Aggiornamento sulla situazione politica

Le elezioni presidenziali in Madagascar, che dovevano tenersi il 24 luglio scorso ed erano state rinviate ad oggi, 24 agosto, sono state ulteriormente differite a martedi 25 ottobre.

E’ stata esclusa la candidatura di Rajoelina, della moglie dell’esiliato Ravalomanana e di Ratsiraka.

Puoi leggere i dettagli negli articoli Madagascar pushes back presidential election to October, pubblicato da Reuters il 22 agosto scorso, e Madagascar sets October 25 presidential poll date, pubblicato da Agence France-Presse sempre il 22 agosto.

Immagini collegate:

Rinvio delle elezioni presidenziali al 25 ottobre 2013

Madagascar pushes back presidential election to October

By Alain Ilioniania

ANTANANARIVOThu Aug 22, 2013 1:50pm EDT

(Reuters) – Madagascar pushed back the date of its presidential elections for the third time on Thursday, to October 25, as the Indian Ocean island struggles to end years of political crisis.

The former French colony has been in chaos since Andry Rajoelina seized power with military support in 2009, ousting former President Marc Ravalomanana after opposition protests.

Its tourism industry has suffered badly from the turmoil, and foreign companies have been wary of committing to investment in its oil, gold, chrome and nickel reserves.

Rajoelina and Ravalomanana reached a deal with regional states in January to restore order, based on the condition neither of them would stand in the election, initially planned for May.

However, Ravalomanana’s wife said she would run for the presidency instead, prompting Rajoelina also to declare his bid.

The election was postponed to July when the electoral commission said it was unprepared to hold the poll. It was then pushed back to late August because the decision by Rajoelina and Ravalomanana’s wife to stand led to donors suspending financing for the poll.

At the weekend, the electoral court banned Rajoelina and Ravalomanana’s wife, Lalao, from standing in the poll. The court also struck former President Didier Ratsiraka from the list of candidates.

The electoral commission said on Thursday that it was pushing back the election date to October 25 so it could change the list of candidates to exclude the three.

Beatrice Atallah, president of Madagascar’s electoral body, said in a statement that a possible presidential run-off as well as parliamentary elections would be held on December 20.

The court’s ruling barring the three candidates was widely welcomed by Western and regional powers who say the country needs a fresh start with new candidates.

The African Union, the South African Development Community (SADC) and key donors such as France and the European Union had applied heavy pressure to try to prevent the candidacies.

Norbert Ratsirahonana, special adviser to Rajoelina, said the president would respect the court’s decision to block him from the race and had also accepted the new election date.

Lalao Ravalomanana was not immediately available to comment on her exclusion from the election.

On Monday, her supporters said they would take to the streets to protest against the “illegal” court ruling barring her from running, but this has failed to materialize.

Madagascar’s economy shrank 4.6 percent in 2009, the year of the coup, after growing at 7.1 percent the year before. It is forecast to expand by just 2.6 percent this year, according to the World Bank.

(Writing by James Macharia; Editing by Pravin Char)

 

Immagini collegate:

Fondi del 5 x 1000 2011

Buona sera a tutti

Con vero piacere vi comunico che venerdì 23 novembre è stato accreditato sul conto corrente dell’Associazione il 5 per mille del 2010 (dichiarazioni 2011) e, grazie all’impegno di tutti, abbiamo ricevuto ben 9.214,18 euro.
Sono una cifra importante, ancor più oggi con i problemi economici che ci sono ovunque e per tutti.
Ben 315 persone hanno firmato il 5 per mille per UnicoSole.
Grazie ancora a tutti quelli che si sono impegnati con amici e conoscenti. Come sempre, ne faremo un uso attento, oculato e proficuo.
Un caro saluto
Elide Longa  


Immagini collegate:

Arrivano i fondi del 5 x 1000 2012

Ho avuto  la gradevole sorpresa di trovare in questi giorni l’accredito del 5 per mille sui redditi 2011 (dichiarazioni presentate nel 2012).

Ero un po’ disperata perché il nostro conto corrente  era molto povero e dovevo mandare dei soldi in Madagascar (estremamente necessari). Con grande sorpresa e piacere ho trovato sul conto questo accredito, che di solito arrivava nell’ultima quindicina di dicembre!.
Abbiamo ricevuto 9.689,25, riferiti a 330 sottoscrittori. Un grazie di cuore a tutti quelli che hanno dato il proprio 5 per mille a UnicoSole- Onlus e a tutti quelli che hanno  invitato amici e conoscenti a farlo.
Un abbraccio a tutti e un bacio da parte di tutti quelli che abbiamo incontrato in Madagascar e ci hanno ringraziato per quello che facciamo per loro.
Elide

Immagini collegate:

Relazione di Valentina sull’esperienza in Madagascar

Pomezia (Roma) 5 agosto 2013

Ore 14,30

Cerco silenzio, mi siedo con calma, faccio un lungo sospiro e tento  a occhi chiusi di riassemblare i pezzi di un’esperienza intensa, faticosa, piena e ricca di sensazioni che ancora porto addosso.

Faccio fatica a condividerle, come se sprecassi la bellezza di quello che ho provato, sentito, visto. Come se raccontare significasse sminuire qualcosa che con le parole non è condivisibile. Poi mi viene in mente una citazione di un famoso film ( Into the Wild) “La felicità non è reale se non è condivisa”… e allora mi fermo e racconto con cura e attenzione  quelle che sono state per me immagini di vita vera.

Il Madagascar, terra delicata e potente, gente bella come non si incontra più nelle nostre vite frettolose, sorrisi pieni e reali, cuori spalancati, porte spalancate, braccia spalancate.

La terra è madre, la fede è potente, contagiosa, da fare invidia. Quando si prega, si canta e si balla, ci si prende per mano, ci si scambia la forza e il coraggio di credere in Dio, si sorride e ci si commuove. Le celebrazioni eucaristiche durano delle ore, eppure nessuno se ne accorge. È il miglior tempo speso di tutto il viaggio. Dio è ovunque, nelle mani strette che pregano dei bambini, nelle voci calde delle donne che cantano, nell’orgoglio con cui danzano gli uomini. C’è rispetto tra loro, verso di noi, verso ogni cosa, c’è cura e rispetto.

Mi emoziona ripensare a Padre Pedro seduto su una panchina, con la sua barba bianca e lunga, circondato da bambini dappertutto, a leggere loro la Bibbia. Un momento indimenticabile, suggestivo.

L’accoglienza, la capacità di condivisione e divisione ti ha lasciato basìto. Il povero sei tu, i ricchi sono loro. Sono ricchi di umanità, per questo come ha detto una nostra compagna di viaggio, Sonja, siamo noi a rischiare di essere poveri. Allora, con un pizzico di egoismo cerchi di rubare da loro quella gentilezza che non sai più riconoscere in te, tenti di lasciarti contagiare da tanta dedizione, magari al ritorno, riuscirai a sentirti nuovamente così… bene.

Intensi sono gli odori, gli sguardi, le mani che si stringono e ringraziano, i sapori della frutta, del riso, dello zebù, i mercati, la terra e la sabbia, la fitta foresta, la deserta Ihosy , la caotica Antanarivo, i mercatini artigianali, la strada, la lingua, il cielo di notte, la fatica nell’adattasi, le onde dell’oceano Indiano, il gusto del pesce appena pescato, i progetti dell’associazione, la preziosa Elide, le inaugurazioni, i rituali, la vaniglia, le parole di Michel, l’italiano allegro di Padre Maurice, la capacità di Padre Giangi di far ridere chiunque incontrasse, “noi” e “loro” nel continuo tentativo di mescolarci, conoscerci, viverci.

Michel, presidente dell’associazione Rainay, ci ha chiesto di portare via dal Madagascar solo le cose belle e di lasciare quelle brutte. Mi porto via ogni cosa, gelosamente la custodirò, la condividerò. Ogni cosa ha avuto un senso, nel viaggio che ho fatto dentro di me. Ringrazio profondamente ogni persona che ho incontrato, per averlo reso il viaggio più intenso che abbia mai fatto.

Tornerò in Madagascar, presto tornerò.

Un abbraccio. Valentina

Immagini collegate:

da padre Giangi – lettera del 18 agosto 2013

Date: Sun, 18 Aug 2013 23:08:06 +0200
Subject: [unicosole] Notizie varie
From: giangi.colombi@gmail.com
To: unicosole@googlegroups.com; 

Carissimi,

come va? Vi spero tutti bene in questo periodo di vacanze per almeno una parte di persone ma per altre… Vi scrivo in questa domenica intensa dopo 3 Messe, 5 battesimi, 2 matrimoni, 1 unzione dei malati e il funerale di una mamma, deceduta ieri e che oggi avrebbe dovuto sposarsi una sua figlia. Dopo la nostra visita in Madagascar i progetti hanno ripreso nuovo vigore. Domani inizieranno in tutto il Madagascar gli esami di maturità e ci saranno anche 8 ragazzi della nostra casa famiglia di Fianarantsoa. Dopo l’inaugurazione dei nuovi pollai a Ihosy il mese scorso, giovedì prossimo arriveranno le prime 1.000 gallinelle di 8 settimane e il 30 agosto altri 2.000 pulcini di un giorno Vi invio la stupenda relazione di Valentina che ha scritto subito dopo il nostro ritorno dal Madagascar. Elide ha già messo in campo il calendario per il 2014 e domani lo studio grafico stenderà una prima bozza. Domani con gioia grande e un po’ di emozione arrivano qui in Albania 16 giovani di Luzzana e dintorni con il parroco: si fermeranno 10 giorni qui da me per vari campi servizio con i ragazzi delle elementari e medie, gli handicappati, gli anziani … Mettete nel vostro calendario l’appuntamento per la domenica 8 settembre a Murello in provincia di Cuneo dove presenteremo l’associazione e i suoi progetti. Vi mando anche questo altro allegato e un articolo dal settimanale Famiglia Cristiana che potete trovare qui sotto,  per riflettere e decidere con chi stare nella nostra vita. Un grande abbraccione e ricordo nella preghiera,  con affetto
Giangi

Armi italiane nell’Inferno del Cairo

Famiglia Cristiana- 14/08/2013

http://www.famigliacristiana.it/articolo/armi-italiane-nell-inferno-del-cairo.aspx

Immagini collegate:

Impressioni del viaggio in Madagascar del 2013: il diario del gruppo

12 luglio 2013, venerdì , giorno 1 – il viaggio

partenza Milano-Linate 6.55

arrivo Parigi Charles de Gaulle 8.30

partenza per Antananarivo 10.45

Visita all’aeroporto nell’attesa dell’imbarco. Ci hanno raggiunto Valentina e Roberto (gli sposini) e li abbiamo accolti con uno striscione, osservati da tutto l’aeroporto.

Con qualche minuto di ritardo siamo finalmente partiti, (alle 12.15 anziché alle 10.45) per Antananarivo. per passare il tempo abbiamo visto film, giocato, ascoltato musica, anche lirica e mangiato la mini pasta.

Coperte e cuscini non bastavano a scaldarci, infatti a Francesca è venuta la febbre.

Arrivati a destinazione, l’aeroporto sembra un campo profughi: gente che gira per cercare i fogli per i visti, il caos totale.

Recuperati i bagagli andiamo verso un albergo della capitale. Mi aspettavo una capitale diversa, ha un odore strano, come di bruciato, gente in giro per strada anche dopo la mezzanotte.

Sistemate camere e valige andiamo finalmente a dormire dopo il lungo viaggio.

Marika e Veronica

13 luglio 2103 – secondo giorno

Sveglia alle 7, colazione alle 7.30 e poi è iniziata la nostra prima vera giornata in Madagascar. Abbiamo subito imparato ad assaporare la lentezza del tempo, la tranquillità nel gestire imprevisti (come bagagli scambiati, compagne di viaggio febbricitanti, poche ore di sonno).

Eppure è stata una giornata bellissima e intensa. Antananarivo dolce-amara, l’abbiamo scoperta così duttile sin dal mattino, quando siamo stati al mercato per comprare artigianato locale.

Immagini veloci e indelebili, bimbi a piedi nudi e sorridenti, artigiani, colori, borse, strumenti musicali, tele, baobab di tessuto, quadri, ovunque visi e colori.

Poi, il pranzo veloce in quello che in Italia sarebbe definito un “centro commerciale retro”, completamente vuoto. Non avevo mai visto un supermercato vuoto e poi, ti giri, d’improvviso scopri tre bimbi tutti spogliati e a piedi nudi giocare tra gli scaffali e poi scappare via…

La seconda parte della giornata è stata molto importante, per noi in particolare, ci ha spogliato di tutte le nostre banali insicurezze. Quella che abbiamo definito oasi felice di Padre Pedro, è un …..

Smetti improvvisamente di pensare ossessivamente alla piccolezza della tua vita e mille domande corrono veloci, mentre gli occhi rubano ogni cosa.

Non riesco semplicemente a descrivere quello che ho sentito…qualunque tentativo mi sembra riduttivo, per cui mi limiterò ad alcune immagini che sono incise nei miei occhi.

C’è un uomo che parla francese, che vive in Madagascar da moltissimo tempo, con la barba lunga e bianca e gli occhi azzurri seduto su una panchina circondato da moltissimi bambini mentre legge la Bibbia, quello stesso uomo, uomo di Dio, ha cambiato grazie alla sua associazione tenta di cambiare la mentalità di questo popolo bellissimo ma immobile, oppresso, povero, sfruttato.

Con lui ci sono scuole, cave, lavoro, una comunità che partecipa e condivide e costituisce la sua storia. Abbiamo visitato il cimitero che dà frutti…poiché nell’attesa della morte, si coltiva la terra. Abbiamo incontrato bambini spaccare le pietre per aiutare a casa, donne coraggiose, strutture per malati e disabili.

Tutto questo in un clima indescrivibile, poiché questo posto è troppo intenso per essere raccontato così.

La giornata si è conclusa con una cena di condivisione con moltissime persone, bellissime persone, con le quali ci siamo raccontati e scambiate le vite.

Valentina e Roberto

 

14 luglio 2013 – terzo giorno

Dopo una notte passata semi sveglia per colpa delle zanzare, sveglia alle 6.30, colazione alle 7. Caricato le valigie abbiamo dato a Valentina e Roberto il dono di nozze: una candela lavorata, preparata da Sonja, con scritto anche i nostri nomi.

Partenza per la Messa da Padre Pedro, siamo entrati nella palestra pienissima di gente, tantissimi bambini, tutti vestiti a festa. La S. Messa è stata molto coinvolgente, mi avevano sempre detto di queste Messe molto animate ma non vi avevo mai partecipato. Tutti cantavano. I momenti più belli sono stati la consegna del Vangelo, e poi il calice e le ostie consacrate avvenuti tra canti e balli suggestivi.

Anche i bambini con i colori della bandiera hanno cantato e ballato benissimo.

Una cosa che mi ha colpito è stata proprio la partecipazione attiva anche delle persone più anziane. Dopo la S. Messa abbiamo salutato Padre Pedro e siamo partiti per Ambositra.

Al terzo tentativo siamo riusciti a trovare un ristorante per pranzare. Nel frattempo ci siamo fermati a comprare frutta. Abbiamo provato dei lecchi buonissimi e delle patate (sonjo) un po’ meno invitanti ma Padre Giangi ha detto che erano squisite. Lungo la strada ci siamo fermati a salutare delle suore. Dopo un viaggio piuttosto lungo siamo finalmente arrivati all’albergo dove abbiamo cenato con il presidente dell’associazione malgascia.

La cena è stata ottima conclusa con una tisana alla citronella.

Il presidente Michel ci ha ringraziato della nostra presenza all’inaugurazione della scuola domani. Un’ultima riflessione: ovunque si vada le persone ti salutano sorridenti dandoti la mano, non come da noi.

Emilia

15 luglio 2013 – quarto giorno

Sveglia alle 7 con colazione alle 7.30. Oggi il risveglio non è stato poi così tragico, forse perchè ho dormito bene, stanotte.

Dopo la colazione siamo andati a fare una veloce visita al negozio di artigianato, un delizioso negozietto che vendeva orecchini, bracciali, borse che ha risvegliato in noi la parte femminile; l’oggetto che mi ha colpito di più era un camion fatto con materiali riciclati. Dopo una mezz’ora eravamo già partiti per andare all’inaugurazione della scuola. Sono rimasta sorpresa dal fatto che c’era molta gente, e dal fatto che siamo stati subito accolti da bambini, adulti e dalle autorità presenti. Per più di 2 ore si è tenuta l’inaugurazione preceduta dai discorsi di alcune autorità ma anche da balli e canti fino ad arrivare alla benedizione della struttura e al taglio del nastro. Subito dopo siamo stati invitati a mangiare in una delle 3 aule costruite che momentaneamente sono utilizzate come mense. Il pomeriggio l’abbiamo passato scattando foto, soprattutto ai bambini che ridevano ogni volta che gli mostravi le foto. Padre Giangi ci ha fatto vedere dove avevano cucinato il pranzo e dove stavano andando a mangiare i numerosissimi scolari, abbiamo scoperto anche il lavoro dei boscaioli e come fanno il carbone di legna. A metà pomeriggio dovevamo partire per visitare la diga e le fontane donate da UnicoSole, ma ci spiaceva lasciare la scuola perchè avevamo legato con un gruppetto di bambini. Alla diga abbiamo scoperto le risaie e il duro lavoro dei contadini, che ci hanno regalato una pesante borsa di riso per ringraziarci del lavoro fatto dell’associazione e per la nostra visita. Dopo siamo ritornati all’hotel e dopo una doccia calda e la cena si va a dormire, in modo tale da prepararci per l’avventura di domani.

Veronica

16 luglio 2013 – quinto giorno

La giornata di oggi è la giornata degli incontri. Ci siamo svegliati e alle finestre abbiamo visto l’alba che illuminava le risaie. Una colazione veloce e via di nuovo a vivere una intensa giornata malgascia. Dopo aver eseguito il controllo qualità di tutte le statuette del negozio di artigianato ci siamo diretti alla prima scuola da visitare. Lì c’erano tanti bambini ad aspettare ed abbiamo avuto la fortuna di conoscere le loro professoresse che con tanta dignità ci hanno raccontato la loro situazione e le numerose difficoltà che incontrano nelle relazioni con i genitori. Conclusa la visita con qualche foto di rito siamo ripartiti per andare nella casa natale del buon Michel.

Una casa immersa nel verde del Madagascar con una vista sulle perfette geometrie delle risaie. Ad accoglierci troviamo tanta bella gente sorridente e desiderosa di salutarci uno ad uno. Per il pranzo ci siamo ritrovati seduti su delle nuovissime e coloratissime stuoie insieme a persone che raramente si ha la fortuna di incontrare nella vita.

Abbiamo conosciuto, rinominato da  me il Saviano malgascio, un uomo di solidi valori morali che per la sua terra darebbe la vita, cercando con coraggio di svegliare le coscienze di un popolo oppresso. Concluso il pranzo e ringraziata tutta la delegazione dei genitori ci siamo spostati in un’altra scuola. Qui furbamente abbiamo marinato la riunione per giocare con tanti bambini che spuntavano da ogni dove.

Alla fine i più divertiti ma anche i più stanchi eravamo noi. Ritornati in albergo, ci siamo seduti per la cena e abbiamo conosciuto meglio Mamy in una bella cena tra tante risate.

Come dice il buon Michel: “del Madagascar lasciate qui le cose brutte e portate via le cose belle”. Io questa giornata me la porto via tutta, non voglio assolutamente dimenticare la bellezza con cui le persone pregano (che mi fa quasi invidia), la capacità di donarsi e di donare più di quello che hanno e la dignità con cui fanno tutto questo.

Roberto e Valentina

17 luglio 2013 – sesto giorno

Eccoci qui! Finalmente mi sono ripresa e la febbre è passata (speriamo!). Oggi è stato un giorno molto intenso. Sveglia ore 4 e colazione ore 4.30 e poi pronti via siamo partiti sul nostro pulmino per Fianara. Dopo un’abbondante colazione a base di baguette con miele e marmellata. Dopo pochi minuti dalla partenza avevamo già voglia di ritornare sotto le coperte, visto l’orario, il buio e il freddo. Ma tutto ciò era impossibile e dovevamo ripartire per una nuova avventura. Cercavamo di addormentarci ma la guida non molto “mora mora” di Haja e la strada non ben asfaltata non ce lo ha permesso.

Arrivati a Tsarafidy ci siamo divisi in 2 gruppi. Il primo è andato insieme a Giangi fino alla sorgente  e gli altri, tra cui io e Veronica, siamo andate con Michel a controllare i nove rubinetti delle fontane che sono state costruite nei villaggi vicini. La cosa che mi ha colpito maggiormente erano i bimbi e la gente del villaggio che non appena arrivavamo ci venivano incontro e ci osservavano, ci guardavano con occhi stupiti, forse per il colore della nostra pelle o forse dai troppi vestiti che noi avevamo. Appena scattavo foto alla fontana subito accorrevano per vedere come era venuta e si divertivano a mettersi in posa e a farsi scattare foto.

Dopo il controllo qualitativo dei rubinetti (ce n’erano due che perdevano) siamo tornate al pullman. Raggiunti gli altri abbiamo pranzato nel villaggio insieme al sindaco e ad altre persone e dopo una “breve” riunione di Giangi e Elide con i responsabili delle fontane siamo partiti a piedi per andare a visitare un’altra scuola. Dopo aver visitato le due aule funzionanti siamo rimasti fuori a giocare e scattare ancora foto con i bimbi che nel frattempo ci avevano raggiunto.

Ecco, quello che mi colpisce sempre di più ogni volta che vedo un bimbo di qui è che ti osserva ma non ti giudica, ti guarda  e quasi non osa dirti nulla. Ti guarda con questi occhioni neri e quei denti bianchi circondati da un sorriso infinito e unico che non sai mai come ripagare. Loro sono unici come è unica la loro dignità!

Alla fine siamo ripartiti siamo giunti fino qui a Fianara in questo bell’hotel che ci accompagnerà per un paio di notti.

Francesca

18 luglio 2013 – settimo giorno

Stamattina dopo una buona colazione andiamo da Padre Maurice che ci aspetta a Soanierama per farci vedere le attività.

Sono in ansia, giro con il blocco per gli appunti perchè per me che parlo tedesco la confusione delle lingue è il massimo: italiano, francese, malgascio!

Cercherò qualcuno del gruppo che mi aiuti.

Ci aspettano i ragazzi universitari che ospita nelle casette affittate, gli studenti delle scuole superiori e alcuni bimbi della casa famiglia.

Padre Maurice mi colpisce positivamente per la sua capacità di affrontare a situazione cercando di coinvolgere gli altri a fare delle cose utili. E’ bello vedere i ragazzi impegnati a utilizzare il loro tempo libero in attività che consentono loro di realizzare qualche soldo.

Mi piace molto la soluzione che hanno trovato per chiudere i sacchetti con le crocchette: con un lumino a petrolio e tanta pazienza! Il tecnico presente ci presenta i prodotti che preparano con l’olio essenziale di ravitsara che distillano a villaggio.

Andiamo poi alla casa famiglia a fare il bucato: tutti i componenti del gruppo con una vaschetta si impegnano a  lavare le proprie cose.

Dopo il pranzo ritorno con Padre Colombi alla casa famiglia per preparare gli oggetti da portare all’inaugurazione a Ihosy, Dopo le 16.30 partiamo finalmente per Ihosy: il viaggio è lungo e faticoso e l’albergo che ci ospita non è un gran che. Siamo però tanto stanchi che riusciamo comunque a dormire.

Sonja e Massimo

19 luglio 2013 – ottavo giorno

Oggi sveglia presto per l’inaugurazione del pollaio di Ihosy. Come da tradizione, c’è prima di tutto il sacrificio del bue a cui noi abbiamo partecipato, mantenendo un po’ le distanze. Successivamente c’è stata la Messa, ricca di canti ed emozioni sempre uniche qui in Madagascar.

Dopo il pranzo abbiamo visitato il carcere, una vera e propria prigione, diversa da quella italiana. Abbiamo distribuito maglie e pantaloni a quelli più bisognosi e loro si sono sentiti subito meglio, si vedeva una traccia di gioia nei loro occhi.

Una cosa di cui possiamo ritenerci davvero fortunati è che almeno noi a fine giornata, a differenza dei carcerati ma anche di molte persone qui, troviamo un letto caldo e accogliente e abbiamo la possibilità di farci una doccia calda.

Marika

 

20 luglio 2013 – nono giorno

“Dividere e condividere”

La prima settimana di viaggio si conclude oggi e inevitabilmente si apre la seconda settimana. Ho cercato una parola che racchiudesse il senso di questi giorni e ne sono spuntate due “dividere e condividere”. Credo siano il risultato delle sensazioni provate in queste ore…grazie alle innumerevoli esperienze vissute…tra tutte la capacità di condivisione e divisione di questo popolo che a noi manca anche come gruppo.

E allora la giornata di oggi, queste 48 ore, oltre che a permetterci di dormire comodamente, mangiare decentemente e passeggiare allegramente, in realtà ci hanno messo nella condizione di dividerci più intimamente gli spazi, il cibo, la stanchezza e di condividere le nostre vite. In realtà questo è ciò che più di tutto è mancato in questa settimana. Ci siamo frettolosamente immersi nella cultura malgascia prima di immergerci uno nella vita dell’altro. faticosamente oggi è stato fatto mentre si passeggiava, ascoltava la guida, si scattavano foto, si ammiravano i colori crudi di questa misteriosa isola.

Di oggi mi porto via delle belle risate, la chiacchierata con Emilia, l’unità di Massimo, l’intercalare di Francesca, la dolcezza di Sonja, le risate di Haja, la spensieratezza di Veronica, la gioiosità di Marika, la bellezza di cercare Dio nelle cose che viviamo di Roberto, l’allegria di Giangi sul pulmino.

PS: Pregare stretti, stretti in malgascio è potenza pura!!

Valentina e Roberto

 

21 luglio 2013 – decimo giorno

Questa mattina abbiamo terminato di dire le nostre impressioni sulla prima settimana. Per tutti i primi giorni sono stati pesanti. L’impatto con la realtà è stato forte più di quello che pensavo. Dopo colazione ci siamo trasferiti nella casa famiglia. Abbiamo partecipato alla S. Messa celebrata da Padre Gianluigi, Padre Maurice e Padre Jean Debré; i ragazzi delle case hanno animato la celebrazione con canti e balletti e anche noi vi abbiamo contribuito con due canti. alla fine i ragazzi di terza media e dell’ultimo anno delle superiore, che il mese prossimo sosterranno gli esami, sono stati benedetti dai tre padri con l’imposizione delle mani.

Dopo tutte queste benedizioni ho pensato saranno per forza tutti promossi.

A seguire c’è stato il pranzo tutti insieme e poi i ragazzi ci hanno intrattenuto con canti e balli simpatici e divertenti. Io e Veronica abbiamo finalmente conosciuto il ragazzo che da anni sosteniamo negli studi. Più che emozione ho provato tanta felicità anche se il sostegno va comunque a tutti i ragazzi. Abbiamo preso possesso delle nostre camere e alla sera con Sonja e Elide abbiamo preparato la cena. Io ho impastato il pane con il lievito madre perchè vogliamo insegnare a farlo anche a loro. Dopo cena abbiamo salutato i ragazzi che domani mattina partono per le vacanze con il canto degli scout. Un canto che mi ha emozionato perchè lo conosco da quando ero bambina ma era tanto tempo che non lo cantavo più. Abbiamo avuto poi una splendida sorpresa: i ragazzi ci hanno consegnato un regalo per ognuno di noi. Come sempre la loro generosità e la loro accoglienza mi lascia senza parole. Massimo ha regalato ai ragazzi un pallone che è stato molto gradito. C’ è stato un angolo adibito a salone acconciature dove a Francesca e Marika sono state fatte le famose treccine, Veronica è rimasta solo all’inizio dell’opera ma terminerà domani.

Ecco un altro giorno è passato e mi ha fatto scoprire ancora cose nuove e nuove emozioni.

Emilia

22 luglio 2013 – undicesimo giorno

Oggi gran giorno di pulizia; al mattino ci siamo dedicati a pulire la casa famiglia, chi puliva i bagni e chi sistemava un ripostiglio. Ancora una volta abbiamo trasformato un semplice mattino in un turbine di attività, tra risate, canti e chiacchiere che ci hanno portato a conoscerci di più. Pasta con tonno era il pranzo di oggi, uno squisito pasto sfornato dalle cuoche “mamme”. Subito dopo pranzo siamo partiti per una piantagione di tè, che ci ha portato a numerose conoscenze: dalla pianta di tè al buon tè che beviamo ogni giorno. Al ritorno piccoli problemi meccanici, non è bastato che si fermasse una prima volta la macchina anzi ben due, che la seconda ci ha pure preoccupati di più, visto che con una manovra sbagliata una gomma è finita in un canaletto in parte alla strada. Panico…Una folla si è subito avvicinata per aiutarci e mi sono stupita da quest’ultimo fatt,o ma ci sono rimasta male quando i nostri cosiddetti “supereroi” volevano i soldi; semplicemente non me l’aspettavo, ma tutto è bene quel che finisce bene!

PS: far controllare il pulmino ad Haja prima della grande partenza.

Veronica

 

23 luglio 2013 – dodicesimo giorno

Sveglia presto, colazione, taxi brousse trasformato in jeep, pioggia, strada asfaltata, zebù, tanti zebù, mercato, padre Maurice, il chimico, il fotografo, strada non più asfaltata, buche, tante buche, pietre preziose, la roulette, le banane fritte, le bandiere, l’alambicco, la pioggia fitta, i colori, tanti colori, le biciclette, qualche caduta, l’arrivo, le scuole malandate, un due tre stella, qualche raggio di sole, le trottole, le battaglie, il pranzo, il riso, il riso più buono del Madagascar, le passeggiate accerchiati, i doni, le preghiere, il ritorno, il buio, i musicisti, il rosario italo-malgascio, il pane di notte, due piatti di pasta e tonno, la citronella e poi la parte più bella della giornata, noi di fronte ai ragazzi, ci siamo ascoltati, ci siamo parlati, ci siamo guardati.

Si è creata confidenza, abbiamo pregato ma soprattutto abbiamo imparato. La chiave di questa giornata è tutta in una frase di un ragazzo della casa famiglia. “Se siamo uniti siamo come la roccia, se siamo divisi siamo come la sabbia”.

 

24 luglio 2013 – tredicesimo giorno

Come sempre la sveglia suona prestissimo e poi pronti via per un’altra giornata. Lungo il tragitto ci siamo fermati a vedere una fabbrica di mattoni, i cui dipendenti erano principalmente bimbi. Bimbi malgasci di tutte le età che trasportavano sulla testa chili e chili  di mattoni senza dir nulla. Questo è quello che da noi potremmo definire “sfruttamento minorile”. Dopo questa piccola sosta ci siamo fermati a vedere come lavorano e ricavano pietre da sassi enormi. C’era una donna incinta che non si faceva problemi a rimanere sotto il sole a spezzettare e ridurre in piccole parti i sassi. Infine siamo arrivati al villaggio natale di René. E’ stato il più bel villaggio che ho visitato, organizzato, ben tenuto, con un’accoglienza unica. Dopo aver benedetto la casa di René abbiamo pranzato tutti insieme in una stanza insieme ai più veterani del villaggio. Dopo la riunione ho potuto conoscere la mamma e il papà di Clovis, il bimbo che vorrei aiutare dall’Italia. Due persone molto umili che mi hanno augurato tanta felicità. E’ stato davvero molto emozionante.

Giunti al termine della giornata  ci siamo preparati a ripartire verso casa. Lungo il tragitto abbiamo avuto una breve sosta con due gendarmi malgasci, che dopo una serie di discussioni e incomprensioni ci hanno lasciato ripartire. Giunti sani e salvi a casa abbiamo cenato tutti insieme.

Francesca

25 luglio 2013 – quattordicesimo giorno

Oggi mi sono alzata un po’ più tardi, così da poter fare con più calma la doccia. Poi ho lavato i panni, ho messo l’acqua per il tè e con Massimo abbiamo preparato la tavola per la colazione. Malgrado ci fosse più tempo i ritmi sono sempre intensi. Alle 10 ci siamo incontrati con padre Maurice nella sua casa famiglia, vicino a noi. In questa casa, i giovani studenti, vivono e sperimentano quello che imparano a scuola.

Nel cortile infatti c’era un taxi brousse che i ragazzi cercavano di sistemare.

C’era l’orto curato, per richiamare le loro origini, le loro terre, i loro villaggi. Elide e Padre Maurice hanno parlato molto dell’organizzazione della casa e il Padre è stato puntuale nel condividere la documentazione dei ragazzi con il nostro presidente. Subito dopo, io ed Emilia, abbiamo preparato il pranzo. E successivamente c’è stato modo di occuparci  delle nostre cose mentre Massimo giocava con i ragazzi.

Emilia ha spiegato ai ragazzi come fare il pane, il dolce e la pizza. Dopo un po’ di riposo abbiamo preparato la cena. Prima di mangiare abbiamo condiviso la santa Messa con le Associazioni, il Presidente, Hanitra e tutti i ragazzi. La cena è stata importante perchè è stato un momento di scambio. Noi abbiamo cucinato pasta e dolci per loro (Veronica ha preparato deliziose meringhe per tutti!) e loro hanno cucinato riso, legumi e carne per noi.

Sonja

26 luglio 2013 – quindicesimo giorno

Sveglia presto per salutare Elide, grande punto di riferimento per tutto il gruppo, sempre disponibile e sempre presente.

Giornata ricca di imprevisti: cominciando con il ritardo della partenza di Elide, senza auto e senza autista per portarla all’aeroporto. Cambi di programma all’ultimo minuto.

Al pomeriggio giro al mercato: dei “Vasaha” immersi in un altro mondo, in un’altra cultura, in cui non si passa inosservati.

La serata si conclude con una chiacchierata con i ragazzi della casa, sempre disponibili ad ascoltare noi e noi loro.

Questo secondo me è il momento più bello della giornata, dove due culture e due realtà si mescolano, si confrontano, e condividono diversi aspetti, restando però su un’unica idea: siamo tutti essere umani.

Marika

27 luglio 2013, sedicesimo giorno

Primo giorno senza Elide. Oggi tocca a Valentina stare a letto, così fa compagnia a Massimo che si sta rimettendo in  forma. Oggi si prevede un programma intenso per i sopravvissuti. Prima tappa: negozio di materassi, poi un piccolo rifornimento di cibo e poi si parte per far visita a un acquedotto e poi una scuola media in un villaggio poco distante da qui. Siamo rimasti a bocca aperta nel sapere che di 16 fontane solo alle prime 4 arriva l’acqua. Insieme al sindaco non abbiamo fatto altro che metterci in azione e trasformarci in investigatori. La scoperta è stata amara, abbiamo visto 2 fontane con rubinetti rotti, da quelle fontane scorreva senza sosta l’acqua, cosa molto preziosa in tutto il mondo e sprecata qui, in un posto dove non capiscono il grande valore di questo elemento.

Con molto dispiacere abbiamo dovuto convocare una riunione per il pomeriggio. Finalmente  poi abbiamo raggiunto l’ultima tappa, una scuola media, accolti dai ragazzi di terza che devono fare l’esame, abbiamo partecipato alla riunione sull’andamento scolastico. Subito  dopo aver pranzato siamo ritornati indietro, in quel piccolo villaggio ricco d’acqua. Dopo un’ora circa di riunione con il sindaco, il manutentore delle fontane e il popolo, Padre Giangi ha deciso di chiudere l’acquedotto, armato di attrezzi e torce insieme a Roberto e a 3 uomini del villaggio sono partiti per l’acquedotto rientrando dopo il tramonto. La giornata è quasi finita, ritornati a casa ci siamo preparati per la grande festa con i ragazzi della casa famiglia, festeggiando così anche il compleanno del primogenito di Haja e Hanitra, in anticipo, visto che domani Haja parte con noi per Manakara. Dopo canti e risate, io e Marika ci avviamo per il nostro “farafara” (letto) perchè siamo stanche.

Veronica

28 luglio 2013 – diciassettesimo giorno

“Restiamo umani” è una delle affermazioni/citazioni che preferisco. Arrigoni, un noto reporter italiano, ucciso in Medioriente qualche mese fa, ne ha fatto un libro. Don Gallo ne ha fatto uno stile di vita. Ieri, faticosamente cercavo umanità tra di noi ma non l’ho trovata.

Dopo la partenza, la foresta, i lemuri, il viaggio, i paesaggi incredibili, diversi, sempre in trasformazione, le foto, le aspettative (troppo alte, a mio parere), ecco Manakara.

Polvere, sabbia, miseria, fatica, tanta fatica. Un albergo, un bungalow, le zanzare, l’acqua non funziona, il bagno è sporco, difficoltà ad adattarsi.

Il desiderio condiviso di andare via, che per un motivo chi per un altro, io….perchè continuo ad aspettarmi un po’ di umanità. Ceniamo bene, spendendo un euro a testa, basta la rete wi-fi per farci sentire “vivi”.

Prego molto prima di addormentarmi, cercando di scavalcare le superficiali difficoltà chiamate comodità. Prego affinchè sia capace di guardarci con occhi migliori, diversi.

Haja resta la nostra risorsa, spontaneo e vero come nessuno.

Sono felice di vedere il mare e respirarlo a pieni polmoni, questo sì che mi fa sentire a casa.

Valentina

29 luglio 2013 – diciottesimo giorno

La giornata inizia in un clima un po’ turbolento, l’hotel ci ha un po’ deluso soprattutto per l’igiene dei bagni. Mentre andiamo finalmente verso il mare cerchiamo di raggiungere un accordo sul da farsi. Mare, sabbia, vento, onde, sole, finalmente! ci sdraiamo e così torna il sereno ed anche la soluzione del problema: domani mattina ci trasferiamo nei bungalow qui sulla spiaggia.

Pranziamo in hotel e al pomeriggio intorno alla piscina recuperiamo il rapporto tra noi.

Una bella chiacchierata con Valentina, poi tutti insieme l’aperitivo, la cena. Abbiamo avuto modo di conoscerci meglio ognuno con le sue qualità e abitudini a volte contrapposte ma alla fine prevale l’unione.

Emilia

 

30 luglio 2013 – diciannovesimo giorno

Oggi ci siamo trasferiti vicino al mare, in graziosi bungalow per godere a pieno della spiaggia.

Qui c’è un ristorante a palafitta proprio sulla spiaggia. pranziamo qui, pesce appena pescato, un’idea sorpresa di Emilia. E’ tutto molto buono.

Abbiamo parlato liberamente rispetto a questo viaggio. Ci siamo scambiati confidenze sulle cose positive e su quelle negative.

E’ stata una giornata di riposo e calma. Abbiamo cenato nuovamente al ristorante palafitta sul mare e dopo ottime Ceres alle 21.00 siamo andati a dormire.

Sonja

31 luglio 2013 – ventesimo giorno

Giornata divisa tra mare e viaggio. Questa mattina ci siamo svegliati di fronte all’Oceano Indiano, dopo una ricca (in tutti i sensi) colazione abbiamo fatto una lunga passeggiata in riva al mare. Ci siamo gustati il sole per l’intera mattinata e verso mezzogiorno dopo aver fatto rifornimento di pane, acqua, cocco e banane siamo partiti. A Manakara ho mangiato il cocco più buono della mia vita.

Nel viaggio abbiamo attraversato tanti villaggi, ognuno con caratteristiche diverse, chi aveva piantagioni di banane, chi seccava il caffè sulla strada, chi vendeva il cor de sol.

Ma quelli di sicuro più originali sono stati quelli che vendevano delle borsette con dentro delle piccole aragoste insieme a viscide anguille.

La bellezza di questi giorni è nell’aver conosciuto meglio Haja e di esserci scambiati le nostre conoscenze, esperienze e le nostre culture.

Roberto

Immagini collegate:

Madagascar: ultimo tentativo dell’Africa australe per le elezioni

Madagascar: ultimo tentativo dell’Africa australe per le elezioni

  di  .  Scritto  il  10 luglio 2013  alle  7:00.

Una delegazione della Comunità di sviluppo dell’Africa australe (Sadc) è giunta ieri ad Antananarivo con l’obiettivo di convincere tre politici contestati a ritirare la propria candidatura alle presidenziali previste per il 24 luglio, ma destinate a slittare.Madagascar Unrest

La missione, guidata dall’ex presidente mozambicano Joaquim Chissano, è già considerata un fallimento. L’attuale presidente di transizione, Andry Rajoelina, giunto al potere con un golpe nel 2009, ha ribadito che non intende ritirare la propria candidatura.

Non intendono fare marcia indietro nemmeno l’ex presidente Didier Ratsirika, né Lalao Ravalomanana, moglie dell’ex capo di Stato rovesciato da Rajoelina, nonostante alcuni vizi di procedura che circondano le loro candidature.

Intanto, l’Unione europea ha assegnato, attraverso il rappresentante della Fao nel paese, un aiuto da 12,5 milioni di euro per sostenere circa 150.000 famiglie tra le più vulnerabili del paese.

Il numero dei poveri a è aumentato con la crisi politica in atto dal 2009. Secondo un recente rapporto della Banca mondiale il 92% della popolazione vivrebbe con meno di due dollari al giorno.

Immagini collegate:

Inferno blu – su La Repubblica, 14 marzo 2000

14 marzo 2000

La storia Inferno blu

In Madagascar è sorta dal nulla una città di 100 mila abitanti. In cerca di zaffiri. E di un sogno di riscatto

di Mauro Gavillucci
Foto di Fabio Braibanti
Soalaza ha lasciato i suoi 7 figli in un villaggio al di là della bosaka, la savana malgascia che circonda Ilakaka, la città nata dal nulla. Ha speso quel poco che aveva per comprare una pala, un setaccio e una robusta corda per calarsi nel buio delle buche-miniere alla ricerca dello zaffiro. Sono 4 mesi che lavora 12 ore al giorno, senza rinvenire nulla, solo laterite, la terra rossa che copre gran parte del Madagascar. L’abbiamo trovata febbricitante, adagiata sul lettino dello studio medico (una baracca di 15 mq che funge anche da abitazione) del giovanissimo dottor Roger Ramaniraka: “Ha il tifo. Ho mandato un conoscente ad avvisare il marito” sentenzia il dottore. “Oltre al tifo, le malattie più diffuse sono la dissenteria, la febbre da paludismo e l’HIV”. Ma per lui e per gli altri quattro medici in prima linea ci sono anche altre urgenze: “A causa della diffusa prostituzione”, prosegue Ramaniraka, “le malattie veneree come la gonorrea e la sifilide causano in media tre decessi al mese e di pari passo aumenta la sieropositività”. Ramaniraka viene da Antananarivo, la capitale. Come altre migliaia di persone ha seguito il flusso: l’esodo più eclatante nella storia del Madagascar, l’Isola Rossa. Abbiamo scoperto Ilakaka casualmente. Anche il nostro autista, Benoit Leon Tsarafiasy, ne sapeva poco o niente. Sulla statale 7, fra i Parchi Nazionali di Zombitse Vohibasia e Isalo, al posto di un pugno di tetti coperti da foglie di palma, in pochi mesi è sorta una città di 100 mila anime. Ilakaka è la nouvelle frontière delle pietre preziose. L’Eldorado dello zaffiro. La speranza del riscatto sociale. I contadini dell’intera regione hanno lasciato i campi, venduto gli zebù (bene prezioso e primo simbolo di potere per le tribù del Sud), abbandonato le famiglie, dimenticato le tradizioni e, al soldo del GFI – il Group Felapeso Ilakaka, la società esclusivista della concessione – stanno trasformando l’intera vallata in un colabrodo. Migliaia di buche di diametro variabile dai 50 cm ai 100 metri hanno reso il paesaggio lunare. La confusione, i brusii, le grida, i fremiti sono ovunque. Case di legno lillipuziane si alternano a bazar, hoteli (dei mini ristori), bar, alimentari, botteghe di parrucchiere e barbieri, discoteche, night, officine, ristoranti e alberghi che per 1.500 lire ti danno un giaciglio. Tutto in miniatura, approssimativo. Volatili che pigolano tra i rifiuti, toilettes a cielo aperto grandi come campi da tennis. Macellerie e pescherie avvolte da un nugolo di mosche, col sangue che si riversa sulle strade, nei vicoli di laterite, inzuppando le scarpe e i tanti piedi nudi. I più disperati vivono in capanne alte un metro, di rami e foglie di palma, circondate dalle buche killer che inghiottiscono vite e aspettative. Il fiume che scorre nel mezzo di questa umanità lava i corpi, accoglie i rifiuti, rinfresca dal torrido caldo tropicale. Soprattutto è essenziale per lavorare di setaccio, sperando nell’apparizione del “vatomanga”, la pietra blu, quella che, solo lei, nascosta nel cappello, ti darà la ricchezza. Un grammo di zaffiro blu ha un prezzo di mercato di 5 milioni di lire e i minatori per contratto devono consegnare le pietre agli operatori della Felapeso, che come avvoltoi controllano dai bordi delle buche, scrutando e incitando i ricercatori. Chi fa il furbo rischia grosso: anche la vita. I 14 mila minatori di Ilakaka guadagnano 10 mila franchi malgasci (Fmg) al giorno, poco più di 3 mila lire. La sicurezza sul lavoro è un optional. Madame Angel, una signora con lo sguardo dignitoso, afferma che sotto le gallerie ogni giorno muoiono 5 persone. La direzione peraltro non dirama bollettini in merito, mentre i giornali, anche criticando l’atteggiamento del governo, non danno particolare risalto alle morti bianche. Stime ufficiose parlano però di 10 decessi al mese. “Mio figlio Honorè aveva 3 anni. La sera del 20 agosto è caduto in una buca e da allora sono terrorizzata. Gli altri 5 figli li porto a lavorare con me, così se troviamo una pietra grande la rivendiamo al mercato nero e potremo lasciare la capanna per affittare una vera casa. Altrimenti impazzisco. Ogni notte sogno di sprofondare, di essere inghiottita dalle buche”. La nostra guida traduce il racconto di Adeline Soamihari, gli occhi allucinati, la fronte aggrottata, il naso grosso e schiacciato. È una Bara, la tribù fiera e guerriera di origine Bantu che combattè i Merina, che nel 1819 erano riusciti a unificare le 18 etnie malgasce. Leonard Rasolofalimanana è uno dei pochi sindacalisti dell’associazione di minatori denominata Vatomanga, che per statuto è impegnata a rispettare sia i codici minerari che l’ambiente. Vatomanga ha l’obiettivo di migliorare le condizioni di lavoro, facendo pressioni sul governo, invitandolo ad aumentare la tassa che i concessionari pagano allo Stato per ogni grammo di preziosi estratti. Quella attuale, introdotta dai francesi oltre un secolo fa, prevede un balzello di 400 lire a grammo, quando mediamente un grammo si vende all’ingrosso a 2 milioni di lire: ovvero 5 mila volte il valore della tassa. Una campagna giornalistica punta il dito sulle connivenze che il Presidente della Repubblica Didier Ratsiraka (appassionato collezionista di zaffiri) e i suoi più stretti collaboratori hanno con la Felapeso. Conti alla mano la GFI ha fatturato fino a oggi almeno 1.500 miliardi di lire. “Se fosse tassata equamente, con quei soldi potremmo costruire strade, dare a questa disgraziata comunità acqua corrente, servizi igienici, scuole, un ospedale”, fa notare un osservatore, “e aprire, dopo 10 anni che se ne parla, un istituto di gemmologia per insegnare ai ragazzi malgasci l’arte del taglio dei preziosi, per ora appannaggio di asiatici”. Dopo l’esaurimento dei giacimenti di Ankarana nel nord e di Fort Dauphin nel sud è stato proprio un orientale, un ingegnere thailandese in perlustrazione nelle regione di Tulear, a scoprire il filone di Ilakaka. L’articolo 79 della legge 95.016 recita che “Le concessioni minerarie vengono rilasciate esclusivamente a cittadini fisicamente e moralmente malgasci”. Se è vero che la Felapeso è presieduta dal neo insediato Bellarmain Raveloarijaona, malgascio doc, di fatto è totalmente controllata da thailandesi e sri-lankesi. Anche gli 80 banchi di vendita su cui avvengono le transazioni sono in mano agli asiatici, con qualche eccezione solo per fare posto a intraprendenti mediatori sud-africani, francesi, russi e bulgari. Mentre il mercato sommerso gestisce un volume d’affari 2 volte quello ufficiale. Nel bailamme che ti avvolge, è normale essere avvicinati da contadini-minatori che tentano di venderti qualche pietra, mimetizzata all’occhio del padrone. Cecilien Ratiorisan, giornalista del quotidiano National, scrive: “La pietra blu, per ora, è un business miliardario per governativi senza scrupoli che coprono i malaffari di venditori e acquirenti asiatici, africani ed europei. L'”occhio di gatto” o “fiore di prugna”, come è stato ribattezzato lo zaffiro, è l’oggetto del desiderio. Non è facile scoprire cosa c’è dietro, è pericolosissimo. Non esiterebbero a minacciarti”. Sylvain Ravaivao, un allevatore della zona, ci racconta che laggiù vicino al ponte le fanciulle si facevano il bagno riparate dai roseti. Lui ci portava i suoi zebù a rinfrescarsi. Sembra che parli di un’altra epoca, di un tempo andato, in realtà non sono passati che una manciata di mesi. “Quelli del mio villaggio che hanno guadagnato tanto per comprarsi uno zebù, si contano sulle dita di una mano”, ci confida Rasolo, un contadino di Beroroha. In questa Babele del terzo millennio il caos è la regola. I poliziotti chiudono un occhio intascando una pietruzza, o accettando una pistola o un fucile per mantenere il disordine e l’anarchia. E oltre ai morti nelle miniere ci sono quelli che muoiono per i “regolamenti di conti”. In questo universo compresso in soli 25 kmq, sono concentrate tutte e 18 le etnie malgasce, oltre ai disperati provenienti da Guinea, Costa D’Avorio, Mozambico, Etiopia, Mali. Alcuni di loro dopo l’assalto al Parco Nazionale dell’Isalo sono stati ribattezzati i “minatori-banditi”. Free-lance dello zaffiro, sbandati e non associati, che scavano ovunque in barba alle leggi che regolamentano l’ambiente. È ovvio che dietro questa povertà c’è lo zampino dei boss del mercato parallelo. Boss che probabilmente hanno i giorni contati. Oltre che dall’aumento delle tasse e dalla sindacalizzazione della mano d’opera, sono minacciati da potenti associazioni ambientaliste. Per esempio i 60 ettari del Parco di Zombitse-Vohibasia sono iscritti nella lista del “Global 200” e l’area è stata scelta dal WWF per la campagna “Pianeta Vivente”. 100 km a sud di Ilakaka c’è un altro luogo della speranza e della disperazione, Antaralava. Il segretario generale per lo Sviluppo ha dichiarato alla stampa: “Il triangolo Ilakaka, Andranondambo, Sakaraha che copre una superficie di 12 mila kmq trabocca di pietre preziose. È l’occasione per il Madagascar di uscire dal baratro economico”. Il nome zaffiro deriva dall’ebraico sappir che significa “la più bella cosa”. E la pietra blu intenso potrebbe essere davvero la più bella cosa per questo popolo. Il presidente Ratsiraka potrebbe azzerare il debito pubblico del suo paese proprio grazie all’oro blu.

Immagini collegate:

Madagascar: cresce la tensione per il rinvio delle elezioni

Cresce il malcontento in Madagascar dopo l’ennesimo rinvio delle elezioni presidenziali che si sarebbero dovute tenere questo 24 luglio. Tensioni si sono registrate nel corso di alcune manifestazioni per reclamare il voto. Dopo la presa di potere, nel 2009, dell’attuale presidente di transizione Rajoelina, le parti politiche avevano ripreso colloqui, grazie alla mediazione delle Chiese cristiane, coinvolgendo pure l’ex capo di stato deposto Ravalomanana. Tuttavia, il tavolo sembra saltato anche per l’intervento della comunità internazionale che contesta la candidatura dei tre principali sfidanti. Marco Guerra ha intervistato don Luca Treglia, direttore di Radio Don Bosco in Madagascar:RealAudioMP3

R. – La tensione cresce moltissimo: già da lunedì scorso ci sono state dimostrazioni in strada e durante una manifestazione sono stati arrestati alcuni esponenti politici. La situazione politica è un caos totale, la gente diventa sempre più povera e i politici creano questo stato di stasi che non trova più una via d’uscita.

D. – La comunità internazionale chiede il ritiro dei tre principali candidati tra cui il presidente uscente, Andry Rajoelina…

R. – Secondo noi, la comunità internazionale non è concorde: ci sono alcuni Stati che tirano da un lato ed altri che tirano dall’altro. Ad esempio, gli Stati Uniti d’America non hanno problemi che i tre candidati si presentino alle elezioni, ma per l’Unione Europea o per altri Stati è importante che i tre candidati non si presentino. La cosa è molto delicata e con questa interferenza abbastanza forte della comunità internazionale la sovranità del Madagascar è venuta meno.

D. – A livello interno, cosa è successo dopo la deposizione di Ravalomanana? Come sta andando il Paese e quali sono le principali problematiche?

R. – Hanno cercato con tantissime difficoltà, ancora attuali, di formare governi di unione per cercare di arrivare a fare queste elezioni; però, i giochi politici sono stati tanti. Adesso, infatti, lo Stato si trova in uno sfacelo totale sia dal punto di vista delle strutture materiali, sia dal punto di vista della sicurezza: ci sono atti di banditismo in piena città, con sparatorie; cose che alcuni anni fa non esistevano. C’è una sorta di caos politico e questo ha istaurato anche un’anarchia totale.

D. – C’è una via d’uscita a questa situazione?

R. – Molti sono convinti che forse c’è un’unica via di uscita: la mediazione che sta facendo la Ffkm, un insieme delle Chiese di cristiani – cattolici, protestanti, anglicani – sostenuto da vari partiti politici. Stanno tentando di fare una nuova mediazione e questa prevede di mettere insieme i quattro ex presidenti, perché se queste quattro persone non si riconciliano non si può procedere ad un’elezione. Quindi, si dovrebbe instaurare una nuova transizione con un nuovo primo ministro e con un nuovo governo. In questo modo, si pensa che le elezioni presidenziali non siano fattibili quest’anno, ma nel 2014.
 

 

Immagini collegate: