice Vittorio Conte (www.azmadagascar.info) che si occupa di agevolare gli investimenti in Madagascar da parte di cittadini europei – e viste le basse retribuzioni locali con 35 euro al mese si può avere personale di servizio”.
Il mattone se in affitto viaggia su canoni da 83 a 200 euro al mese. La pasta costa un po’ più che in Italia, poco cari sono pesce e carne. Per un pasto in un ristorante locale di tipo medio difficilmente si spende più di 7-8 euro. La situazione politica non è stata stabile per cinque lunghi anni ma venerdì scorso è stato eletto il nuovo presidente che dovrebbe portare stabilità.
Il Paese vive una fase di espansione delle costruzioni, a macchia di leopardo però. A Nord, a Nosy Be, zona interessata da traffici e prostituzione. Qui 100 mq costano 100mila euro. A Sud invece la vita è più tranquilla e i costi del mattone contenuti: 100 mq costano 30mila euro. Per una villa sul mare con piscina e materiali europei (marmo, etc) i prezzi salgono a 300/400mila euro.
E la sanità? “La formazione dei medici è di livello molto elevato (l’università di medicina dura 8 anni), ma il limite è di non disporre di mezzi e attrezzature – dice Conte -. Una buona assicurazione sanitaria privata costa 400-500 euro all’anno, ma la visita di un primario costa 3-4 euro. Con un’ora di volo poi si arriva a La Réunion dove si può avere l’assistenza sanitaria europea gratuita”.

Il testo integrale dell’articolo è disponibile sulla pagina web

http://www.casa24.ilsole24ore.com/art/mercato-immobiliare/2014-01-28/cambiare-vita-marocco-egitto-143514.php?uuid=AbYz3UJJ

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Bomba in Madagascar. Muore un bambino, almeno 37 i feriti

Ad Antananarivo

La vittima è un bambino di due anni: l’esplosione è avvenuta vicino allo stadio, dove il presidente stava inaugurando la struttura. Almeno 37 i feriti nella deflagrazione. 

Madagascar, 25 gennaio 2014
Un bambino di due anni e 37 feriti, queste le vittime di una bomba piazzata nei pressi dello stadio di Antananarivo in Madagascar, dove il presidente Hery Rajaonarimampianina stava inaugurando la struttura. 

Il presidente è tornato al potere dopo che era stato destituito da un colpo di Stato nel 2009. Nel suo discorso allo stadio si è appellato all'”unità politica” e ha sottolineato: “Oggi , vi chiedo, a voi, alla mia famiglia politica, agli amici, di aiutarmi a promuovere l’unità nazionale”. Proprio in queste ore, il presidente aveva chiesto di creare un clima di pace, favorevole anche agli investimenti esteri. Venerdì scorso, la banca mondiale aveva riferito che un governo stabile sarebbe stato essenziale per l’erogazione di nuovi prestiti.

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La crescita della popolazione

 http://countryeconomy.com/demography/population/madagascar

The population of Madagascar goes up to 22,293,914 people

Madagascar ended 2012 with a population of 22,293,914 people, which represents an increasea of 614,980 people compared to 2011.

Madagascar is no. 54 among the 182 countries which published this information in DatosMacro.com.

The female population is greater, with 11,185,606 women, representing 50.17% of the total, compared to 11,108,308 or 49.82% men.

Madagascar shows a moderate population density, with 38 people per square km and it was in position 57th in our ranking of density population in 2012 .

In this page we show you the progression of the population in Madagascar. You can see the population in other countries in population and see all the information about Madagascar in Madagascar’s economy.

Madagascar – Population
Date Population M. Population F. Population Population density
2012 22,293,914 11,108,308 11,185,606 38
2011 21,678,934 10,800,021 10,878,913 37
2010 21,079,532 10,499,833 10,579,699 36
2009 20,495,695 10,207,781 10,287,914 35
2008 19,926,785 9,923,523 10,003,262 34
2007 19,371,023 9,646,096 9,724,927 33
2006 18,826,126 9,374,251 9,451,875 32
2005 18,290,394 9,107,061 9,183,333 31
2004 17,763,367 8,844,265 8,919,102 30
2003 17,245,275 8,586,012 8,659,263 29
2002 16,736,029 8,332,320 8,403,709 29
2001 16,235,767 8,083,350 8,152,417 28
2000 15,744,811 7,839,327 7,905,484 27
1999 15,262,817 7,600,084 7,662,733 26
1998 14,790,245 7,365,815 7,424,430 25
1997 14,329,239 7,137,560 7,191,679 24
1996 13,882,646 6,916,693 6,965,953 24
1995 13,452,526 6,704,199 6,748,327 23
1994 13,039,754 6,500,509 6,539,245 22
1993 12,643,864 6,305,368 6,338,496 22
1992 12,263,899 6,118,223 6,145,676 21
1991 11,898,267 5,938,183 5,960,084 20
1990 11,545,782 5,764,586 5,781,196 20
1989 11,205,548 5,596,948 5,608,600 19
1988 10,877,757 5,435,373 5,442,384 19
1987 10,563,491 5,280,429 5,283,062 18
1986 10,264,368 5,132,975 5,131,393 17
1985 9,981,113 4,993,411 4,987,702 17
1984 9,714,342 4,862,048 4,852,294 17
1983 9,462,343 4,738,018 4,724,325 16
1982 9,220,693 4,619,113 4,601,580 16
1981 8,983,494 4,502,390 4,481,104 15
1980 8,746,516 4,385,736 4,360,780 15
1979 8,507,958 4,268,254 4,239,704 14
1978 8,268,902 4,150,488 4,118,414 14
1977 8,031,589 4,033,562 3,998,027 14
1976 7,799,642 3,919,290 3,880,352 13
1975 7,575,757 3,809,021 3,766,736 13
1974 7,360,271 3,702,930 3,657,341 13
1973 7,152,391 3,600,620 3,551,771 12
1972 6,952,383 3,502,214 3,450,169 12
1971 6,760,352 3,407,751 3,352,601 12
1970 6,576,301 3,317,223 3,259,078 11
1969 6,400,454 3,230,739 3,169,715 11
1968 6,232,704 3,148,254 3,084,450 11
1967 6,072,270 3,069,397 3,002,873 10
1966 5,918,060 2,993,648 2,924,412 10
1965 5,769,219 2,920,599 2,848,620 10
1964 5,625,401 2,850,086 2,775,315 10
1963 5,486,593 2,782,099 2,704,494 9
1962 5,352,674 2,716,573 2,636,101 9
1961 5,223,621 2,653,487 2,570,134 9
1960 5,099,371 2,592,803 2,506,568  

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da padre Giangi – mail del 5 febbraio 2014

5-feb-2014

Giovanni Colombi   (giangi.colombi@gmail.com)    

A: unicosole@googlegroups.com 

ihosy_trivellazione_del_pozzo_15.01.2014.jpg - 114.56 Kb 

Carissimi,

fra un mese saranno in Madagascar i partecipanti al primo viaggio di quest’anno che sarà dal 1 al 16 marzo. I soci ed amici che parteciperanno a questo viaggio dovranno realizzare tutti gli impianti idraulici di risalita dell’acqua dal pozzo al bacino, attraverso una pompa immersa che porteranno dall’Italia, e dal bacino alla distribuzione nell’allevamento.

I lavori di trivellazione del pozzo con il completamento della posa dei tubi dovrebbero terminare a giorni. La trivellazione è arrivata a 40 metri di profondità e poi si sono fermati perché c’era roccia. Nella prova di pompaggio durata due ore che hanno fatto qualche giorno fa, la pompa dava 3.000 litri ogni ora: grazie a Dio l’acqua è abbondante anche se c’è da tener presente che ora siamo nel periodo delle piogge.

Da 10 giorni hanno iniziato a costruire il bacino dell’acqua e pensano di terminarlo nel giro di un mese. 

Uno dei soci insegnerà a fare i cotechini ed i salami. René ha già realizzato una cantina sotterranea per la loro stagionatura e conservazione. Altri soci elettrificheranno una parte dell’allevamento. In allegato troverete alcune foto.

Grazie di cuore a tanti di voi che in vari modi hanno collaborato nella raccolta dei fondi per la realizzazione di questo progetto per l’autosufficienza in acqua potabile dei due allevamenti, di tutti gli operai e le famiglie che vi lavorano. Il costo totale della trivellazione del pozzo e la costruzione del bacino dell’acqua è di 16.350 euro e servirà i due allevamenti, per cui la spesa è divisa a metà tra la nostra associazione e René. Questo progetto si è reso indispensabile perché l’acqua distribuita dal comune di Ihosy è insufficiente, certi giorni arriva a singhiozzo e non è più potabile per carenza di filtraggio e di clorificazione.

Grazie di cuore all’equipe che partirà per il Madagascar perché non solo realizzerà questi lavori ma farà imparare tante tecniche al nostro folto gruppo di giovani operai che gestiscono i due allevamenti. In questi giorni stanno preparando nelle loro valigie gli ultimi materiali da portare in Madagascar, oltre a quelli già spediti mesi fa per container. Un grande grazie, un caro saluto e augurio di ogni bene a tutti

Giangi


 

ihosy_disegno_del_bacino_dellacqua.jpg - 87.91 Kbihosy_bacino_acqua_con_trivellazione_5.02.2014.jpg - 112.51 Kb ihosy_bacino_acqua_con_trivellazione_5.02.2014.jpg_2.jpg - 98.74 Kb

 

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da padre Giangi – mail del 29 gennaio 2014

Da:      Giovanni Colombi   (giangi.colombi@gmail.com) 29-gen-2014 21.32 
A:       unicosole@googlegroups.com
 

Viaggio in Madagascar nel mese di luglio

  
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                        come va? Un grande saluto a tutti voi, pensandovi sempre in buona salute. Da qualche giorno sono calati i prezzi dei biglietti aerei per il Madagascar. Chi desidera partecipare il prossimo mese di luglio alla visita in Madagascar è  il momento  propizio per prenotare.
Il secondo viaggio di quest’anno avrà luogo dal 19 luglio all’8 agosto con il solito volo da Parigi con l’Air France: io ho prenotato nei giorni scorsi. Chi desidera fermarsi solo due settimane il biglietto costa ancora meno e cioè 1088 euro. Un caloroso saluto e seminate sempre a larghe mani la pace e l’amore
Giangi

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Madagascar: finalmente in carica neo-Presidente, tra dubbi e speranze

http://www.lastampa.it/2014/01/23/blogs/voci-globali/madagascar-finalmente-in-carica-neopresidente-tra-dubbi-e-speranze-s4t5BJrOPFaC4jSqVg3lsL/pagina.html

LA STAMPA, 23 gennaio 2014

traduzioni di e. intra e s. gliedman

 

La Corte elettorale speciale (CES) ha finalmente sancito la vittoria di Hery Rajaonarimampianina, il candidato che gli avversari dicono essere manovrato dall’ex Presidente del governo di transizione Andry Rajoelina.

Il CES ha smentito le accuse di brogli, negando un nuovo spoglio richiesto da Jean-Louis Robinson, uscito sconfitto dal secondo turno, tenutosi lo scorso dicembre. Questa decisione ha riacceso la speranza di un ritorno alla pace e di un futuro democratico.

Secondo i conteggi riportati dal Madagascar Tribune , Rajaonarimampianina avrebbe conquistato appena il 25 per cento dei voti totali.

Sono comunque in molti a interrogarsi sulla trasparenza del voto, atteso con trepidazione per ben quattro anni, e sul significato dei risultati per il futuro del Paese.

Le irregolarità rilevate nel giorno delle elezioni, e documentate tramite Andrimaso e Zahavato (due sistemi di monitoraggio gestiti dai cittadini), non sono state ritenute sufficienti per invalidarne i risultati.

Rimangono comunque in ballo questioni preoccupanti, che risalgono al periodo pre-elettorale, e precisamente l’esclusione dalla lista dei candidati del Presidente deposto Marc Ravalomanana, di sua moglie Lalao Ravalomanana, dell’ex presidente Didier Ratsiraka nonché dell’artefice del golpe del 2009 Andry Rajoelina.

Didier Ratsiraka e Lalao Ravalomanana sono stati esclusi sulla base della residenza, trovandosi in esilio rispettivamente in Francia e Sud Africa, senza alcuna possibilità di rientrare nel Paese.

Andry Rajoelina ha rinunciato alla propria candidatura all’ultimo minuto. Sul sito dell’ ONG Verified Voting si legge:

«Il tribunale ha stabilito che né Ravalomanana né Ratsiraka possiedono i requisiti di residenza fisica per la candidatura. Ravalomanana vive in esilio in Sud Africa, mentre Ratsiraka non è mai rientrato in via permanente nell’isola dopo essere fuggito in Francia nel 2002.

Sempre secondo il tribunale, Rajoelina non avrebbe registrato la propria candidatura entro il periodo stabilito. In gennaio aveva dichiarato di non volersi candidare, per ripensarci a maggio per contrapporsi alla candidatura di Lalao Ravalomanana che ‘era da considerarsi equivalente a quella del marito’.

La Comunità di sviluppo dell’Africa meridionale, aveva chiesto che sia Ravalomanana che Rajoelina rinunciassero alla candidatura per il bene del Paese. Il primo si è ritirato a dicembre, e altri cinque candidati sono stati rimossi dalla lista».

A novembre inoltre è stata passata una legge che consentiva a Andry Rajoelina di appoggiare la campagna di Hery Rajaonarimampianina, eliminando l’obbligo per gli ex presidenti di mantenersi neutrali. Un blogger malgascio avanza l’ipotesi che Rajoelina abbia anche influenzato la scelta dei candidati alle parlamentari tenutesi in contemporanea con le presidenziali:

«È il candidato virtuale e onnipotente di queste elezioni, la sua ombra si allunga sia sulle presidenziali che sulle parlamentari. Parlo ovviamente di Rajoelina, che ha sostenuto Rajaonarimampianina durante il secondo turno delle presidenziali, per poi sfornare anche 117 candidati per le parlamentari. No, non sta violando la legge perché l’ha cambiata per l’ennesima volta a suo favore. È grazie a questa che Andry Rajoelina può accompagnare i candidati in giro e comparire sui materiali delle campagne. Si è liberato dal dovere di neutralità e dall’obbligo di discrezionalità indicato dalla Road Map concordata».

Vi sono poi alcuni segnali che Andry Rajoelina possa tentare la scalata a Primo Ministro, un po’ come ha fatto Vladimir Putin durante l’amministrazione Medvedev, una mossa che renderebbe prematura la dichiarazione che il Madagascar sta tornando sulla strada della democrazia, come spiega un articolo di Tsimok’i Gasikara .

Non sono poi altri eventi strani. A cominciare dall’inspiegabile aggiunta, tra il primo e il secondo turno, di 140.000 elettori alla lista elettorale. Sorge quindi spontanea la domanda, a quanti elettori sono stati invece negato il diritto al voto?

Altro problema sono state le origini torbide dei fondi elettorali. La legge non regola i finanziamenti per la campagna, e il denaro è piovuto da ogni parte. Per comprendere l’assurdità, c’è da sottolineare che oltre il 90 per cento della popolazione del Madagascar sopravvive con meno di due dollari al giorno – mentre voci sostengono che Rajaonarimampianina abbia  speso 43 milioni dollari.

Notoriamente, un altro candidato, Camille Vital, ha visto bloccare al porto di Toamasina ben 350 SUV che gli erano state regalate. Dopo le elezioni, a Vital, ex primo ministro di Rajoelina, che ha appoggiato Robinson al secondo turno, è stato vietato di lasciare il Madagascar. Ancora una volta, un altro segno preoccupante che la democrazia non è pienamente arrivata nel Paese, come dettaglia la testata online Malango. E un’analisi di All Africa sintetizza così la frustrazione dei cittadini:

«La gente potrebbe anche essere stanca delleinterminabili dispute politiche. A conferma di ciò, e della disillusione del popolo verso l’attuale leadership, è la bassa affluenza registrata alle urne durante le elezioni di dicembre, poco più del 50%.

Paul-Simon Handy, capo della Divisione sulla Prevenzione dei Conflitti e Analisi di Rischio, spiega che la scarsa partecipazione elettorale al secondo turno ricorda un fenomeno accaduto anche in altri Paesi dove l’elettorato era stanco delle lunghe diatribe politiche.

‘Per quanto i cittadini vogliano un governo legittimo, ne hanno abbastanza delle controversie politiche e vedono gli attuali candidati come il riciclo della solita stessa élite politica’».

Intanto il giorno dopo la proclamazione ufficiale dei risultati, Robinson ha subito invitato i cittadini alle proteste:

@MSondage: Robinson invita a una grande manifestazione domani a Magro! E vuole confronto sui risultati.

Tutti gli occhi sono insomma puntati su Rajaonarimampianina per vedere se, e come, intende onorare la sua promessa elettorale di ripristinare la stabilità, lavorando insieme al popolo per risollevare il Paese e farlo uscire dalla povertà.

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